Al Direttore - 04 giugno 2024, 15:08

Indagine corruzione in regione, Arnaldi (Fischia il Vento): "C'è un caso Toti... O no?"

Il presidente dell'associazione lancia l'appello per una "rivoluzione morale: i politici tornino a regolare le proprie azioni pubbliche su ciò che è opportuno, e non solo legittimo"

Indagine corruzione in regione, Arnaldi (Fischia il Vento): "C'è un caso Toti... O no?"

Riceviamo e pubblichiamo le seguenti considerazioni del presidente dell'associazione culturale "Fischia il Vento", Giuliano Arnaldi, sull'indagine per presunta corruzione che ha coinvolto i vertici di Regione Liguria.

"La vicenda Toti riporta al centro della discussione civile (prima che politica) la questione morale.

Per onestà intellettuale bisogna fare alcune premesse.

Il problema non è Toti, o la sua parte, ma l’intero rapporto tra politica e affari. Ne è ultima prova il fatto che da destra come da sinistra i politici si difendono sostenendo che ogni finanziamento (compresi orologi, soggiorni di lusso e accompagnatrici) è stato pubblicamente dichiarato tra le spese elettorali. Consiglieri di opposizione considerano normale il fatto di avere ricevuto oltre il 60% dei propri contributi elettorali da una delle aziende finite nell’inchiesta Toti, legata al mondo dei rifiuti, e che mettere in discussione questo fatto sia  qualunquista.

Dai media si apprende che il caso Toti nasce ascoltando intercettazioni provenienti da un’altra inchiesta, e riferite allo smaltimento dei rifiuti nel Savonese. E’ nel Savonese che si sono consumate le vicende più emblematiche e sorprendenti riferite a commistioni tra “destra” e “cosiddetta sinistra”: Vado Ligure, Varazze, Provincia di Savona, guarda caso realtà territoriali strategiche per il sistema rifiuti. 

Sempre nel Savonese si consuma l’altro filone dell’inchiesta, quello riferito al presunto scaldalo edilizio di Punta dell’Olmo, sito quindi a Celle Ligure; fatti traggono origine dalla antica e irrisolta vicenda noto come “Ex Colonie Milanesi; Celle Ligure è da sempre governata dalla “Sinistra”, sulla base di un consenso che ha preso sempre più le sembianze di singole persone piuttosto che di una appartenenza  ideale.

Sempre nel Savonese si consumano vicende giudiziarie, civili e penali che riguardano direttamente l’ambiente PD, che obiettivamente ha condizionato direttamente e indirettamente negli ultimi decenni la direzione politica ed amministrativa di enti, partecipate.

Detto questo, ci paiono doverose alcune considerazioni, essendo la nostra Associazione autenticamente incardinata sui valori della Resistenza e delle Repubblica e considerando questo legame impegno morale indissolubile e non sono commemorativo.

I politici, ed in genere tutti i cittadini, tornino a regolare le proprie azioni pubbliche su ciò che è opportuno, e non solo legittimo; é la prima condizione per riconquistare quella autorevolezza che è l’unico, vero ed efficace rimedio contro il dilagare del populismo e del qualunquismo.

Si torni a considerare l’amministrazione della Cosa Pubblica un impegno morale e civile, e non l’occasione per acquisire ricchezze e prestigio personale, anche allontanando coloro che sono coinvolti in vicende giudiziarie legate alla amministrazione della Cosa Pubblica. 

I Partigiani, i Costituenti, ci hanno insegnato che la politica non deve essere merce, anche allontanando coloro che sono coinvolti in vicende giudiziarie legate alla amministrazione della Cosa Pubblica. 

Onorando lo spirito Partigiano che ci caratterizza vogliamo essere propositivi , e rinnoviamo una proposta fatta già anni fa: le persone incaricate direttamente o indirettamente, da soggetti politici e istituzionali, di amministrare enti, partecipate, fondazioni e altri soggetti del cosiddetto “sottogoverno” non siano più politici o ex politici, ma professionisti individuati in albi appositamente costituiti in modo trasparente, in base alle specifiche professionalità.

Chiediamo pubblicamente alle associazioni, a partire da quelle Partigiane, ai partiti politici e a tutti coloro che hanno sinceramente a cuore il futuro della nostra Democrazia di condividere questo appello.

Chiediamo ai giornalisti, per definizione voce libera e indipendente, di dare voce a questo punto di vista, almeno per la parte che si riferisce agli innegabili fatti narrati nella premessa". 

Lettera firmata

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