#ILBELLOCISALVERÀ - 08 dicembre 2024, 08:00

Don Stefano Caprile, parroco di Andora, in tv a “Di buon mattino” racconta la sua passione per le campane

Riesce a suonarle come fossero uno strumento musicale, realizzando veri concerti

Don Stefano Caprile, parroco di Andora, in tv a “Di buon mattino” racconta la sua passione per le campane

Tappa ad Andora questa settimana per la rubrica #ILBELLOCISALVERÀ per parlare di… campane e di un campanaro speciale: don Stefano Caprile, parroco del Cuore Immacolato di Maria che giovedì scorso è stato ospite nella trasmissione televisiva “Di buon mattino”, in onda su TV2000.

Le campane, autentici gioielli e veri strumenti musicali, non sono solo parte integrante del paesaggio sonoro delle città e dei borghi italiani, ma simbolo universale che accompagna i momenti della vita: gioie, feste, e purtroppo anche dolori. Per don Stefano Caprile, parroco del Cuore Immacolato di Maria di Andora, sono arte e ministero. «La campana rappresenta la voce di Dio che invita il suo popolo alla preghiera», racconta don Stefano, grande appassionato e maestro nella tradizione del suono manuale delle campane.

La sua passione per questo antico strumento nasce da bambino, crescendo nella comunità che ora guida come parroco. Nel corso dell’ospitata, in collegamento via Skype dal campanile della sua parrocchia ha raccontato l’importanza e il significato di questa arte. «Le campane sono strumenti che sanno celebrare ogni momento della vita di una comunità – spiega -. Attraverso il suono possiamo trasmettere messaggi religiosi, di fede e anche civili, animando il paese con vere e proprie melodie, canti o concerti».

Nel campanile del Cuore Immacolato di Maria di Andora, le campane sono collegate tramite cavi d’acciaio e ganci a una tastiera. «Attraverso la percussione manuale dei tasti si agisce direttamente sui battacchi, creando tante melodie».

Don Stefano è noto ad Andora per aver portato gioia e speranza durante il lockdown, quando fece un concerto dedicato ai cittadini. Memorabile fu il suo intervento del 25 aprile 2020, in cui suonò l’Inno di Mameli, un gesto simbolico che unì idealmente la comunità durante un periodo difficile. «Ogni suono è associato a un significato e scandisce i momenti della vita. È come un dialogo continuo con la comunità», conclude.
#ILBELLOCISALVERÀ

Maria Gramaglia

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