Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera firmata da un lettore che da lungo tempo trascorre le sue vacanze tra l’entroterra andorese e Laigueglia e che desidera sottolineare “quanto la politica sia distante dalle famiglie e dai giovani”.
"Gentile direttore,
da una vita faccio le vacanze nel Ponente Ligure. Ho una piccola casetta nell’entroterra andorese e da quando sono nato faccio interminabili code per passare un week-end o qualche settimana proprio lì a Conna, un paesino arroccato dove non c’è nulla, neanche acqua negli ultimi due anni. Le lunghe giornate estive le passo in spiaggia a Laigueglia, dove, dopo aver perso parecchio tempo a cercare parcheggio, vado a rilassarmi ai Bagni Pino.
Dapprima da ragazzo, poi come adulto, e infine come padre di due figli ormai grandi di 24 e 20 anni. Da ragazzo passavamo il tempo a giocare a biglie e a fare falò sulla spiaggia (oggi entrambe le attività sono vietate), e da giovane padre a giocare con le formine e i castelli di sabbia. Ma quando i ragazzi sono cresciuti, è diventato sempre più difficile trovare qualcosa da fare insieme. Mia figlia si è appassionata alla pallavolo, così abbiamo iniziato ad allenarci sul bagnasciuga. Con un po’ di ingegno, ho montato una rete da pallavolo in acqua per far giocare adulti e ragazzi insieme. Nel tempo quella rudimentale rete si è evoluta con picchetti sempre più ingegnosi e una stabilità davvero strabiliante, diventando un punto di incontro per chiunque avesse voglia di stare insieme. I ragazzi sono cresciuti giocando tutto il giorno con quella rete. Per 15 anni è stata montata a inizio stagione e ha permesso che nascessero amicizie, amori e rapporti tra adulti e ragazzi. È stata una delle poche attività salutari che si potessero svolgere durante il giorno, visto che, mi dispiace dirlo, la Liguria e i liguri offrono ben poco ai turisti, giustificati dalla presenza di un mare molto bello e di turisti stranieri. Altri stabilimenti hanno imitato la mia iniziativa, ed era davvero bello vedere intere compagnie di ragazzi e adulti avvicendarsi in interminabili partite e tornei.
Purtroppo, tutto questo è terminato l’anno scorso quando il Comune di Laigueglia ha emanato una direttiva che praticamente vietava la possibilità di montare reti in acqua, permettendolo solo con un permesso di occupazione di luogo pubblico che richiedeva una SCIA con direttore lavori, certificatore, assicurazioni, pagamento di 2500 euro, certificazione dei materiali… insomma, in politichese ha vietato l’uso delle reti da pallavolo in acqua. Così sono spariti i giovani dalle spiagge e quei pochi che scendevano a ore decenti non sapevano cosa fare.
Il weekend scorso parecchi ragazzi che giocavano con me mi hanno chiesto se potessi fare qualcosa. Dopo aver interpellato la Capitaneria di Porto, che mi ha rimbalzato al Comune, e dopo aver sentito il Comune, che mi ha detto di aver interpellato la Regione ed eseguito quanto questa aveva suggerito, ha terminato la telefonata dicendo che aveva cose molto più importanti da discutere. A me non resta che scrivere questa lettera per sensibilizzare i giornali locali. Questo non cambierà certo le cose, i giovani non verranno più a Laigueglia (ma questo non interessa al Comune perché è pieno di turisti stranieri), ma se venisse pubblicata la mia lettera almeno potrei condividere con i lettori il mio sdegno e forse far vergognare qualche sindaco o assessore.
Quest'anno mi piacerebbe essere ricevuto dal sindaco per capire le motivazioni del divieto, ma questo non accadrà. Se i ragazzi mi daranno una mano, sono disposto a fare una disobbedienza sociale e riprendere a montare le reti, pagando le eventuali multe. Scusate lo sfogo, ma credo non sia accettabile che vengano trattate in questo modo le persone che riempiono le attività produttive di Laigueglia.
Vivo in un paesino senza acqua, pago parecchio per la spiaggia ed il cibo , non trovo dove parcheggiare la mia auto, ma nonostante tutto amo la Liguria, ho cresciuto miei figli qui in estate e voglio combattere per avere un po’ di giustizia”.