La rubrica #ILBELLOCISALVERÀ questa settimana fa tappa a Firenze, a Palazzo Strozzi, dove la retrospettiva dedicata a Helen Frankenthaler, una delle figure più influenti dell’arte del Novecento, ospita un’opera della celebre pittrice dal titolo Alassio.
Ancora una volta, un grande nome della cultura è legato alla città del Muretto: come già accadde con Hemingway, anche Frankenthaler trovò ispirazione nella Baia di Alassio, sedotta dalla bellezza della costa ligure.
Helen Frankenthaler (1928-2011) è stata tra le protagoniste dell’espressionismo astratto, movimento che ha segnato l’arte americana tra gli anni ‘40 e ’60, accanto a figure come Pollock e de Kooning. Donna decisamente all’avanguardia, Frankenthaler si è affermata in un contesto dominato dagli uomini, esplorando colore ed emozioni con una pittura intensa, che l’ha resa una delle più importanti artiste del Novecento.
Ma perché l’artista newyorkese ha creato e intitolato Alassio una sua opera? Il motivo è presto spiegato: Helen Frankenthaler e suo marito, il pittore Robert Motherwell, trascorsero un periodo ad Alassio nel 1960, dove affittarono Villa della Grazia, situata lungo la strada per Moglio. Durante quel soggiorno, Frankenthaler realizzò una serie di opere ispirate dal sole e dal mare ligure, in cui i colori vivaci e gioiosi riflettono l’intensità luminosa del luogo.
Il soggiorno ad Alassio fu di particolare importanza per Frankenthaler, poiché le permise di approfondire l’esplorazione del colore e della forma, elementi distintivi della sua tecnica "soak-stain", sperimentando nuove idee ispirate all'ambiente mediterraneo.
Quando Helen Frankenthaler e Robert Motherwell si sposarono nel 1958, lei era già una pittrice di successo, con mostre prestigiose e ottime recensioni. Nonostante i 14 anni di differenza e le personalità contrastanti – lei vivace ed estroversa, lui timido e riservato – condivisero una passione profonda per l’arte e la bellezza. La pittura divenne il collante della coppia, che ovunque andasse – dalla lunga luna di miele in Spagna e Francia alle estati italiane – trovava nella creatività una forma di unione.
Frankenthaler usava il colore per evocare emozioni, preferendo trasmettere sensazioni piuttosto che rappresentare figure. In Alassio, i colori sembrano emergere dalla tela, dando vita a un’armonia fluida e vibrante, con gialli, blu intensi e rossi traslucidi che diventano veri e propri veicoli d’espressione. La sua sensibilità per il colore non era solo visiva, ma anche tattile: i dipinti suggeriscono leggerezza e movimento, come se i colori si espandessero naturalmente nello spazio. In questo senso, Frankenthaler fu tra i maestri del “Color Field”, capace di rendere il colore un’esperienza a sé.
La mostra Dipingere senza regole, ospitata da Palazzo Strozzi fino al 26 gennaio, raccoglie opere di Frankenthaler create tra il 1953 e il 2002, affiancandole a quelle di grandi nomi come Jackson Pollock, Morris Louis, Anne Truitt e Mark Rothko, per esplorare l’impatto rivoluzionario della sua arte. L’esposizione mette in luce affinità e influenze, rivelando i legami personali che segnarono la sua ricerca.
Un pezzo del nostro territorio savonese rivive così nelle tele di una grande pittrice americana, in un omaggio alla luce e ai colori di Alassio.
#ILBELLOCISALVERÀ