Giovedì 20 febbraio, presso la sede del comune di Camerana, si è tenuto l’incontro tecnico-politico tra i rappresentanti del territorio, conclusivo dei precedenti colloqui informali con i sindaci di Valle Bormida e Alta Langa, con particolare riferimento alle decisioni assunte il 26 settembre 2024 a Bossolasco con il presidente della Giunta regionale, Alberto Cirio.
Erano presenti il presidente della Provincia, Robaldo, il consigliere provinciale, Antoniotti, il presidente dell’Unione Montana Alta Langa, Falletto, il sindaco di Camerana, Romano, e il sindaco di Cortemilia, Bodrito, su input del presidente Cirio e con il supporto tecnico di Pier Giorgio Giacchino, già presidente ALA – Associazione Lavoratori Acna ed ex sindaco di Camerana.
L’ampia discussione ha richiamato e ribadito le innumerevoli motivazioni ostative di qualsivoglia fruibilità del S.I.N. ex Acna, in particolare della porzione identificata come zona A2, mediante la realizzazione di un documento sottoscritto dai partecipanti. "A queste si aggiungono le altrettanto insuperabili cause escludenti di ordine ambientale, sanitario, logistico, storico e di opportunità. E' stato rilevato, inoltre, come la citata Area A2, deputata ad accogliere l’impianto, sia priva della pregiudiziale idoneità strutturale, che ne impedisce, a ogni effetto, la certificazione definitiva e liberatoria", si legge nel testo sottoscritto.
Durante la riunione è stato inoltre denunciato ancora, "come il sito in questione non possa in alcun modo essere classificato in termini di bonifica, diversamente da quanto sostenuto in ogni occasione fin dall’anno 2010, quando fu interrotta la gestione commissariale, condivisa con le Regioni Liguria e Piemonte, e avviata la semplice messa in sicurezza di un sito contenente milioni di tonnellate di scorie chimiche, le cui stesse dimensioni ne determinano di fatto l’imperfetto contenimento e obbligano la Proprietà a garantire incessantemente idonee misure di controllo e presidio tecnico – e non il progressivo disimpegno – secondo i protocolli concordati ab origine con le Regioni Liguria e Piemonte, nonché in conformità alle più volte reiterate raccomandazioni degli Enti liguri preposti ai controlli analitici del sito".
Di fronte a una vicenda e a un S.I.N. che ha superato il quarto di secolo con costi colossali e senza esiti risolutivi, i sottoscritti chiedono "la tempestiva attivazione di un confronto interregionale, mai avvenuto negli ultimi 15 anni, per addivenire a una comune consapevolezza e al superamento di una situazione sostanzialmente irrisolvibile, ma con la quale è inevitabile convivere. Siamo certi, tuttavia, di essere portatori di soluzioni essenziali e sufficienti, tecnicamente praticabili e finanziariamente sostenibili, per la protezione futura della Valle Bormida Piemontese, a patto che ciò avvenga finalmente d’intesa tra Regioni, tra loro opposte da 120 anni sulla valle che condividono".
"La certezza è che un vero confronto finale, senza zone d’ombra, tra entità omogenee – quelle pubbliche da un lato e quelle private dall’altro – porterà all’esito certo di voltare finalmente pagina sulla vicenda Acna – Valle Bormida e sulla sua storia infinita, oltreché tragica", concludono.