Politica - 22 ottobre 2024, 11:50

Regionali, Rozzi (FdI): "Sanità malata, servono realismo e nuove strategie"

"Lavoro nel SSN perché ci credo, ma il pubblico deve recuperare governance sul sistema pubblico-privato. Basta demonizzazioni"

Regionali, Rozzi (FdI): "Sanità malata, servono realismo e nuove strategie"

"I tagli alla sanità pubblica sono iniziati almeno due decenni fa e il Servizio Sanitario Nazionale, così come ce lo ricordiamo e lo vorremmo, non è più sostenibile". Cosi commenta Silvia Rozzi, candidata per Fratelli d'Italia alle prossime elezioni regionali. 

"Le decisioni politiche hanno mirato ad una progressiva razionalizzazione dei costi con riduzione dei posti letto e dei servizi ospedalieri mirando ad un potenziamento della medicina territoriale che non è mai avvenuto. Tutto questo in un momento storico in cui l’età media si stava alzando così come le patologie croniche. I nostri anziani non sono quelli di cinquant’anni fa; spesso sono soli, i figli lavorano e non riescono a farsene carico e i servizi sociali non riescono ad arrivare ovunque. Dove pensiamo possano trovare un riferimento costante e delle risposte ai loro bisogni?". 

"Poi ci sono i professionisti sanitari. Le borse di studio per le specializzazioni mediche di cui ci sarebbe maggior bisogno (medicina di base, cure palliative, pronto soccorso e medicina d’urgenza, farmacologia) vengono evitate dai giovani medici come la peste. Sono molto più attrattive quelle specialità che permettono di sconfinare nel privato con retribuzioni decisamente maggiori e minori rischi professionali. Le iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica si sono drasticamente ridotte e si deve tornare a pensare all’istituzione di altre figure che si occupino dell’assistenza. Non siamo stati capaci, negli anni, di valorizzare le competenze di una categoria che arriva oggi alle massime posizioni dirigenziali. Senza infermieri il SSN crolla", prosegue la Rozzi. 

"In ultimo, e non ultimo per importanza, ci siamo noi cittadini con le nostre aspettative che si sono evolute negli anni. Andiamo dal medico di famiglia, quando se ne trova di superstiti e disponibili; magari ci visita senza prescrivere esami perché non c’è, in quel momento, un’indicazione scientifica per doverlo fare. Alla fine, però, si sente quasi obbligato a richiederli, alimentando il cancro della medicina difensiva e contribuendo all’allungamento di liste d’attesa già inaccettabili; oppure andiamo in pronto soccorso; oppure andiamo a farci i controlli nel privato. Tutto questo perché non troviamo risposte sul territorio. Al privato non interessa se la domanda è appropriata o meno, eroga prestazioni, guadagna e cresce". 

"Così aumentano le disuguaglianze e i più fragili rinunciano a curarsi. È un discorso ampio e delicato, che avvolge un cambiamento non solo di indirizzo politico ed economico ma anche culturale e sociale. In questo quadro generale non si può mentire alle persone. La riapertura di reparti e servizi del SSN non passa dagli slogan elettorali. Passa dalla presa di coscienza di quanto sia ormai corta la coperta; passa dal potenziamento e dall’efficenza organizzativa di ciò che già esiste; passa dal riuscire a fidelizzare i professionisti non solo in termini economici ma anche di welfare aziendale e benessere personale; passa dallo studio di prospettive e strategie alternative". 

"In quest’ottica, il dualismo sanità pubblica e sanità privata tiene banco a livello internazionale ormai da diversi anni. Spesso demonizzata, l’integrazione pubblico-privato può invece rappresentare la chiave di svolta. Ma la sanità pubblica deve recuperare una buona capacità di governance del sistema, attraverso azioni di monitoraggio e di verifica dei servizi erogati, per ambire ad una dinamica pubblico-privata moderna, efficiente e trasparente. Chi, se non il pubblico, può e deve svolgere questo lavoro di riallineamento degli interessi del privato su obiettivi di salute generale? Chi, se non il pubblico, ha i dati e la visione d’insieme per svolgere analisi di stratificazione dei bisogni di salute? Ce lo dicono ricerche internazionali". 

"Lavoro come infermiera nel SSN da tanti anni e continuo ad investire nel pubblico le mie risorse perché ci credo; al tempo stesso, faccio politica per poter portare nelle istituzioni la mia visione e le mie competenze. Non è tanto in campagna elettorale quanto su quei tavoli di lavoro che mi auguro parli chi conosce, nel profondo, la materia", conclude la Rozzi.

IPE

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