Attualità - 17 luglio 2024, 11:09

Anche Milano ricorda le piccole vittime della tragedia della motobarca “Annamaria”

Il comune lombardo ha deposto una corona di fiori sul monumento funebre del Cimitero Maggiore

Anche Milano ricorda le piccole vittime della tragedia della motobarca “Annamaria”

Questa mattina l’assessora ai Servizi civici e generali Gaia Romani, in occasione del 77º anniversario della tragedia di Albenga, ha deposto una corona di fiori sul monumento funebre dedicato alle piccole vittime, all'interno del Cimitero Maggiore.

Era il tardo pomeriggio del 16 luglio 1947 quando la motobarca “Annamaria”, con a bordo 84 bambini, tutti maschi dai 4 agli 8 anni, si inabissò a poche decine di metri dalla costa. L’imbarcazione stava portando i piccoli, in gran parte milanesi orfani di guerra e ospiti della colonia della solidarietà nazionale di Loano, in gita all’isola Gallinara (SV), quando urtò un palo di ferro e iniziò ad imbarcare acqua. Mentre l’Annamaria si inabissava rapidamente, alcuni bambini riuscirono a raggiungere la riva a nuoto, altri furono tratti in salvo, ma per la maggior parte di loro non ci fu nulla da fare. Nel tragico incidente, infatti, le vittime furono 48, di cui 44 bimbi.

Le immagini delle piccole salme allineate scossero il Paese intero, che ricorda quella tragedia come il più grave disastro del dopoguerra in cui hanno perso la vita dei bambini. I funerali delle piccole vittime si svolsero in Duomo, alla presenza dell’allora sindaco di Milano Antonio Greppi, di tutto il Consiglio comunale e di una folla silenziosa e commossa.

“Anche quest’anno – afferma l’assessora Gaia Romani – ho voluto essere qui a commemorare il terribile e ingiusto dramma che spazzò via così tante piccole vite. Un’occasione per fare memoria e ricordare come quella di Albenga fu una tragedia che scosse un’intera comunità che, 77 anni fa, si strinse nel dolore e mostrò il suo grande cuore. Oggi, assieme alle vittime dell’incidente, infatti, ricordiamo anche il coraggio e la solidarietà dimostrata da tutti coloro che non esitarono a gettarsi in acqua nella volontà di salvare vite, come di quanti si attivarono per offrire indumenti e ospitalità”.

Christian Flammia

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