Era il 25 febbraio 2020 quando la città del Muretto si trasformò nel primo cluster del Covid-19 in Liguria, ritrovandosi catapultata nell’incubo della pandemia.
Gli alberghi alassini Bel Sit e Al Mare divennero improvvisamente zone rosse: ospiti e dipendenti finirono in quarantena, isolati, senza possibilità di uscire, mentre il virus si diffondeva rapidamente ovunque.
Per i gruppi di turisti provenienti da Castiglione d’Adda e dall’Astigiano, quella che doveva essere una bella vacanza al mare ad Alassio, si trasformò purtroppo in un incubo. La paura si insinuò tra le pareti dei due hotel quando una donna di 72 anni con febbre e tosse, proveniente da Lodigiano, era stata trasportata al punto di primo intervento di Albenga. Dopo alcuni controlli, senza essere sottoposta al tampone, venne rimandata in albergo in taxi. Solo più tardi si decise di trasferirla al San Martino di Genova per ulteriori accertamenti. In un primo momento arrivò il primo responso negativo, ma poi un’altra telefonata rettificò la diagnosi. Il test era positivo al Covid. Da quel momento, la vita degli ospiti cambiò radicalmente e la speranza lasciò il posto al panico. Le 141 persone all’interno degli alberghi furono messe in isolamento fiduciario. Nessuno poteva entrare o uscire.
Nel frattempo, il Comune di Alassio e la Protezione Civile si mobilitarono. I pasti venivano preparati in una mensa e consegnati con la massima attenzione. L’Asl eseguiva tamponi a intervalli regolari, mentre i turisti cercavano di ingannare il tempo con la televisione, tra i programmi di Barbara D’Urso e i libri presi dagli scaffali dell’hotel. Ma non tutti ce la fecero: purtroppo una donna proveniente dalla Lombardia si spense dopo il ricovero.
Quando finalmente tutti poterono uscire, tirarono un sospiro di sollievo, segnando la prima vera battaglia contro il Covid, in Liguria. Ma la paura era ormai ovunque, il virus aveva lasciato il segno: la sua ombra si sarebbe allungata per mesi, stravolgendo la vita di tutti.