Sanità - 11 aprile 2025, 15:38

Il cammino a ostacoli per una Risonanza: cronaca di tre mesi tra Cup, chiamate al numero verde e promesse disattese. Quando prenotare un esame diventa un'impresa

Tra liste d’attesa e “percorso tutela” uno spaccato del sistema sanitario in affanno. In un misto di frustrazione e speranza, il "viaggio" condiviso da molti cittadini impegnati a rivendicare il diritto alla salute

Il cammino a ostacoli per una Risonanza: cronaca di tre mesi tra Cup, chiamate al numero verde e promesse disattese. Quando prenotare un esame diventa un'impresa

"Buongiorno, so che lei non c'entra nulla, ma così non va bene". È il mio esordio davanti a una signora del CUP di via Collodi. È la terza volta, in tre mesi, che mi presento per prenotare due esami diagnostici per un familiare, senza riuscire a ottenere nulla. La signora mantiene il suo aplomb: probabilmente è abituata a proteste e rimostranze. "Non posso fare altro che sollecitare, mi spiace", dice con garbo.

Questa volta, invece di raccogliere le lamentele dei lettori, ho deciso di verificare di persona cosa succede quando si vuole (e si ha necessità di) prenotare un esame diagnostico o una visita.

La prescrizione del medico risale al 7 gennaio 2025: una risonanza all'encefalo senza liquido di contrasto e un'angio-RM del distretto vascolare intracranico. Priorità D, cioè 30 giorni per le visite e 60 per le prestazioni strumentali.

Per la precisione, il sito dell’ASL2 recita: "Il codice D (priorità DIFFERITA) è riferito a una prestazione la cui tempestiva esecuzione non influenza significativamente la prognosi a breve, ma è richiesta sulla base della presenza di dolore, disfunzione o disabilità. Deve essere eseguita entro 30 giorni per le prime visite ed entro 60 giorni per le prestazioni strumentali". Ma forse sarebbe più corretto scrivere "dovrebbe essere eseguita".

L’8 gennaio mi presento al CUP, dove un gentile impiegato mi informa che il primo appuntamento disponibile è a ottobre. Chiedo cosa dovrei fare, visto che siamo ben oltre i 60 giorni. Mi consiglia di chiamare il numero verde per essere inserita nel cosiddetto "percorso di tutela", che dovrebbe garantire l’evasione della richiesta nei tempi stabiliti.

Una signora, che ha ascoltato la conversazione, si avvicina e mi sussurra: "Signora, si faccia prescrivere l'urgenza dal medico, così le danno l'appuntamento subito". "Grazie, signora – rispondo – ma già i medici di famiglia sono messi abbastanza male con gli avvisi dell’ASL, perché l'azienda dice che prescrivono troppi farmaci o esami. Preferisco di no".

Chiamo allora il numero verde del "percorso di tutela", che – stando a quanto dichiara l’ASL – garantisce il 91% delle risposte per le richieste in classe D. Purtroppo, il mio caso sembra rientrare in quel 9% escluso.

Dopo oltre 9 minuti di attesa, la linea cade. Al secondo tentativo (altri minuti d’attesa), mi rispondono: mi assicurano che la mia richiesta sarà presa in carico e che sarò richiamata.

Passa qualche settimana. Nessuna chiamata. Torno all’attacco: il 31 marzo mi reco di nuovo al CUP, dove un impiegato, dispiaciuto, mi dice che può solo sollecitare.

Penso di fissare comunque l’appuntamento – mi prospettano novembre – per poi chiedere di usufruire del decreto 124 del 1998. Ma l’impiegato mi avverte: "Se prende l’appuntamento, non sarà più nel percorso di tutela. Posso solo sollecitare". E sembra fingere di non capire quando gli parlo del modulo per esercitare il diritto previsto dal decreto.

Il decreto 124 del 1998 prevede che, se la prestazione sanitaria non viene eseguita entro i tempi previsti, l’assistito possa ottenerla da un medico in regime intramoenia o in una struttura convenzionata, al solo costo del ticket. La differenza viene coperta dall’ASL inadempiente.

Rinuncio. Lui sollecita il mio "percorso di tutela" e torno a casa.

Il 10 aprile torno al CUP e ripropongo la questione. La risposta è sempre la stessa: l’addetta non può fare altro che sollecitare.

Me ne torno a casa. Per curiosità, chiamo il servizio di intramoenia – ovvero le prestazioni svolte in ospedale o ambulatorio con macchinari e medici dell’ASL, ma a pagamento. E tutto si risolve, pagando: la risonanza (220 euro), l’angio-RM intracranico (320 euro). L'appuntamento, al San Paolo, sarebbe fissato per il 18 aprile, alle 20, per entrambi gli esami. Totale: 540 euro.

Un altro conoscente, invece, è finito in quel 2% escluso dal percorso di tutela che, a detta dell’ASL, garantisce il 98% delle richieste in priorità B.

Il 6 febbraio ha ricevuto da uno specialista la richiesta per una RM completa all’addome, priorità 10 giorni. Nessun posto disponibile entro il termine: il CUP lo inserisce nel "percorso di tutela", ma lui non riceve alcuna chiamata.

A inizio marzo chiede nuovamente informazioni: la risposta è che non ci sono disponibilità. Poiché aveva una visita fissata per il 14 aprile – alla quale avrebbe dovuto portare l’esame – e non avendo alcuna garanzia di farlo in tempo, si rivolge a una clinica privata di Genova. Costo: 390 euro.

Qui di seguito la replica dell'Asl, interpellata sul caso:

"Per quanto concerne lo specifico problema rappresentato, inerente la richiesta di prestazioni di Risonanza magnetica, purtroppo sono al momento in corso lavori di sostituzione di una macchina presso l’Ospedale San Paolo; i lavori, sebbene prontamente avviati, hanno evidenziato una criticità correlata alla ditta incaricata, che ha portato a un prolungamento dei tempi di installazione. Ciò nonostante, l’azienda ha implementato l’utilizzo di tutte le altre diagnostiche ed è in attesa dell’autorizzazione a procedere all’acquisto di prestazioni dal privato accreditato. Le procedure sono in itinere e a breve sarà possibile soddisfare anche le richieste di quest’ambito".

"Benché la carenza di personale sanitario resti, senza dubbio, uno dei problemi maggiori alla base del fenomeno, risulta ferma la volontà di Regione Liguria e dell’ASL Savonese di fornire una risposta concreta alla cittadinanza per l’abbattimento delle liste d’attesa. Relativamente all’erogazione di prestazioni con indice di priorità B – e quindi da evadere in tempi molto brevi – che sono sicuramente quelle maggiormente difficili da rispettare, benché non vengano tralasciate anche le priorità D e P, si sta procedendo con un significativo incremento dei volumi, che già ha portato a un rilevante risultato in termini di disponibilità delle agende su quasi tutte le prestazioni critiche".

"Un'importante novità sarà introdotta da lunedì 14 aprile, quando Regione Liguria attiverà un nuovo Piano di tutela per le liste d’attesa, sviluppato per offrire un ulteriore supporto operativo e strategico ai cittadini. Il piano prevede l’attivazione di un percorso proattivo di presa in carico per tutti coloro che, pur avendo una prescrizione con priorità B o D, non riescono a ottenere una prenotazione entro i termini previsti. Questi pazienti potranno chiedere di essere inseriti in un elenco di tutela e verranno successivamente contattati direttamente dall’Azienda".

Elena Romanato

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