Attualità - 28 novembre 2024, 17:00

50 anni delle bombe di Savona, il Comune richiederà al Ministero il riconoscimento alla città della medaglia al valore o al merito civile

Sindaco Russo: "La città e altri comuni limitrofi si sono segnalati con una risposta, una mobilitazione civile di altissimo valore". Critico Arecco, FdI: "Mi piacerebbe che questo coinvolgimento avvenisse su tutto, qua vi piace farsi belli. Non le definisco bombe fasciste"

I savonesi in piazza negli anni delle "bombe di Savona" (foto dall'archivio Cgil)

I savonesi in piazza negli anni delle "bombe di Savona" (foto dall'archivio Cgil)

50 anni delle bombe di Savona. Il 30 aprile del 1974 scoppiò il primo dei 12 ordigni che per un anno intero terrorizzarono la città della Torretta. Una delle pagine più buie non solo per il comune savonese ma per tutta Italia.

Un periodo nel quale purtroppo regnò la paura legata agli scoppi delle bombe ma che creò anche un senso di comunità e di unione non indifferente.

Per questo il Comune di Savona richiederà il riconoscimento al valore o al merito civile per la città trasmettendo una richiesta al Ministero dell'Interno.

Nel consiglio comunale di questo pomeriggio è stata esposta una mozione dal sindaco Marco Russo e firmata dai gruppi di maggioranza e dalla maggior parte dei gruppi di minoranza.

Quel giorno l'obiettivo dell'associazione terroristica neofascista Ordine Nero (avevano rivendicato l'attentato il 3 maggio seguente con una lettera inviata a Il Secolo XIX a Genova. ndr) era il senatore della Dc Franco Varaldo, chirurgo e presidente dell'Ordine dei Medici. La prima bomba scoppiò proprio nel palazzo dove viveva in via Paleocapa. Per miracolo non ci furono feriti.

Cronologicamente scoppiarono bombe il 9 agosto alla centrale Enel di Vado; il 9 novembre nel Palazzo della Provincia; il 12 novembre alla scuola di via Machiavelli; il 16 novembre su un viadotto ferroviario al Santuario e in un palazzo di Via dello Sperone; il 20 novembre in un palazzo di via Giacchero; il 23 novembre alla stazione dei carabinieri di Varazze e sull'autostrada Savona-Torino all'altezza di Quiliano; il 24 febbraio 1975 dietro il palazzo della Prefettura; il 25 febbraio contro un traliccio dell'Enel a Savona e il 26 maggio contro la Fortezza di Monte Ciuto. Fortunatamente furono solo due le vittime a causa dell'esplosione in via Giacchero (Fanny Dallari e Virgilio Gambolati. ndr), furono diversi i feriti.

In un anno che però creò un vero e proprio periodo di terrore che portò i cittadini giorno e notte a prendersi cura della propria città. Una Vigilanza Popolare Antifascista che vedeva coinvolti proprio i singoli cittadini, le associazioni, le Croci, Bianca e Rossa, le sezioni di partito, le parrocchie, le scuole, le fabbriche. Tutti insieme per difendere dal terrorismo Savona. Anche se ad oggi vere risposte non sono mai arrivate.

"Una pagina storica ultimamente un po' dimenticata, forse posta in un angolo, ma sicuramente di grande importanza, di rilievo che grazie all'opera dell'Isrec, del professor Maneschi, dell'ex magistrato Picozzi, delle altre personalità che hanno collaborato, è stata riportata alla luce in grande evidenza. Una pagina che ha molti significati, che ricorda come Savona in quell'epoca sia stata attraversata da una vicenda della storia nazionale e non solo, una strategia della tensione che ha segnato pesantemente gli anni 70 e hanno condizionato gli anni successivi. Occupa una pagina del nostra paese e ha avuto Savona anche la sua parte in questa dinamica nazionale - ha detto il sindaco Russo - La città e altri comuni limitrofi si sono segnalati con una risposta, una mobilitazione civile di altissimo valore, che ha coinvolto le varie forme di aggregazione sociale prima ancora che politica. Anche cittadini privi di aggregazioni sociali si sono tutti mobilitati in modo assolutamente solidale non tanto a curare la sicurezza in senso stretto ma a tutelare i luoghi della convivenza civile come le scuole e i luoghi pubblici. Come a dire che il tessuto democratico della nostra città fosse più forte di qualsiasi attentato si volesse organizzare. Una risposta civile ma anche democratica molto alta.  Vogliamo portare all'attenzione del consiglio comunale la proposta di richiedere il riconoscimento al valore o al merito civile per la città di Savona trasmettendo una richiesta al Ministero dell'Interno illustrando quello che è stato non tanto la vicenda delle bombe ma la risposta che la città ha dato".

Proprio nel 1974 Savona venne riconosciuta come città medaglia d'oro alla Resistenza e venne inaugurato il monumento alla Liberazione in Piazza Martiri della Libertà.

"Ho vissuto di persona, avevo 22 anni, facendo le ronde personalmente in quell'epoca, in quel clima generale, nazionale, di grande inquietudine - ha ricordato il consigliere Angelo Schirru -ho vissuto la paura e le bombe di Savona. C'è stata da parte dei savonesi questa grande risposta si è creato un clima di grande coesione, unione, condivisione, sono nate amicizie, a questa cosa sconosciuta, il perché qualcuno se la prendesse con la nostra città. Questa proposta penso sia condivisibile al di fuori di ogni orientamento politico".

 "La reazione dei cittadini fu diversa, esplose con ancora più fragore di un ordino, non provocò vittime e danni ma unità e si manifestò spontaneamente con coraggio fin da subito attraverso cortei al quale parteciparono migliaia di persone, attraverso turni di vigilanza che coprivano turni di 24 ore che si tenevano davanti alle scuole, alle fabbriche, ai caseggiati, nei diversi quartieri tutti si fecero parte attiva allo scopo di riappropriarsi del territorio - ha continuato la capogruppo del Pd Alessandra Gemelli - Studenti, operai, impiegati, famiglie, ma anche società sportive, circoli, comunità religiose, si misero a disposizione nell'attività di segnalazione a supporto però dell'azione esercitata dalle forze dell'ordine. Stupisce che non tutti, una parte della minoranza, hanno deciso di non firmare la mozione".

"Questa medaglia sarebbe importante che venisse riconosciuta, riconoscerebbe quell'impegno che la città profuse in difesa della libertà, della pace, valori prezioni e da proteggere di cui godiamo ancora oggi" ha detto la consigliere del Patto per Savona Carla Ferone che all'epoca aveva 10 anni e ha ricordato quei terribili mesi.

"C'era un coinvolgimento del quartiere, della città, dei singoli, fortissimi. Avevamo tutti paura e sentirmi dire che non accetto una situazione del genere mi dà fastidio umanamente. Non ho firmato perché veniamo cercati come minoranza su altri temi ed altri no - la risposta piccata del consigliere di Fratelli d'Italia Massimo Arecco - Mi piacerebbe che questo coinvolgimento avvenisse su tutto, qua vi piace farsi belli, ma ci sono altri temi più da amministrazione civica, più da temi comuni, pratici, banali. Sulla viabilità non ci avete mai considerati, avremo potuto dire la nostra, ci avrebbe fatto piacere. Rimpiango i tempi del sindaco Berruti io che l'ho combattuto in maniera feroce, perché c'era democrazia e partecipazione e sono stato un suo fiero avversario ma l'ho sempre rispettato. Intervenire sulle cose che interessano 'politicamente' alla maggioranza non mi va, chiaro poi che la voteremo io e il consigliere Giusto. Non le definisco bombe fasciste ma bombe e basta, dei delinquenti che hanno ucciso anche delle persone che sono stati soltanto capaci di unire la città, di ottenere l'effetto opposto che volevano".

"Erano bombe fasciste, credo che il consiglio comunale abbia bisogno di momenti più alti all'interno di un quadro drammatico in cui a Savona vennero messe delle bombe fasciste. La risposta all'epoca fu da tutta la città, c'era un arco costituzionale nel quale si confrontavano e scontravano le forze politiche da impostazioni molto lontane e diverse e poi c'erano i fascisti e la città seppe rispondere. Un atto simile non credo che serva banalmente per farsi belli ma penso sia un atto importante e interessante" ha detto il capogruppo di Sinistra per Savona Marco Ravera.

31 i voti favorevoli, 1 consigliere non si è espresso.

Luciano Parodi

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