Nuovo appuntamento con la rassegna "Finale Aperto - Dibattiti sul presente", a cura di Mimmo Lombezzi e con il patrocinio del comune di Finale Ligure. Sabato 8 agosto, alle ore 21, presso l'Auditorium di Santa Caterina in Finalborgo, in collaborazione con l'Associazione Italia-Israele di Savona, verrà proiettato il docufilm #Nova sull'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023
#Nova, il docufilm sull'attacco terroristico di Hamas al rave israeliano organizzato ai confini con la Striscia di Gaza, racconta lo scempio di un'alba estrema. Quella in cui la gioventù israeliana più bella, laica e trasgressiva incrocia il terrore e la morte per mano di coetanei palestinesi dominati da tutt'altri sentimenti. Odio in purezza. I killer di Hamas bucano i confini e sparano senza ritegno, senza altra logica che sia quella della carneficina o del ricatto: 367 morti, 34 rapiti.
L'essenza di un odio antiebraico che non è mai tramontato, che serpeggia ancora sotto traccia nelle nostre società". Il merito del regista Dan Pèer è raccontare la strage "con realismo e pudore", rispettando "la dignità" delle vittime sotto assedio.
Decine di video e vocali recuperati dagli smartphone dei ragazzi intrecciano un racconto cronologico nella cui narrazione convergono anche le immagini messe in rete dagli assalitori, la furiosa corsa di moto e pick up verso un obiettivo insperato. Perché gli aggressori sono ignari del rave, semplicemente se lo trovano davanti. Un luogo neppure immaginato dove uccidere o rapire a piacimento. Ecco Noa Argamani (la 25enne diventata un simbolo) mentre viene caricata su un motorino. Ecco gli altri ostaggi catturati (e non ancora tornati).
Cinquantadue minuti di proiezione condensano sette ore di follia, dai primi razzi lanciati all'alba da Hamas, quando ancora impazza la musica trascinante dei dj brasiliani di Universo Paralello, alla ricognizione dell'esercito nel campo devastato, dove i corpi giacciono in nascondigli senza fondamento dietro i frigoriferi delle bibite o i fusti delle birre, o nelle auto crivellate dai kalashnikov ai margini della strada. In mezzo, c'è tutto il resto, cioè l'abisso che progressivamente si spalanca, una discesa agli inferi che si realizza per gradi.
Il docufilm (realizzato da Yes Studios) mostra innocenza e terrore. L'allenato ottimismo di chi guarda ai primi missili intercettati come a "fuochi d'artificio"; la lenta presa d'atto che la festa è finita; gli inviti della security ad abbandonare l'area; la casualità del destino che falcia i primi e gli ultimi. I miliziani di Hamas giustiziano sia chi parte subito in auto (e non può ancora immaginare la profondità dell'infiltrazione), sia chi resta al campo base progressivamente accerchiato (in vana attesa di esercito e polizia, beffati dal raid). Nella giornata che segna la bancarotta della sicurezza israeliana, lo stupore e l'incredulità dei ragazzi traspare in invocazioni e preghiere, in chiamate disperate a casa del tipo: "Se muoio, sappiate che vi voglio bene".
Si salvano gli indecisi della prima ora, quelli che abbandonano le auto in un improvvisato cimitero a bordo rave e si buttano nei campi, nei boschetti, tra gli arbusti. I video più intensi sono girati tra terra e rovi. Inquadrano facce e corpi: chi è in panico, chi imita una corrispondenza per la tv, chi si automotiva, chi piange, chi scatta in una corsa disperata tra le zolle con le raffiche dei mitra per colonna sonora. Ma la pietas non muore: "Non possiamo passare sopra i corpi", risponde un ragazzo, in auto, al compagno che gli chiede di accelerare. In almeno duemila sopravvivono all'oltraggio di Hamas: saranno le voci dall'abisso per le future generazioni.