Si è visto ieri in Consiglio regionale, con una rissa sfiorata, quanto il tema della nave gasiera che Toti ha pervicacemente immaginato a Vado Ligure sia capace di dividere gli animi e condizionare le sorti politiche. Fatale è stato l'ordine del giorno infilato tra gli argomenti del bilancio per indirizzare il governo regionale ad interim verso interventi concreti per bloccare il trasferimento nel Savonese della Golar Tundra ormeggiata a Piombino (per la precisione oggi si chiama Italis LNG, avendo cambiato nome).
Polemiche, catene umane, proteste plateali, opposizioni di ogni tipo non hanno fatto vacillare Toti, granitico nell'impegno di portare la “Fsru” a quattro chilometri al largo delle coste savonesi. Giusto una settimana fa, dagli arresti domiciliari nella sua villa di Ameglia, incontrando il suo assessore Giacomo Giampedrone, ribadiva la linea dura: "Nessuna marcia indietro sul rigassificatore". E con parole eloquenti, che presagivano quanto accaduto stamane: "Se così fosse, sarebbe un cambio di rotta della maggioranza e se cambia la rotta allora mi dimetto".
Nel contesto della crescente ricerca di soluzioni per l'indipendenza energetica italiana, il presidente della Regione Liguria voleva giocare il ruolo del "duro e puro", a spese del territorio savonese, in questi ultimi anni in fermento antagonista rispetto alle politiche totiane, soprattutto quelle sanitarie che hanno penalizzato la provincia di Savona in modo sistematico. La vicinanza di Vado Ligure e Quiliano con le principali condutture del gas che alimentano il Nord-Ovest dell'Italia era il motivo principale per evitare a Genova un'ulteriore struttura ingombrante come un'unità “Fsru”. C'è poi la facile constatazione che vede in questa rigidità una posizione politica nazionale, o meglio qualche mira oltre la Liguria stessa: la fedeltà alla linea massimalista avrebbe potuto essere premiata, alla fine, da Roma.
Toti ha difeso con vigore la scelta di Vado Ligure, sottolineando come questa decisione fosse guidata dall'efficienza e dalla sicurezza energetica regionale e nazionale. Ha anche cercato di rasserenare le autorità locali e la popolazione sulla sicurezza e l'impatto ambientale minimo della nave rigassificatore, confrontando le preoccupazioni legate all'impatto visivo e ai rischi, spesso esagerati da alcuni detrattori.
Nonostante il sostegno di Toti, il progetto ha incontrato l'opposizione di vari gruppi locali e ambientalisti, preoccupati per l'impatto sulla costa ligure e il rischio per le aree turistiche vicine. In particolare, la vicinanza della struttura alla riserva marina di Bergeggi è stata fonte di preoccupazioni significative, con dibattiti sull'idoneità delle zone di esclusione che potrebbero impattare negativamente sul turismo e sulla pesca locale.
Con le dimissioni di Toti, i comitati "nimby" esultano, ma attualmente l'incartamento sulla pratica rigassificatore è sotto l’esame ambientale della commissione Via del ministero dell’Ambiente e i tecnici dell’ufficio commissariale a Genova sono praticamente paralizzati. Si guarda, invece, alle elezioni: sarà l'autunno probabilmente a dare una risposta concreta alle aspettative dei comitati e degli oppositori del progetto di trasferimento. A meno che, nel frattempo, non arrivi dalla Capitale una indicazione "superiore" di pianificazione energetica nazionale.
La Lega, intanto, può tirare un sospiro di sollievo; nonostante la strenua difesa di Salvini, garantista sul caso giudiziario Toti, politici e maggiorenti liguri leghisti hanno vissuto l'oltranzismo sul rigassificatore come un tema imbarazzante e pernicioso. Ora possono sentirsi completamente smarcati, Edoardo Rixi per primo. Emblematico poi il caso di Angelo Vaccarezza, che con gran tempismo ha abbandonato la Lista Toti prima della tempesta della magistratura, patendo per lunghi mesi l'effetto boomerang del rigassificatore sul proprio bacino elettorale di riferimento, già gravato (ancor prima) da insofferenze asprissime sui temi sanitari e ospedalieri. Il suo ritorno in Forza Italia era stato un'avvisaglia non da poco sullo sgretolamento del "cerchio magico" dell'ormai ex governatore ligure.
Con l'uscita di scena formale di Toti, il centrodestra ligure ha ora tempo (poco) e modo (molto) di riformularsi e reinventarsi in vista del voto amministrativo che, da iter elettorale appena scattato, cadrà in autunno.