Attualità - 17 luglio 2024, 08:02

Faccina che bacia! Oggi, 17 luglio, è la giornata mondiale delle emoji

Tutto sulle celebri “faccine”, star della comunicazione nell’era dei social

Faccina che bacia! Oggi, 17 luglio, è la giornata mondiale delle emoji

Faccina allegra, triste o pensierosa? Faccina che bacia, abbraccia o con lacrimuccia? Ma anche gli amatissimi e attesissimi cuoricini.

Sono solo alcune delle emoji che troviamo sui nostri smartphone, disegni diventati sempre più specchio dei tempi e star della comunicazione digitale soprattutto via chat.Per questo ogni anno, il 17 luglio, c’è una giornata dedicata, il World emoji day, istituita nel 2014 da Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia, il sito che raccoglie e cataloga tutte le faccine. La consacrazione arriva nel 2016 con l’ingresso al MoMa.

Se vi chiedete il perché di questa data, ve lo diciamo subito: forse non ci avete mai fatto caso, ma il 17 luglio è proprio il giorno che appare nell’emoji del calendario. Impossibile da dimenticare!Nate ormai oltre 30 anni fa (come evoluzione delle emoticon o smiley composte da caratteri ascii), le emoji hanno come obiettivo quello di rendere più comprensibile lo stato d’animo così come il tono di un messaggio, ma possono anche esprimere interi concetti in modo immediato e divertente. Allegria, amore, tristezza, noia, approvazione e così via.A creare una versione primitiva delle faccine è stato Scott Fahlman, professore di informatica alla Carnegie Mellon University, negli Stati Uniti.

Nel settembre 1982, servendosi dei tre caratteri della tastiera di un computer (due punti, trattino e parentesi tonda) ha usato l’espressione di felicità e tristezza in una comunicazione tra colleghi, con l’intento di distinguere i messaggi scherzosi da quelli seri.Le emoji come le conosciamo, con disegni e grafica, sono nate poi in Giappone negli anni Novanta.

La prima faccina è stata creata da Shigetaka Kurita che lavorava per un’azienda di telecomunicazioni, il primo set di emoji è stato lanciato da un operatore telefonico che lo rese disponibile su un servizio per telefoni e diversi anni dopo convinse Apple ad inserire le emoji all’interno dell’iPhone.Che cosa significa emoji? La derivazione è dal giapponese, il Paese che ha definitivamente lanciato il fenomeno delle emoji.

La “e” sta per “immagine” e “moji” sta per “carattere”, un lemma che descrive perfettamente il significato di questo strumento.Ma qual è quella più usata? Secondo diversi studi, l’emoji che ride con le lacrime è la più popolare al mondo. Inoltre, una recente sentenza ha stabilito, con grande stupore di tutti, come quella con il pollice in su possa addirittura valere come firma su un contratto, quindi occhio a come rispondete!Nel 2017 è addirittura uscito al cinema “Emoji - Accendi le emozioni”. Il film è un viaggio dentro il telefonino.

Qui conosceremo Gene, emoji (sì, le emoji di whatsapp che usiamo per mandare i messaggi!) che non riesce ad essere un “Bah”, perché ha la capacità di esprimere più emozioni, distinguendosi dalle altre emoji, costantemente bloccate alla loro espressione di riferimento a prescindere da cosa stiano provando dentro.Per questo, compie un viaggio all’interno del telefonino di un adolescente, Alex, segretamente innamorato di una sua coetanea.Lo seguiremo attraverso app e giochi, sia quelli più recenti (come Candy Crush) sia quelli di vecchia data come Pong (uno dei primissimi videogiochi) e le carte.

Questi ultimi sono relegati in uno scantinato a dimostrazione che non servono davvero più. Il regista statunitense Anthony Leondis ha costruito una vera e propria fiaba moderna, usando il linguaggio che meglio rappresenta il nostro nuovo modo di comunicare.C’erano una volta i geroglifici egizi, oggi sono le emoji, le vere protagoniste a cui si affidano le espressioni dei sentimenti nella messaggistica istantanea. Erano troppo avanti loro o stiamo andando indietro noi? Ricorsi storici a parte, il racconto è ben costruito, coinvolgente fino all’ultimo istante.

Non ha tralasciato alcun particolare e ci mostra persino le classiche scene piene di giovani alienati, chiusi come in una gabbia nel loro smartphone. Le famose “faccine” sono, infatti, entrate nell’immaginario collettivo, grazie all’abbondante (eccessivo) uso che se ne fa.In tutto questo, però, i veri sentimenti non sono scomparsi: anche se passiamo gran parte del tempo a digitare mail ed sms dietro una tastiera, quando siamo in presenza della persona che ci piace arrossiamo ancora.

Silvia Gullino

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