Si chiama RespiRV il progetto del simulatore di realtà virtuale per la formazione continua di medici, infermieri e fisioterapisti che seguono pazienti con lesioni al midollo spinale e ventilati.
Il progetto vede la collaborazione tra il Simav, Centro di Simulazione avanzata dell'Università di Genova, e l'Unità spinale dell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, Struttura complessa diretta dal dottor Antonino Massone. Su indicazione delle esigenze dell'Unità Spinale, il Simav ha realizzato il progetto, in continua evoluzione, che permette di simulare situazioni specifiche legate alla gestione di pazienti in ventilazione meccanica, prendendo in considerazione anche aspetti legati all'empatia e alla relazione con i familiari di questi pazienti.
"Collaboriamo con il Dibris dell'Università di Genova da più di cinque anni – spiega il dottor Massone – da quando ho creato lo Spinal Cord Italian Laboratory (SCIL), un laboratorio congiunto dove medici, fisioterapisti e infermieri vengono a contatto diretto con l'ingegnere biomedico, un borsista. Nel laboratorio è stato creato un ambiente nel quale l'ingegnere e i professionisti della riabilitazione si possono confrontare immediatamente per le esigenze del paziente".
I casi dei pazienti con lesioni midollari alte sono abbastanza rari e si crea quindi la necessità, tra i professionisti che trattano questi casi, di avere un costante aggiornamento con la casistica. È in questo caso che viene in aiuto la realtà virtuale. "I pazienti più complessi con cui noi abbiamo a che fare sono quelli con lesioni midollari alte – prosegue il dottor Massone –. Quando la lesione midollare è molto vicina al cervello, sempre più muscoli vengono paralizzati e sempre più drammatica è la situazione della persona. Quando sono lesioni dalla C4 in su, i muscoli respiratori non funzionano e vanno ventilati. La gestione di questi pazienti, come si può immaginare, è già difficile di per sé e una difficoltà ulteriore è la discontinuità con cui questi casi si presentano. In medicina, più una cosa è rara e più il team di professionisti che la devono affrontare si trova in difficoltà perché si perdono gli automatismi. Diventa una cosa difficile ed ansiogena anche per i pazienti. Conoscendo il Simav, ho pensato che il modo migliore per formare il personale e mantenerlo aggiornato, anche per gli aspetti culturali, empatici e pratici, fosse quello di sfruttare la realtà virtuale".
Il funzionamento alla base di RespirVR è quello della realtà virtuale che si usa per altre attività, ma tarato sugli aspetti medici, con possibilità di creare diversi scenari grazie alla flessibilità del progetto.
"L'aspetto più innovativo - afferma il dottor Massone - è che nella simulazione non contempliamo solo la macchina di per sé, ma abbiamo anche introdotto il paziente, la reazione delle infermiere, del parente e miriamo a potenziarlo ulteriormente. Tutto ciò che stressa molto la persona viene riprodotto in realtà virtuale".
Il progetto contempla anche la collaborazione con i medici rianimatori. Il momento cruciale in cui il paziente viene trasferito dalla rianimazione all’unità spinale rappresenta una sfida complessa. Questo passaggio richiede un trasferimento accurato delle informazioni, ma anche una comprensione reciproca delle priorità e dei metodi operativi dei due team. Senza una comunicazione efficace, si rischia di compromettere la continuità delle cure, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza e sul benessere del paziente.
"L'intenzione è creare una casistica clinica sempre più abbondante – spiega Massone - nella quale il singolo operatore si può cimentare. Il caso è questo: da un anno non arriva il paziente ventilato; il medico di riferimento, tramite l'oculus, 'ripassa' il caso e resta costantemente aggiornato. È un nuovo tipo di didattica che si pone tra il tutoraggio pratico, che però è raro, e quello libresco ufficiale dove c'è il corso teorico".
Il progetto è anche oggetto di una tesi di laurea e ha già riscontrato l'interesse delle unità spinali di altri ospedali. "Ora abbiamo in corso una tesi di laurea con un ingegnere biomedico – dice infine Massone – ma mi piacerebbe affiancare un infermiere esperto e una decina di infermieri della scuola per vedere come impattano con questo nuovo tipo di didattica. È un work in progress, ma dobbiamo sfruttarlo e creare subito una rete. Non ha più senso che un singolo centro elabori le sue strategie. È per questo che ho chiesto un'alleanza al San Martino e anche l'Unità Spinale di Alessandria si è detta interessata, e a tutte le figure professionali. Un'altra ragione per cui ho chiesto questa collaborazione al professor Patroniti era che il passaggio del testimone da un ambiente dove si gestisce l'emergenza all'Unità spinale è complicato. Sfruttare questo progetto vuol dire condividere anche con gli anestesisti una filosofia e un percorso e acculturare noi delle loro competenze".
I benefici attesi del progetto sono: ,iglioramento della sicurezza, con riduzione del rischio di errori grazie a una formazione più approfondita e pratica; efficienza operativa: Tempi di risposta ridotti in situazioni critiche grazie a un team più preparato;, soddisfazione del paziente con una miglior qualità di assistenza percepita da parte del paziente e dei familiari e, infine, riduzione dello stress tramite la formazione preventiva che riduce l’ansia del personale e dei care-giver nelle situazioni complesse e di emergenza.