"I limiti sono soprattutto nella nostra testa; mi trovo bene nella competizione; per competizione non intendo quella sportiva ma quella generale, nel mio caso con la mia malattia". Alessandro Mennella è l'esempio di come si possano superare i nostri limiti, grazie ai nostri punti di forza. I suoi sono: vitalità, poliedricità e testardaggine.
Sono proprio queste le doti che hanno permesso a Mennella - affetto dalla sindrome di Usher, malattia rara che gli ha provocato una sordità profonda alla nascita e lo ha portato progressivamente a uno stadio di quasi cecità - di superare numerose sfide sportive (dalle maratone a Swim the Island al triathlon) studiare per prendere la terza laurea, in Filosofia, avere un lavoro, come programmatore informatico, sposarsi e farsi una famiglia.
Mennella ha incontrato i ragazzi di alcune prime e seconde classi del Della Rovere nell'ambito di un progetto promosso dal Rotary di Savona (con RarePartners) che si chiama "Mi fido di te", sull'autostima. Sono stati coinvolti fino ad oggi 400 studenti delle superiori savonesi ai quali è stato sottoposto un questionario anonimo sui temi dell'autostima e della sicurezza di sé. Ne è emerso che il 65% si considera troppo timido; il 66% non si ritiene bravo come dovrebbe, ma l'80% dichiara "mi piace la vita" e quasi il 90% vuole cambiare se stesso.
Nella seconda fase del progetto i ragazzi hanno fatto degli esercizi in palestra e una colazione con la vista e l'udito oscurati, come Alessandro nella sua vita ordinaria e nelle sue gare sportive. Ultima fase del progetto l'incontro con Alessandro Mennella al quale i giovani studenti hanno posto molte domande, da quelle su come ha imparato a parlare in quanto sordo dalla nascita, a come faccia a spostarsi, ad esempio da casa all'ufficio, a come riesca a leggere.
Lo hanno fatto con estrema naturalezza, scrivendogli sul palmo della mano le domande, lettera per lettera. Alessandro Mennella non si è sottratto, rispondendo con la massima disponibilità anche alle domande più personali.
"Quando ero adolescente la mia disabilità visiva non era così evidente ed era meno avanzata – ha spiegato Mennella – quindi il mio unico vero limite era la sordità. Ma allora come adesso non avevo dei limiti nella comunicazione; con la lettura delle labbra capivo molto bene le persone, ma c'erano circostanze in cui non mi trovavo a mio agio: se una persona parlava troppo veloce o aveva la barba facevo fatica a capire. Bisognava trovare un altro sistema".
La lettura è sempre stata una delle passioni di Mennella. "Leggevo molto e mi piaceva andare a scuola, anche se in certi momenti mi isolavo". Poi, con l'aggravarsi della cecità, la necessità di trovare un metodo per proseguire la lettura e gli studi. "Il braille è difficile – spiega – leggo attraverso un ingranditore digitale, ma so che tra qualche anno non potrò più farlo".
Ma sta anche apprendendo la comunicazione dei segni tattili. Poi l'importanza del sostegno della famiglia. "I miei genitori sono stati la mia grande fortuna – ha spiegato – All'inizio si sono trovati in difficoltà, ma sono stati i primi ad affrontare in modo positivo la malattia. Abbiamo sempre vissuto tutti insieme in modo naturale e mi hanno sempre spinto a fare quello che volevo fare. L'unica volta che mi hanno detto di no è stato quando ho chiesto il motorino".