Attualità - 16 agosto 2024, 07:54

Ceriale festeggia il suo patrono San Rocco

Ricorre oggi la memoria liturgica del santo pellegrino e taumaturgo. Chi era e perché si celebra il 16 agosto

Ceriale festeggia il suo patrono San Rocco

La città di Ceriale festeggia il suo patrono. Ricorre infatti oggi, venerdì 16 agosto, la memoria liturgica di San Rocco e per tutto il giorno sarà festa nella chiesa del Santo patrono dei pellegrini.

L’avventurosa vita di San Rocco

Il 16 agosto si celebra San Rocco, uno dei santi patroni della Chiesa cattolica più importanti e venerati. Non a caso, anche in un’epoca secolarizzata come la nostra, sono tanti gli appuntamenti e gli eventi a lui dedicati (complice anche, è vero, la vicinanza con Ferragosto). Soprattutto tra la bassa lombarda e l’Emilia, i luoghi più significativi della vita (e della morte) del santo, vissuto nel XIV secolo.

Ma chi era San Rocco? Qual è la sua storia? Perché è così amato? Nato a Montpellier tra il 1345 e 1350, era un cittadino francese, ma con ascendenze lombarde per parte di madre. Cresciuto in una famiglia agiata, ricevette un’educazione fortemente cristiana proprio per volontà materna. A soli vent’anni perse a distanza di poco l’uno dall’altro i genitori.

La sua religiosità orientata in particolare alla solidarietà e all’amore verso il prossimo, unita agli studi condotti all’università di Montpellier, ne fecero una figura simile a San Francesco d’Assisi, di cui divenne devoto. E proprio come Francesco, vendette tutti i suoi beni, entrò nel Terz’Ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti; la preghiera e la carità la sua forza.  

Protettore dalla peste e dalle epidemie

Erano gli anni 1367 e 1368. Durante il tragitto, in un’Italia devastata dalle guerre e dalla peste, lui che era un taumaturgo si dedicò alla cura e all’assistenza dei malati, in particolare ad Acquapendente (in provincia di Viterbo) riuscì a estinguere la pestilenza, facendo il segno della croce sulla fronte dei tanti malati. La sua popolarità crebbe al punto da diventare nel Medioevo il santo più invocato come protettore dal terribile flagello.

E, in tempi molto più recenti, sembra sia stato il santo più invocato anche durante il periodo del COVID-19 dai cattolici europei secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica inglese Ethics, Medicine and Public Health. La figura di San Rocco è dunque legata alla protezione da malattie ed epidemie, ma anche da calamità naturali, come ad esempio i terremoti, oltre che ai valori di carità, solidarietà e volontariato.

Dalla Francia all’Italia

Una volta giunto a Roma continuò la sua opera di aiuto degli infermi e dei bisognosi presso l’Ospedale di Santo Spirito per circa tre anni fino a quando non decise di tornare in Francia. Lungo il cammino per Montpellier si fermò più e più volte ad aiutare i malati, fino a quando, giunto a Piacenza si ammalò a sua volta. Per non contagiare gli altri decise di isolarsi, trovando rifugio lungo il fiume Trebbia; qui malato e senza cibo stava per morire di stenti, finché non fu trovato da un cane che quotidianamente iniziò a portargli un tozzo di pane rubato dalla casa del suo padrone, che si pensa fosse Gottardo Pallastrelli signore del castello di Sarmato. Pallastrelli fu portato al cospetto del malato dal cane stesso e prontamente aiutò Rocco a rimettersi in salute. Fu talmente colpito dalla storia del pellegrino che decise a sua volta di donare tutti i suoi beni e seguire i suoi passi. Si pensa che sia stato il primo biografo di San Rocco.

L’arrivo a Voghera e la prigionia

Rimessosi in piedi, Rocco proseguì il cammino fino a Voghera, allora flagellata dalle guerre tra le varie Signorie e dove lo zio, fratello della madre, era governatore. In questo contesto di diffidenza e sospetto, trasfigurato dalla malattia e dagli stenti, non fu riconosciuto, anzi fu scambiato per una spia e rinchiuso in carcere. Qui egli non rivelò mai la sua identità, passava le giornate castigando se stesso con continui digiuni, privazioni e flagellazioni, dichiarandosi sempre e soltanto «Un umile servitore di Gesù Cristo». Il periodo del carcere durò tra i tre e i cinque anni, mentre fuori si spargeva la voce che un innocente fosse stato imprigionato.

Fu trovato morto la mattina del 16 agosto in un anno imprecisato tra il 1376 e il 1379, aveva circa 30 anni. Accanto alla sua salma fu trovata una tavoletta con incisa la frase «Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello». Prima di spirare, infatti il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore (cioè la nonna di Rocco), che dal particolare della croce vermiglia sul petto che aveva dalla nascita, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier.

Il culto di San Rocco

San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Da Voghera e dalle zone limitrofe, a cavallo tra Lombardia ed Emilia, il culto di San Rocco si diffuse in tutta Europa e nel mondo. Viene nominato santo durante il Concilio di Costanza nel 1414 per la liberazione dall’epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari. Nel 1595, Papa Clemente VIII volle una reliquia di un braccio, mentre la Chiesa di Montpellier chiese una tibia. È patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti, degli invalidi, dei prigionieri e degli emarginati, ma anche protettore degli animali, in particolare dei cani.Dal Tintoretto al Parmigianino, sono tantissime le opere d’arte che raffigurano il giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.

Silvia Gullino

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