Sanità - 12 giugno 2024, 15:30

In pensione Roberto Lerza, primario al PS del San Paolo di Savona : "Il covid un'esperienza che mai avrei pensato di vivere"

Lerza lascia il Pronto Soccorso dal 1° luglio dopo 24 anni, un arco di tempo che ha visto la sanità travolta da cambiamenti legislativi, organizzativi con sempre meno risorse e con l'esperienza della pandemia

Roberto Lerza con la caposala del Pronto soccorso savonese

Roberto Lerza con la caposala del Pronto soccorso savonese

La difficoltà di lavorare con la carenza di personale, il periodo del covid e la vicinanza della città a medici e infermieri, poi le aggressioni verbali e fisiche, la mancanza di medici e sempre meno laureati che si iscrivono alla scuola di specialità. Roberto Lerza, dopo 24 anni, lascerà la guida del  Pronto Soccorso a fine giugno e sono tante le cose he ha da raccontare.

Direttore Struttura complessa Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza e del Dipartimento emergenza urgenza Lerza, 65 anni, dal 1 luglio andrà in pensione. Prima di arrivare al San Paolo è stato medico ai pronto soccorso di ospedali come il San Martino e del Levante ligure.

Il primario si appresta a lasciare un ospedale che si pone come primo ospedale per accessi al Pronto soccorso, (nel 2022 sono stati 50.820) con un carico di afflussi ultimamente in aumento, ai livelli del periodo pre covid. "Ho assunto l'incarico il 1° aprile del 2000 e non era un pesce – sorride  Lerza – A parte le battute credo che il pronto soccorso abbia avuto ottimi risultati in questi anni, abbiamo ottenuto indicatori di efficienza  che sono i migliori in Liguria per i tempi di attesa e di gestione. Purtroppo alla lunga, questo ci si ritorce contro; vengono anche da altri ospedali persone che non trovano risposte sul territorio, a maggio e giugno facciamo i numeri che si facevano ad agosto".

Negli anni di primariato anche Lerza ha dovuto gestire l'emergenza covid con i colleghi dell'Asl2. "Se è stata gestita bene l'emergenza pandemica? Secondo me tutto sommato sì per come si era preparati e vedendo anche cosa era successo in Lombardia, dove c'è una sanità pubblica mista col privato – prosegue Lerza - Durante il covid non ho mai avuto l'impressione di essere abbandonato. Credo che il dottor Cavagnaro, Garra, Esposito, Ratto e le persone che in quel momento  dovevano gestire l'emergenza, dal punto di vista organizzativo abbiano saputo tenere la barra dritta. Noi abbiamo sempre avuto la sensazione di essere sostenuti e anche il mio reparto è stato estremamente efficiente. C'era paura, ma nessuno si è imboscato, tutti si sono assunti ogni responsabilità e hanno fatto la loro parte senza risparmiarsi. Mi spiacerebbe se questo gruppo di lavoro si sgretolasse piano piano".  

Dopo il covid, però le cose sono tornate come prima, anzi forse sono peggiorate per ciò che riguarda l'atteggiamento di molti cittadini nei confronti del personale del Pronto Soccorso. "Basta leggere le cronache – spiega Lerza - siamo passati da un estremo all'altro, dall'essere definiti 'angeli e 'eroi' durante il covid alla situazione attuale con la gente arrabbiata che se la prende con medici e infermieri. C'erano pasticcerie e panetterie che ci mandavano i pasticcini, la focaccia, tutta la città ci faceva sentire la sua vicinanza e partecipava a quel sacrificio che abbiamo fatto; l'ospedale era un punto di riferimento. Ora è peggio del periodo pre covid. Ora, la gente non trova risposte sul territorio, viene al Pronto soccorso arrabbiata e si sfoga con noi Le aggressioni verbali a medici e infermieri ormai non si contano più e ci sono state anche quelle fisiche".

Un'esperienza difficile sia fisicamente che psicologicamente quella della pandemia ma che ha avuto anche risvolti positivi. "Il covid indubbiamente è stato una di quelle esperienze che mai  avrei pensato di vivere – afferma Lerza - ma ci è servito per migliorare la nostra professionalità, abbiamo imparato a ventilare ad arricchire le nostre competenze". 

Ora ad influire sul Pronto soccorso come in altri reparti ospedalieri è la mancanza di medici specialisti che vogliano intraprendere a carriera in Pronto soccorso fatta di turni pesanti e rischi. "Fino a poco giorni fa il direttore della scuola ci mandava uno specializzando – continua Lerza -  ma in genere sono specializzandi di Genova o di fuori regione ed è difficile che restino se hanno possibilità di trovare lavoro vicino a casa. Il problema è che ci sono poche iscrizioni alla scuola di specialità di medicina di emergenza urgenza. Il nostro è ancora l'unico ospedale che non ha cooperative, e abbiamo ancora medici dipendenti. Mi auguro che non cambi, ma un medico andrà in pensione e due si sono trasferiti e siamo sotto di cinque unità".

Da luglio Roberto Lerza si godrà la pensione. "Mi hanno chiesto  di rimanere – conclude - ma  credo sia ora di fermarmi. Quando sono entrato non l'avrei mai pensato, ma il lavoro è molto cambiato".

Elena Romanato

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