Attualità - 21 luglio 2024, 16:43

Nuove frontiere nella lotta al cancro: la scoperta dell’alassina Irene Caffa sull’effetto benefico del digiuno

La ricercatrice, vincitrice del Fondazione Umberto Veronesi Award 2024, sostenuta ora da Airc, ha scoperto l’importanza del digiuno per sbloccare le potenzialità antitumorali di alcuni farmaci normalmente usati per ridurre il colesterolo.

Nuove frontiere nella lotta al cancro: la scoperta dell’alassina Irene Caffa sull’effetto benefico del digiuno

Una sana alimentazione e un ridotto apporto calorico giovano alla salute. Negli ultimi anni, gli studi portati avanti dai ricercatori mettono in luce i benefici della riduzione calorica. In questo contesto, spicca la recente scoperta di Irene Caffa, ricercatrice di Alassio e vincitrice del Fondazione Umberto Veronesi Award 2024 che, una settimana fa, ha anche firmato la piastrella del muretto "E ghe mettu a firma" in vico del Collegio ad Albenga, un riconoscimento per i suoi successi dal territorio di cui è figlia. A lei il merito di aver scoperto, grazie ai suoi studi continui, l’importanza del digiuno per sbloccare le potenzialità antitumorali di alcuni farmaci normalmente usati per ridurre il colesterolo. Scoperta che rappresenta un significativo passo avanti nella lotta contro alcuni tipi di cancro, offrendo nuove speranze e strategie terapeutiche.

Alla dottoressa Caffa abbiamo chiesto di parlarci dei suoi studi e di spiegarci come potranno aiutare la lotta ai tumori.

“Da oltre 10 anni studiamo gli effetti del digiuno e alcune diete ricreano gli stessi effetti del digiuno sulla crescita del tumore. Mentre le cellule sane del nostro organismo reagiscono al digiuno entrando in una sorta di “modalità protetta’, smettendo di proliferare e di crescere, le cellule tumorali non possono farlo – spiega Caffa -. Queste ultime, infatti, hanno bisogno di glucosio, di zuccheri per crescere. Mettendole in condizione di mancanza di nutrienti con il digiuno, le cellule tumorali vanno in crisi, diventando più sensibili ai farmaci oncologici. L’ultimo studio condotto riguarda alcuni farmaci che normalmente vengono utilizzati per altri scopi. Ad esempio, abbiamo individuato una classe di farmaci che hanno la funzione di abbassare il colesterolo o antifungini. In pratica il digiuno ne sblocca il potenziale antitumorale, quindi un farmaco che in una condizione normale non farebbe nulla al tumore, quando associato allo stato di digiuno delle cellule si riesce ad avere un risultato sul tumore”.

Ora la l’ipotesi è quella di seguire dei pazienti oncologici che per loro problematiche assumono già queste tipologie di farmaci, abbinando così dei cicli di dieta per vedere se questa ha un effetto sulla crescita tumorale, oltre a continuare la terapia standard.

“Al momento è attivo un trial di pazienti oncologici che, per 5 giorni al mese, seguono una dieta che ricrea le condizioni del digiuno. Si tratta di un regime alimentare ipocalorico a stampo vegano. Per le restanti 3 settimane si alimentano normalmente. I pazienti sono seguiti dalle nostre nutrizioniste – sottolinea -. Vorremmo ora iniziare con un trial con pazienti oncologici a cui vengono somministrate statine per abbassare il colesterolo. Abbiamo già evidenze che le diete siano sostenibili, agiscono su tutto l’organismo con effetto benefico”.

Irene Caffa sottolinea che “l’alimentazione è molto importante. I pazienti effettueranno anche una blanda attività fisica e seguiranno la terapia farmacologica normale. Il nostro precedente lavoro verteva infatti sulla modalità con cui il digiuno possa rendere più efficaci le terapie che sono già in corso -  spiega - e addirittura possono anche rallentare l’insorgenza di resistenza alle terapie”.

Già il professor Umberto Veronesi aveva sottolineato come l’alimentazione fosse fondamentale nella terapia oncologica, “cosa molto difficile da far comprendere anche in ambito medico - aggiunge la ricercatrice alassina -. Sia Airc che Fondazione Veronesi si impegnano a diffondere uno stile di vita sano facendo divulgazione. Per entrambi io sono stata incaricata più volte di andare nelle scuole nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione sui fattori di rischio, sul fumo ad esempio, e per diffondere la cultura di una corretta alimentazione”.

Irene Caffa è sostenuta sia da Fondazione Veronesi che da Airc. Ha vinto infatti una borsa annuale con Fondazione Veronesi 7 anni fa, poi seguita da un Grant con Airc che sosterrà le sue attività per 5 anni con mezzo milione di euro per la ricerca sul digiuno e il riposizionamento di farmaci, ovvero farmaci già approvati in terapia oncologica.

“La nostra dieta ha subito cambiamenti negativi. Aumentando la cultura della nutrizione e sensibilizzando i giovani, cerchiamo di puntare sull’importanza di una buona alimentazione per tutelare la salute”, conclude la dottoressa Caffa.

È auspicabile che in futuro la materia possa essere insegnata nelle scuole. L’alimentazione forse andrebbe vista proprio come una “cura di prevenzione”, anche se non si possono ignorare che i fattori di rischio e la predisposizione individuale verso certe patologie sono purtroppo realtà.

Maria Gramaglia

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