Attualità - 20 settembre 2024, 07:35

Se in ferie non vi siete rilassati, è colpa della "vacansia"

Un gioco di parole per indicare l’incapacità di staccare e di rilassarsi durante le vacanze

Se in ferie non vi siete rilassati, è colpa della "vacansia"

Alzi la mano chi durante le ferie riesce davvero a rilassarsi, a staccare la spina, a non controllare le mail in arrivo e le notizie del giorno. Ok, vi vediamo: siete in pochi. Tutta colpa della “vacansia”. Parliamo di ansia in vacanza, perché di fatto è l’ansia che ci prende quando pensiamo a tutte le cose che dobbiamo fare. Pure in ferie.

Pare esistano anche magliette con la scritta “Vivo in vacansia”. Se però a prima vista strappa un sorriso, sotto sotto nasconde una verità inquietante che non possiamo più ignorare. Siamo talmente connessi, talmente operativi h24, che non siamo più in grado di staccare davvero nemmeno quando ne avremmo il diritto.

Succede sempre così. Agogniamo le vacanze, desideriamo spalmarci sulla spiaggia a guardare il mare, fare cruciverba e poltrire. Eppure, quando finalmente succede, non siamo in grado di goderci davvero il momento.

Ad approfondire la questione ci ha pensato la pagina Instagram di Edizioni Tlon, dove i due filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici hanno pubblicato un post a proposito della vacansia: «Chiamiamo ironicamente (ma neanche troppo) vacansia quella sensazione di inquietudine che accompagna sempre più persone nei momenti di ferie e di pausa. È il paradosso moderno per cui, nonostante ci si trovi fisicamente a riposo o in vacanza, la mente continua a lavorare per molti giorni e a preoccuparsi, rendendo difficile abitare un altro ritmo».

La questione riguarda soprattutto chi si trova di colpo a dover passare da una vita frenetica e impegnatissima all’immobilità sotto l’ombrellone. Un passaggio talmente radicale, che invece di condurci a un “dolce far niente”, ci fa scattare paranoie e ansie a manetta.

La vacanza ha una ricetta diversa per ciascuno di noi: c’è chi si abbandona all’ozio in riva al mare, chi divora chilometri a piedi o in bicicletta in escursioni che la maggior parte delle persone troverebbe estenuanti e chi sopporta pazientemente lunghe code sotto il solleone per visitare musei e monumenti. Per tutti però, vacanza significa in primo luogo essere lontani dal lavoro e poter scegliere l’attività che più ci appaga. Oh, sapevate che “vacanza” deriva dal latino “vacare”, che significa “essere vuoto, libero”? Già, peccato che di libero ci sia solo il Wi-Fi dell’albergo. La nostra mente, al contrario, è più impegnata che mai. La verità è che ci siamo resi schiavi della produttività.

Viviamo nella cosiddetta “società della performance”, dove anche la pausa sembra una sconfitta. Se non sei attivo, non sei nessuno. Il povero telefono non può nemmeno prendersi una vacanza, ormai scotta sotto il sole cocente, perché dobbiamo tenerci aggiornati su ogni cosa e non restare indietro.

È meglio iniziare con una vacanza “piena” di gite, visite, attività, movimento, sport, cultura, che faccia stancare bene il fisico (per cose belle) e dopo (solo dopo) staccare ulteriormente con una vacanza più rilassante per riprendersi al meglio.

Vale anche il detox da smartphone e social e compagnia bella. Non inseguiamo il like e il selfie perfetto, a costo di mettere magari a rischio la nostra incolumità per uno scatto da brivido.

Secondo gli esperti, un altro modo per sconfiggere la vacansia è provare a disconnettersi da tutto, nell’attesa di un cambiamento culturale che presto o tardi arriverà, quando avremo digerito l’obbligo di essere multitasking, di fare due cose mentre si pensa ad una terza. Solo allora, la vacansia andrà in soffitta e finalmente potremo goderci appieno le meritate ferie estive! 

Silvia Gullino

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