La situazione appare critica: meno medici di medicina generale e meno medici di continuità assistenziale, entrambi in fuga dalla professione. E una scuola di specializzazione in medicina generale che registra all'incirca la metà degli iscritti rispetto ai posti disponibili. La sanità pubblica è sempre più in difficoltà. Oltre alla carenza di personale negli ospedali e nei pronto soccorso, c'è un’emergenza diffusa anche tra i medici di base.
Secondo i dati dell’Asl relativi al personale convenzionato, i medici di medicina generale sono passati da 196 nel 2018 a 172 nel 2023 (15 in meno). Per quanto riguarda i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), i numeri sono ancora più preoccupanti: da 63 nel 2018 a 40 nel 2024, con una perdita di 23 unità. Va leggermente meglio per i pediatri: da 24 nel 2018 a 23 nel 2023. Anche altre figure della medicina convenzionata hanno registrato un calo significativo: i medici dell’emergenza sanitaria territoriale sono passati da 33 a 27, i medici dei servizi da 16 a 9 e gli specialisti ambulatoriali da 62 a 58.
Il quadro diventa ancora più grave se osservato dal punto di vista dei pazienti che si ritrovano senza medico e non riescono o rinunciano a farsi curare. Secondo il rapporto Gimbe, riferito all’intera regione, il 46,7% dei medici di medicina generale ha più di 1.500 pazienti, e entro il 2026 si prevedono 325 pensionamenti. La media ligure di pazienti assistiti per ogni medico di famiglia è già di 1.298.
Se si considerano i futuri pensionamenti, il fatto che alla scuola di specializzazione erano disponibili 90 posti ma gli iscritti sono solo 45 (senza contare chi abbandona il corso lungo il percorso), e una legge di bilancio che non prevede risorse per la medicina generale, è evidente che i prossimi anni saranno difficili sia per i medici attivi sia per i pazienti.
Età media elevata dei professionisti, una burocrazia sempre più invasiva che prevale sull’aspetto clinico della professione, le difficoltà crescenti nella gestione del lavoro e i giovani medici che subentrano ai pensionati si ritrovano spesso con massimali di pazienti sempre più alti ed un carico di lavoro insostenibile. Il risultato è che la professione del medico di medicina generale sta diventando sempre meno attrattiva per i giovani laureeati che scelgono altre specialità.
"Non è più una professione, è un martirio autoinflitto – dichiara Giorgio Fusetti, presidente provinciale di Snami (Sindacato Autonomo Medici Italiani) –. È ovvio che nessuno voglia più dedicarsi a questa attività. La parte burocratica è diventata preponderante e rende sempre più difficile seguire i pazienti dal punto di vista clinico. Lavorando in queste condizioni, ne risente inevitabilmente la qualità dell’assistenza, nonostante gli sforzi dei colleghi per soddisfare le esigenze di tutti i pazienti. Se i dati dicono che rispetto al 2018 mancano 15 medici, e il rapporto ottimale medico-paziente dovrebbe essere di uno ogni 1.000, allora si stima che almeno 15.000 persone siano attualmente senza medico".