Attualità - 10 settembre 2024, 07:45

Alluvione Albenga, il geologo Alessandro Scarpati: “Necessario un Consorzio di Bonifica, impensabile che la città ne sia priva”

Secondo l’esperto Disaster Manager alassino, un ente sovracomunale permetterebbe di coordinare interventi capillari per rallentare l’immissione delle acque nei canali, riducendo o eliminando i danni

Alluvione Albenga, il geologo Alessandro Scarpati: “Necessario un Consorzio di Bonifica, impensabile che la città ne sia priva”

Anche se i tombini e i canali sono perfettamente puliti, la città si allaga in condizioni di pioggia come quelle che il 5 settembre hanno messo in ginocchio Albenga. È una questione strutturale. Puoi limitare i danni, ma non puoi evitarli del tutto. L’evento purtroppo è stato davvero troppo importante. Ovviamente, la pulizia resta un fattore molto rilevante, ma gli allagamenti e i danni ci sarebbero stati comunque”. 

Il geologo e Disaster Manager alassino Alessandro Scarpati, profondo conoscitore del territorio, a cui Savonanews ha chiesto di analizzare la situazione in cui versa la Piana di Albenga, mette in evidenza la vulnerabilità idrogeologica del territorio.

Secondo Scarpati, la rete idrica di smaltimento della piana è insufficiente da anni. "Sappiamo da almeno vent'anni che i corsi d’acqua della zona non sono in grado di reggere portate elevate. Per questo motivo sono stati stanziati fondi per intervenire e il lavoro sta procedendo. Le infrastrutture esistenti non sono sufficienti a gestire eventi come quello del 5 settembre”.

Uno degli aspetti cruciali, spiega Scarpati, è l'assenza attuale di un Consorzio di Bonifica, aspetto “promosso” anche ieri dal consigliere delegato all’Agricoltura del Comune di Albenga Giorgio Cangiano, in sede di Tavolo Verde. "La costituzione di un consorzio permetterebbe di coordinare gli interventi tra privati e pubblici, garantendo una gestione integrata non solo dei principali corsi d’acqua, ma anche della rete capillare dei canali – dice Scarpati -. Non è pensabile che Albenga ne sia ancora priva, perché è necessario intervenire in modo più capillare, realizzando ad esempio vasche di laminazione che rallentino l’immissione delle acque nei canali".

Il geologo e Disaster Manager sottolinea anche l'effetto dell'impermeabilizzazione della piana dovuta alla presenza di serre e teli. "La piana è diventata impermeabile. I canali devono gestire una portata maggiore di quella che avevano in origine. Ma c’è da fare un parallelo con la realtà urbana: quando capitano eventi così intensi, anche la rete dei tombini non è in grado di contenere portate così, quindi la città si allaga”. 

Scarpati pone ancora un particolare accento sul problema della mancanza di coordinamento sovracomunale. "Un tempo avevamo il Consorzio di Bonifica Montana del Centa, la Comunità Montana Ingauna e la Provincia gestiva la difesa del suolo. Ora tutto questo è scomparso. Non c’è più un coordinamento presente sul territorio. Questo è un grave limite per la gestione dei fiumi e dei corsi d’acqua minori".

Il costo di ridisegnare la rete idrica della piana è altissimo, ammette il geologo, e difficilmente sostenibile per il solo Comune di Albenga. "Allargare i corsi d'acqua è una soluzione necessaria ma non sufficiente. Serve una strategia complessiva che includa il coordinamento degli interventi e incentivi per realizzare opere diffuse sul territorio. Un Consorzio di Bonifica permetterebbe di coordinare interventi capillari per rallentare l’immissione delle acque nei canali, riducendo o eliminando i danni".

Scarpati conclude: "Senza un coordinamento strutturato e interventi mirati, sarà difficile evitare che situazioni come quella accaduta ad Albenga si ripetano".

Maria Gramaglia

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