Lo considerano il mezzo del futuro e sono già molto diffusi nel Nord Europa. Ieri pomeriggio, un velomobile, di colore azzurro intenso, è stato avvistato a Savona, prima in zona Formaci e poi a Villetta, in via Torino. Questo curioso veicolo ha attirato l'attenzione di molti savonesi, incuriositi dalla sua forma e dal suo funzionamento.
Il proprietario, dopo aver acquistato della frutta in un negozio di via Torino, l'ha riposta nella parte posteriore del suo mezzo e ha ripreso il cammino. Il velomobile, spesso definito "automobile a pedali", è un veicolo a tre ruote caratterizzato da un telaio leggero in materiali come fibra di carbonio e kevlar, e da una carenatura che protegge il conducente da pioggia e intemperie. La propulsione è esclusivamente umana, anche se alcuni modelli possono essere assistiti da un motore elettrico.
L'Italia non è proprio nuova a questo tipo di veicoli. Undici anni fa, un team di studenti del Politecnico di Torino, con il prototipo "Policumbent", ha vinto il premio Engineering Award alla prima edizione dello Student Challenge europeo, dedicato ai veicoli a propulsione umana. Inoltre, due italiani, Marco Ruga e Gionata Scrofani, hanno realizzato Zephyrus, uno dei primi velomobili italiani destinati alla commercializzazione.
Le origini del velomobile risalgono agli anni Trenta, quando Charles Mochet realizzò i primi modelli con struttura aerodinamica. Negli anni Ottanta, Bart Verhees progettò l'Alleweder, contribuendo alla diffusione di questi veicoli soprattutto nei Paesi del Nord Europa.