Regione - 05 dicembre 2024, 15:20

Consumo del suolo, nel 2023 la Liguria ha perso ventotto ettari ma è la seconda regione più virtuosa in Italia. Bucci: “Non siamo quelli dello ‘zero cemento’, ma degli interventi necessari”

Nel periodo 2022-2023, invece, il consumo è il più basso d’Italia, mentre per il dato complessivo la regione si colloca all’ottavo posto al di sopra della media nazionale. L’assessore Scajola: “L’edilizia cresce, è un continuo cantiere”

Consumo del suolo, nel 2023 la Liguria ha perso ventotto ettari ma è la seconda regione più virtuosa in Italia. Bucci: “Non siamo quelli dello ‘zero cemento’, ma degli interventi necessari”

Fare senza consumare”. Questo il mantra, sotto forma di slogan, che Regione Liguria ha mandato in avanscoperta nel commentare l’ultimo rapporto annuale Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in merito al consumo del suolo e che analizza le dinamiche legate alla cementificazione e alle infrastrutture. Secondo lo studio, la Liguria si conferma tra le regioni italiane con il minor incremento di consumo di suolo nel 2023, tuttavia presenta una percentuale di suolo consumato complessivamente superiore alla media nazionale, con Genova che registra i valori più alti.

Nel corso del 2023, la Liguria ha perso ventotto ettari di suolo, posizionandosi al secondo posto per minor incremento dopo la Valle d’Aosta, che ne ha registrati diciassette. Di contro, regioni come Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815) e Lombardia (+780) hanno visto i maggiori aumenti. Considerando il consumo netto (al netto delle aree recuperate), l’Emilia-Romagna guida la classifica con +735 ettari, seguita dalla Lombardia (+728) e dalla Campania (+616).

In Italia, il suolo consumato supera il 5% in quindici regioni, Liguria inclusa. La nostra regione si colloca all’ottavo posto, con un 7,30%, leggermente sopra la media nazionale del 7,19%. Lombardia (12,19%), Veneto (11,86%) e Campania (10,57%) sono le regioni con i valori più elevati, seguite da Emilia-Romagna, Puglia, Lazio e Friuli-Venezia Giulia, tutte sopra il 7%.

In provincia di Genova, nel 2023, sono stati consumati complessivamente 14.743 ettari, di cui 5.817 solo nel capoluogo, corrispondenti al 24,15% del territorio comunale. Seguono La Spezia con 1.489 ettari, Sanremo (1.046) e Imperia (978). I Comuni con la percentuale di suolo consumato più alta rispetto al proprio territorio sono San Lorenzo al Mare (37,99%), Diano Marina (33,44%) e Vallecrosia (32,68%). Genova, con il suo 24,15%, supera nettamente la media regionale e nazionale.

Nel periodo 2022-2023, invece, il consumo del suolo di Regione Liguria ammonta a 0,07%, il più basso se raffrontato al dato nazionale (0,34%) e con quello del Nord-Ovest (0,27%). Ed è anche la regione che ha registrato il minor consumo di suolo pro-capite con 0,18 metri quadrati per abitante rispetto all’1,09 nazionale.

Dati che dimostrano come la Regione Liguria abbia ottenuto in questi anni sensibili risultati nella diminuzione del consumo di suolo grazie al lavoro compiuto sul fronte della riqualificazione e della rigenerazione urbana - si legge nella nota di Regione a commento - dal 2021 a oggi Regione Liguria ha investito oltre trenta milioni di euro in rigenerazione urbana per finanziare 131 interventi ai quali vanno aggiunti i tre maxiprogetti: la demolizione delle dighe di Begato, che ha portato alla riduzione di circa 175.000 metri cubi di cemento; la riqualificazione ambientale, sociale e abitativa del centro storico della Pigna di Sanremo, fino al recupero del borgo ottocentesco di Marinella di Sarzana che prevede il riutilizzo di fabbricati inutilizzati e disabitati. Tre esempi di come sia possibile intervenire senza aumentare il consumo di territorio”.

Dal 2017 sento parlare di rigenerazione urbana, Renzo Piano mi ha insegnato che bisogna costruire sul costruito. Abbiamo passato la campagna elettorale a sentirci insegnare le giuste scelte urbanistiche, a dettare l'agenda sulla necessità urgente di una legge di difesa del suolo - sottolinea il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci - questi dati, certificati dall’Ispra, confermano ancora una volta che noi non siamo abituati a parlare ma a fare. I dati di oggi ci fanno capire che ci ha gestito il business fino a ora ha fatto un buon lavoro, il che non significa che bisogna cementificare tutto, ma se devo fare la diga è ovvio che devo usare il cemento. Anche le infrastrutture devono essere messe nel sistema perché consumano suolo. Dobbiamo compensare il consumo di suolo con altre attività. La Liguria ha cambiato marcia, da anni risulta una Regione virtuosa per la riduzione del consumo di suolo. Non siamo quelli delle frasi fatte, dello zero cemento, siamo quelli degli interventi intelligenti e necessari. L'operazione alla Diga di Begato è l'esempio calzante di come si possa fare interventi migliorativi, dal punto di vista urbanistico e sociale, senza per questo aumentare il consumo del suolo. La strada tracciata è quella giusta e intendiamo portarla avanti. Nell’Imperiese ci sono borghi che sono stati completamente ristrutturati senza consumo di suolo. Vogliamo estendere questo approccio a tutta la Liguria. Come sempre, siamo pronti ad accettare suggerimenti e proposte migliorative”.

Raccogliamo i frutti di un grande lavoro, portato avanti in questi anni, dimostrando come si possa fare senza consumare - aggiunge l'assessore regionale alla Rigenerazione Urbana Marco Scajola - siamo diventati un modello, a livello nazionale, per ciò che concerne la riqualificazione, il recupero e il miglioramento di edifici, vie, piazze, quartieri senza nuovo consumo di suolo”. 
Merito, secondo l'assessore Scajola, delle politiche adottate a cominciare dalla “legge regionale 23 del 2018 che ha individuato la rigenerazione quale alternativa strategica al consumo di suolo, allo scopo di favorire il miglioramento della qualità ambientale, paesaggistica e architettonica; passando attraverso la legge nazionale 145 del 2018, una legge finanziaria su cui la Regione ha incardinato un imponente piano di interventi di rigenerazione urbana; fino al recepimento del Piano Casa che ha garantito tutela del territorio e al tempo stesso crescita del lavoro”.
Attraverso il Piano Casa - conclude Scajola - abbiamo infatti generato un volano economico, in investimenti privati, di circa 495 milioni di euro dal 2016 a oggi aumentando la qualità del patrimonio edilizio esistente. Tutto questo non avviene per caso, dal 2020 a oggi abbiamo una crescita del 3% delle aziende edili (+795 imprese), è cresciuta l’attività edilizia ed è diminuito il consumo di suolo. L’edilizia lavora, è un continuo cantiere ma questo non provoca consumo di suolo”.

Le cause principali di questo fenomeno, lo ricordiamo, sono l'espansione urbana, la costruzione di edifici e infrastrutture, e la conversione di terreni naturali in superfici artificiali. Per misurare il consumo netto, si tiene conto non solo delle nuove urbanizzazioni ma anche degli interventi di recupero, come la de-impermeabilizzazione e la rinaturalizzazione. Un fenomeno correlato è il cosiddetto ‘soil sealing’ (impermeabilizzazione del suolo), che può avvenire con interventi permanenti, come la posa di asfalto o cemento, o trasformazioni reversibili rese definitive.

Pietro Zampedroni

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