Costi per lo smaltimento dei rifiuti della macellazione troppo alti, anzi eccessivi e praticamente insostenibili. E così, per la prima volta dopo cinquant'anni dalla sua organizzazione in squadre e ambiti, la caccia al cinghiale nel savonese si ferma e non partirà, come da calendario venatorio regionale, domani mercoledì 2 ottobre.
La decisione, non senza amarezza e una manciata di rabbia, è quella presa dall'ATC SV2, ossia l'Ambito Territoriale di Caccia del Ponente savonese, riunitosi nella serata di ieri (30 settembre, ndr) per decidere le sorti dell'attività venatoria nel suo territorio di competenza. Attività che, a questo punto, slitterà fino a che non sarà trovata una soluzione ad un problema fondamentale per la sua esecuzione: lo smaltimento degli scarti non edibili e non utilizzati degli ungulati abbattuti e macellati.
Un motivo economico, coi costi arrivati in un anno quasi a quintuplicarsi tra le ditte che si occupano dello smaltimento per il territorio in questione. Cifre vicine ai 200mila euro complessivi che andrebbero a gravare, nel caso, interamente sulle tasche dei cacciatori. Ai precedenti aumenti l'ATC SV2 aveva sopperito coi fondi accantonati, oggi ormai terminati.
E così, di fronte a costi diventati insostenibili, almeno per il momento la caccia al cinghiale nel ponente savonese si ferma. Fino a quando al momento non è dato saperlo ma di certo almeno finché una soluzione non sarà trovata per evitare questi costi. Al vaglio vi sarebbero delle alternative, ma per ora ogni soluzione pare essere ancora solamente ad uno stato embrionale.