Attualità - 05 giugno 2024, 17:14

Decreto liste d'attesa, Cgil Savona: "Propaganda elettorale, si spostano risorse dal pubblico al privato"

"Solo nel Savonese mancano circa 100 infermieri e oss: giusto velocizzare l’erogazione delle prestazioni sanitarie ma non utilizzare il bisogno di salute dei cittadini per spostare consenso politico"

Decreto liste d'attesa, Cgil Savona: "Propaganda elettorale, si spostano risorse dal pubblico al privato"

"Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge per abbattere le liste di attesa senza prevedere la relativa copertura economica. Un decreto senza risorse difficilmente servirà ad aumentare il numero di prestazioni del servizio sanitario nazionale e colmare così il bisogno di salute di cittadine e cittadini".

Lo dice, in una nota, la Cgil provinciale di Savona, in riferimento alla misura prevista dal Governo Meloni nel cosiddetto "decreto Schillaci" presentata e approvata nella mattinata di ieri (4 maggio, ndr) in Consiglio dei Ministri, definito dal sindacato "un topolino" partorito "a pochi giorni dalle elezioni".

Ma l'accusa non è solo nei confronti del governo nazionale: "Nel mentre la Regione Liguria continua a non mantenere gli impegni presi sul territorio sul tema socio sanitario contribuendo al suo depotenziamento soprattutto nelle aree interne. Ricordiamo ancora una volta che in Italia negli ultimi 3 anni sono stati tagliati circa 30 mila posti letto nella rete ospedaliera e nel SSN", affermano dalla Camera del Lavoro savonese.

"Sono sempre di più i cittadini che decidono di non curarsi oppure rimandare le cure - aggiungono - In Liguria sono circa 100mila i pazienti che si rivolgono altrove e in Provincia di Savona si moltiplicano i Comuni dove non ci sono nemmeno più i medici di base. Da due anni la provincia savonese attende la riapertura di servizi chiusi in epoca covid per i quali si era impegnato in prima persona il presidente Toti: il punto nascite di Pietra Ligure, il Primo Intervento H24 di Cairo Montenotte e Albenga. Niente è stato fatto, anzi, in attesa dei privati, si è continuato a disinvestire sulla sanità territoriale smantellando e spolpando due ospedali, Cairo Montenotte e Albenga".

"Nel nuovo intervento del Governo per l’abbattimento delle liste di attesa non vi è e non vi sarà uno stanziamento di risorse aggiuntive a favore del fondo sanitario - proseguono da Cgil Savona - Quindi le risorse in più destinate ai privati vanno attinte da quelle che oggi sono destinate al funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale. Quello che doveva essere un decreto per affrontare l’annosa questione delle liste d’attesa, e ne sanno qualcosa i liguri, si sgonfia di aspettative, finendo per prevedere cose che sono già, e in gran parte, previste dal Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa (PINGLA) 2019-2021 come le classi di priorità per le prescrizioni (urgente, breve, differibile  e programmata), il CUP unico regionale con tutte le agende di prenotazione delle prestazioni disponibili - sia del pubblico che del privato convenzionato -, il sistema di monitoraggio, le disdette delle prenotazioni, i percorsi di tutela, il divieto di liste chiuse. E’ l’ennesimo spot elettorale a pochi giorni dal voto Europeo e Comunale ma che non risolve nulla sul versante sanitario e socio sanitario".

"Ci sarebbe voluto ben altro - secondo il sindacato savonese - a partire dalla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari, nuove assunzioni, una nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria capace di garantire non solo prestazioni, l’effettiva presa in carico dei bisogni di salute delle persone. A Savona e provincia, in Asl 2, mancano circa 100 infermieri oltre a tecnici di laboratorio e medici e oltre 100 operatori socio sanitari (OSS) che potrebbero essere inseriti attraverso la graduatoria regionale già presente ma che scade a fine settembre 2024, tra pochi, pochissimi mesi. Se, infatti, è cosa buona giusta velocizzare l’erogazione delle prestazioni sanitarie, dagli accertamenti strumentali alle visite di medici specialisti, è assai sbagliato utilizzare il bisogno di salute di cittadini e cittadine per spostare consenso politico e risorse - già scarse - dalla sanità pubblica a quella privata. Questo è il reale obiettivo del testo normativo".

La via da seguire non può essere che quella di restituire al servizio sanitario nazionale le risorse che mancano per la Cgil. "Lo chiediamo da tempo: occorre aumentare il finanziamento pubblico, oltre a quanto già previsto, di almeno 5 miliardi l’anno per i prossimi dieci anni per garantire il potenziamento dei necessari servizi di prevenzione, ospedalieri e territoriali al fine di garantire l’erogazione uniforme dei Lea, l’accesso equo alle innovazioni e il rilancio delle politiche del personale sanitario che è quello che sta soffrendo di più. Tutto il resto è ascrivibile alla concomitanza della campagna elettorale".

Redazione

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