Un ottantesimo anniversario all'insegna del ricordo di chi ha lottato per donarci la libertà ma anche per non dimenticare una figura storica per Celle sia come Sindaco dal 1975 al 1992 e dal 2009 al 2019 e come presidente dell'Anpi sia della sezione cellese che provinciale. Ieri è stato il primo 25 Aprile senza Renato Zunino scomparso lo scorso 4 dicembre e sia il sindaco Marco Beltrame che il neo presidente dell'Anpi di Celle Matteo Mantero nei loro discorsi lo hanno voluto ricordare.
“Cari concittadini, autorità civili e militari, rappresentanti delle associazioni, amiche e amici, oggi, 25 aprile, ci ritroviamo insieme per celebrare, con sobrietà, uno dei momenti più alti e significativi della storia della nostra Repubblica: la Festa della Liberazione. È una giornata che non appartiene solo al passato, ma che vive nel presente e ci parla del futuro - ha detto il primo cittadino cellese - É una giornata però che non avrei immaginato così, non me ne voglia Matteo Mantero, ma oggi avrei immaginato di avere al mio fianco qualcun altro, qualcuno che ha passato la vita a difendere e ricordare i valori della resistenza e dell’antifascismo, qualcuno che avrebbe organizzato e fatto un discorso sicuramente migliore del mio. Oggi avrei immaginato qui con tutti noi Renato, al quale va il nostro saluto e ricordo".
"Mi unisco immediatamente al ricordo di Renato: una figura assolutamente fondamentale per la nostra sezione, di cui ha gestito la nascita, proseguendo quotidianamente con la propria attività di presidente la diffusione dei valori dell'antifascismo" ha proseguito Mantero.
Ieri le celebrazioni si sono svolte con la benedizione delle corone alla lapide in Località Torre, al Monumento ai Caduti a Pecorile e Sanda. Successivamente è scattato il corteo dalla sede dell'Aps e dell'Anpi in via Colla per poi raggiungere il Monumento ai Caduti Via Bernando Arecco e il cippo dei partigiani Jim e Stiv, fratelli Figucci via Sant'Antonio. Nella sala consiliare sono stati esposti gli elaborati sul tema della Resistenza realiazzati dagli alunni delle scuole elementari e medie e dagli ospiti della Fondazione N.S di Misericordia.
"Celebrare il 25 aprile significa ricordare con gratitudine e rispetto tutte quelle donne e quegli uomini che, con coraggio e determinazione, hanno scelto la via più difficile: quella della Resistenza. Non si sono voltati dall’altra parte. Non hanno taciuto. Hanno scelto di opporsi all’oppressione, all’ingiustizia, alla violenza del regime fascista e dell’occupazione nazista. I partigiani non erano eroi lontani, erano ragazzi, operai, contadini, studenti. Erano uomini e donne come noi, mossi dall’amore per la libertà, dalla volontà di costruire un’Italia diversa, giusta e democratica - ha detto nel suo discorso Beltrame - Qui, nella nostra Liguria, la Resistenza ha lasciato un segno profondo. Le nostre colline, le nostre valli, i nostri sentieri hanno ospitato staffette, combattenti, famiglie solidali. La libertà che oggi viviamo è anche figlia del loro sacrificio. Anche Celle ha conosciuto la forza e il valore della lotta partigiana. E oggi, mentre nel mondo infuriano nuovi conflitti, mentre la guerra torna a colpire in Europa e in tanti altri angoli del pianeta, comprendiamo ancora di più quanto sia preziosa la pace. Il 25 aprile ci ricorda che la libertà non è mai conquistata per sempre. Va difesa, coltivata, tramandata. E soprattutto, va scelta ogni giorno, con gesti concreti, con parole giuste, con il rifiuto della violenza e dell’odio. Il 25 aprile non è una semplice ricorrenza: è un richiamo. Un richiamo alla responsabilità, alla partecipazione, alla difesa dei valori costituzionali che da quella lotta sono nati: libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà. Alle nuove generazioni, ai nostri figli, voglio dire: custodite la memoria. Ascoltate le storie dei partigiani. Leggete, domandate, approfondite. E soprattutto, non restate indifferenti. Perché la libertà vive se sappiamo riconoscerla, proteggerla e condividerla. A nome dell’intera comunità di Celle Ligure, oggi voglio dire grazie. Grazie a chi ha combattuto per liberarci. Grazie a chi ha creduto in un’Italia migliore. E grazie a tutti voi che, con la vostra presenza, testimoniate che la memoria è viva, e con essa il dovere di costruire ogni giorno una società libera, giusta e solidale. Viva il 25 aprile, Viva la Resistenza, Viva la pace, Viva l’Italia libera e democratica!”
"Ringrazio il sindaco e la Banda musicale Mordeglia per aver voluto presenziare a questo importantissimo momento di celebrazione, nonostante curiose indicazioni ministeriali in merito ad una non meglio precisata “sobrietà”. Siamo qui per celebrare l’80° anniversario della Liberazione dall’oppressione nazifascista, una delle ricorrenze identitarie, possiamo dire costitutive, della nostra Repubblica, assieme a quella del 2 giugno. Una giornata che ha rappresentato l’inizio di una nuova fase nella storia del nostro paese. Il 25 aprile 1945 l’insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale sanciva il termine, per quanto riguarda l’Italia, della Seconda Guerra Mondiale e del feroce regime di occupazione e repressione imposto dalle forze naziste e della repubblica sociale italiana. Giungeva così al termine la Resistenza, un fenomeno complesso ma assolutamente centrale nella storia della nostra nazione: la lotta partigiana è stata infatti fondamentale per restituire dignità ad un’Italia reduce da vent’anni di dittatura, corresponsabile dello scoppio del secondo conflitto mondiale, alleata del regime hitleriano, promulgatrice di leggi razziali - ha detto il presidente dell'Anpi di Celle - Un paese che a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, aveva l’occupazione nazista con il fattivo contributo della Repubblica sociale italiana, ultima manifestazione del fascismo. Ma il movimento armato che operò tra il 1943 e il 1945 è stato alimentato da un altro fenomeno – la cosiddetta “Resistenza lunga” – avviatosi sin dalla nascita della dittatura fascista nella metà degli anni Venti. Il 25 aprile è dunque anche la celebrazione di tutti i perseguitati politici del Fascismo, dei condannati dal Tribunale speciale, imprigionati, confinati, costretti all’esilio ed assassinati dal regime. Moltissimi ragazze e ragazzi presero parte alla Resistenza, ma cosa accomunava queste due generazioni? I più anziani, esponenti di diverse estrazioni politiche, erano perseguitati da quasi vent’anni e costretti alla clandestinità, i più giovani erano invece nati sotto la dittatura e da essa erano stati indottrinati. Punto d’incontro fu senz’altro l’opposizione al nazifascismo e l’amore per la libertà, posto come valore assoluto, non rinunciabile, e attorno al quale ricostruire la nuova società. Va poi ricordata la condizione dai membri delle forze armate: lasciati senza istruzioni né ordini all’indomani dell’8 settembre ‘43, molti fra essi rifiutarono di consegnarsi agli occupanti o di aderire alla repubblica sociale, e finirono deportati nei lager nazisti, altri invece costituirono gruppi di combattimento che si affiancarono alle brigate partigiane. Non deve essere taciuto nemmeno il ruolo attivo della classe lavoratrice, che dopo vent’anni di repressione fascista si opposero al controllo delle forze di occupazione attraverso coraggiosissimi scioperi, pagati con feroci rappresaglie oppure con la deportazione. Nell’esperienza resistenziale confluirono dunque le anime più diverse: monarchici e repubblicani, cattolici e comunisti, socialisti e liberali, anticipando le dinamiche che porteranno alla formazione dell’Assemblea Costituente e alla redazione della nostra Costituzione".
"La ricorrenza del 25 aprile è stata negli ultimi tempi definita addirittura come “divisiva”. Una affermazione che non potrebbe trovarci in maggiore disaccordo: la Liberazione fu un evento di riscatto collettivo, una ferma condanna del fascismo, attraverso cui vennero gettati i semi ideologici della democrazia repubblicana. Essa ha rappresentato un evento che ha unito italiani di fedi politiche anche distanti, membri di generazioni differenti e di diversa estrazione sociale, e le celebrazioni odierne si inseriscono in questo solco. Gli elaborati che possiamo osservare in sala consiliare vogliono costituire un ponte tra generazioni, tra quanti il 25 aprile 1945 lo hanno vissuto in prima persona e i più giovani, nati nel XXI secolo: una eredità lunga 80 anni, un monito per le giovani generazioni che costituiscono il futuro della nostra società. A noi il fondamentale, duplice, compito di preservare la memoria di ciò che è stato e di trasmetterla alle future generazioni. Siamo qui a ricordare e celebrare il sacrificio di migliaia di donne e uomini i quali, in quei giorni drammatici, non stettero a guardare ma si schierarono, per ottenere la Libertà e difendere l’onore di un paese in ginocchio. È grazie al loro coraggio e al loro sacrificio se l’Italia, differentemente da Germania e Giappone, poté dotarsi da sé di una carta costituzionale, scritta da una Assemblea Costituente democraticamente eletta dai cittadini. Siamo qui per rinverdire il messaggio di cooperazione e collaborazione tra le varie anime della società che sta alla base della vita della Repubblica. Siamo qui per ribadire e difendere i valori della Costituzione che dall’esperienza della lotta di Liberazione è nata. W il 25 aprile, W la Resistenza, W la Repubblica italiana" conclude Mantero.