Ripercorre il caso "Scurati, chiede un applauso per lui, e si rivolge direttamente al presidente del Consiglio Meloni, il sindaco Marco Russo, nel suo discorso per celebrare il 24 aprile, quando i partigiani entrarono a Savona.
"Abbiamo bisogno che chi ricopre cariche pubbliche a qualsiasi livello - dice Russo - a maggior ragione ai vertici istituzionali, dica chiaramente che il fascismo è stato il buio della notte più tetra e non deve più ritornare “sotto qualsiasi forma”. E, con qualche problema di audio all'inizio dell'intervento, poi risolto, cita il caso dello scrittore Scurati e il suo discorso censurato in Rai.
Dopo il sindaco Russo ha parlato il professor Alberto De Bernardi dell'Università di Bologna e l'intervento della studentessa Giulia Gosio della III D al liceo Grassi per ricordare i 50 anni di un monumento e di una piazza che rappresentano uno dei simboli della città.
I cortei della fiaccolata sono partiti introno alle 20,15 da quattro quartieri della città: Villapiana, con concentramento alla SMS Macchinisti e fuochisti 24 aprile, Lavagnola dalla Sms Libertà e Lavoro, dalla Sms Fornaci all'omonimo quartiere e dalla Rocca di Legino con concentramento di fronte alla Sms Contadini e operai.
L'arrivo dei cortei dopo le 21 in piazza Martiri dove, ad attenderli, c'era una proiezione su uno dei palazzi di piazza Martiri sul quale si legge la scritta “25 aprile Savona resiste”; in piazza era presente anche un mega schermo sul quale è stato mandato il video con l'inaugurazione del Monumento alla Resistenza dello scultore Agenore Fabbri 50 anni fa.
Quel giorno sul palco l’allora sindaco Carlo Zanelli, politici e amministratori dell’epoca, tra cui spicca la figura di Sandro Pertini che da lì a pochi anni sarebbe diventato Presidente della Repubblica. Il video dell'inaugurazione era stato girato da Mauro Cerulli, all'epoca studente 19enne di Giurisprudenza.
IL DISCORSO COMPLETO DEL SINDACO RUSSO
Saluto e ringrazio le Autorità Civili, Militari e Religiose presenti. Saluto e ringrazio tutti i cittadini intervenuti, che rendono viva questa cerimonia. Saluto e ringrazio ANPI, FVL, ANED, ISREC per l'importante lavoro che svolgono. Saluto il prof. Alberto De Bernardi, che ringrazio per aver accettato di pronunciare l'orazione ufficiale.
Saluto e ringrazio Giulia Gosio, della Terza Liceo Scientifico, che prenderà la parola dopo di me. Permettetemi ancora di inviare da qui un saluto ad Antonio Scurati: vorrei che da questa piazza si levi un applauso per lui in segno di saluto, di ringraziamento e di solidarietà, perché le sue parole non sono cadute nel vuoto.
Signora Presidente del Consiglio pronunci la parola “antifascismo”, riconosca che l’antifascismo e la lotta partigiana hanno segnato la fine delle tenebre del ventennio fascista e l’inizio del riscatto del nostro paese nel segno della Repubblica Democratica e della Costituzione.
Le chiedo, le chiediamo tutti di farlo perché abbiamo bisogno di ritrovarci tutti in questo principio, che poi è la Costituzione; abbiamo bisogno che chi ricopre cariche pubbliche a qualsiasi livello, a maggior ragione ai vertici istituzionali, dica chiaramente che il fascismo è stato il buio della notte più tetra e non deve più ritornare “sotto qualsiasi forma”; abbiamo bisogno di accantonare finalmente ogni incertezza e opacità e riconoscere definitivamente che l'antifascismo – che non è un termine generico, come è stato detto - è la base del patto civico di unità del paese suggellato dalla Costituzione.
Presidente, il 24 Aprile è la data simbolo della Liberazione della nostra città, la pietra più grande della collana della memoria: 27 gennaio - 1 marzo - 5 aprile – 4-5 agosto – 1 novembre - 27 dicembre. La chiamiamo la collana della memoria perchè definisce l'identità democratica della città e disegna la medaglia d'oro alla Resistenza. Vede Presidente, questa è la nostra identità collettiva in cui si vuole riconoscere la nostra comunità: pronunci la parola “antifascismo” e celebri il 25 aprile. Quest’anno Savona vive un momento importante, perché ci stiamo preparando, con il nostro territorio, a candidarci a capitale italiana della cultura, con “Nuove Rotte per la cultura”. Le nuove rotte si collocano nel solco della nostra storia, ci consentono di riscoprire i tratti profondi della nostra identità e ci preparano a interpretare la nuove sfide del futuro. E non c’è dubbio che questa data sia un tratto fondamentale della nostra identità, perchè la cultura antifascista e democratica contraddistingue la nostra comunità civile.
Questa dunque è una rotta che dobbiamo continuare a perseguire, perchè le sfide della democrazia, della solidarietà, della pace, della uguaglianza, della libertà, della coesione sociale, siano sfide sempre aperte e mai vinte definitivamente. Stasera ci troviamo qui a fianco del Monumento alla Resistenza, inaugurato cinquant'anni fa, il 20 aprile 1974, e abbiamo visto le bellissime immagini della inaugurazione, con i savonesi che hanno gremito questa piazza ascoltando il discorso di Sandro Pertini. Per questo ringrazio i fratelli Cerulli per avercelo proposto.
Quest'uomo, forgiato da Agenore Fabbri, porta i segni della sofferenza, delle ferite, della lotta, che però non soffocano la voglia di libertà. È nudo, segno della umiliazione dell'oppressione, della miseria causata dalla dittatura, ma anche segno dell'essenza dell'uomo e della donna, senza differenze sociali, economiche, culturali.
Lo costringono le sbarre dell'oppressione, della coercizione, della violenza, ma anche del conformismo, della indifferenza, della pavidità, della incapacità di riconoscere il vero volto della dittatura. Per allargare queste sbarre occorre, prima di tutto, la capacità di vederle, di riconoscerle; poi occorre la lucidità di capire che possono e devono essere abbattute; infine occorre la forza, non solo fisica ma morale, civile di vincerle. Ecco perchè questo monumento è il simbolo della Savona antifascista, il simbolo della nostra lotta di liberazione, e i tanti savonesi presenti alla sua inaugurazione e i savonesi presenti oggi lo dimostrano.
Allora insisto: signora Presidente, pronunci la parola “antifascismo” e lo riconosca come base della nostra democrazia. L'antifascismo e la lotta di liberazione – lo ripetiamo spesso – sono stati condotti non da eroi ma da uomini e donne come noi che però hanno saputo riconoscere e poi allargare quelle sbarre. E qui non possiamo non ricordare Matteotti, di cui ricorrono i cento ani della morte.
Quest'uomo, il 30 maggio 1924, in una Camera dei deputati nera, dominata dai fascisti, si alza, prende la parola e dice: “l'elezione secondo noi, è essenzialmente non valida”; aggiunge: “nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà. Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questo quesito, se cioè egli approvava o non approvava la politica o per meglio dire il regime del Governo fascista”. Subisce decine di interruzioni, di intimidazioni, di aggressioni verbali e minacce, ma prosegue con fermezza e fierezza, consapevole dei rischi, argomentando in modo puntuale la denuncia delle violenze fasciste.
Questo discorso, questa voce dissonante rispetto al coro fascista, questo segno di colore nel nero della Camera fascista dell'incipiente dittatura, sono costate la vita all'on. Matteotti, barbaramente trucidato dal regime fascista. Signora Presidente, pronunci la parola “antifascismo” e lo riconosca come base della nostra democrazia.
Ma se l'esempio dell'on. Matteotti può sembrare troppo distante da noi perchè uomo speciale, allora pensiamo agli operai degli scioperi del 1944, di cui ricorrono gli ottanta anni, forse non istruiti ma nutriti della cultura del lavoro e della solidarietà, che hanno sfidato il regime nazifascista pagando con la deportazione e spesso la morte. Come Jolanda, operaia, che nello sciopero del 1 marzo, davanti a fascisti e tedeschi afferma con coraggio “siamo madri e spose che hanno dato figli e mariti alla patria. Perciò abbiamo diritto di stare in prima fila e chiedere la fine della guerra”.
Oppure pensiamo anche alla semplicità eroica di Sefano Peluffo che, il giorno prima di essere fucilato nel fossato del Priamar, il 1 novembre di ottanta anni fa, scrive ai genitori e fratelli “vi scrivo in questi ultimi istanti della mia vita. Muoio contento di aver fatto il mio dovere”. Signora Presidente, insisto, pronunci la parola “antifascista” e lo riconosca come base della nostra democrazia. La storia della nostra città ha onorato la medaglia d’oro per la Resistenza, anche dopo la Liberazione.
In questo contesto non possiamo dimenticare la vicenda delle bombe di Savona, di cui ricorrono i cinquant'anni. Una vicenda oscura, in cui la nostra città di provincia si è vista attraversata dalle cupe trame della strategia della tensione che ha segnato il paese, in cui le ombre neofasciste si sono proiettate anche nei nostri luoghi cittadini.
Ebbene, in quel periodo la nostra città ha saputo mostrare la sua cifra civile e il suo tessuto democratico, con una vigorosa risposta sociale. Associazioni, sindacati, partiti, singoli cittadini si sono stretti intorno alla loro città, ai luoghi della comunità. Ancora una volta Savona ha vinto il fascismo.
Ma la nostra comunità civile si dimostra ogni anno capace di interpretare i valori costituzionali della libertà e della democrazia. Alcune settimane fa abbiamo consegnato ad ogni bambino straniero nato a Savona l’attestato di cittadinanza onoraria: ovviamente un atto puramente simbolico, voluto dal consiglio comunale, purtroppo non all’unanimità, che però vuole dire ai bambini e ai loro genitori – ai quali abbiamo consegnato la Costituzione e lo Statuto del Comune - che fanno parte della nostra comunità e la arricchiscono.
Ma così vogliamo anche chiedere al Parlamento di agire, perchè su questa come in molte altre materie si dimostra lontano dalla vita reale e dalle esigenze delle comunità territoriali. Non posso descrivervi l’emozione di vedere la sala rossa gremita di bimbi e loro genitori di ogni nazionalità – dalla Romania alla Nigeria, dall'Albania al Bangladesh, dall'Egitto al Perù –; non posso descrivervi l’emozione di sentire il vociare dei bimbi; non posso descrivervi l’emozione di vedere la commozione negli occhi dei genitori. Nel nostro piccolo proviamo ad interpretare l'art. 3 della Costituzione, impegnandoci a costruire una comunità civile, coesa, che accoglie e valorizza le differenze nella condivisione dei beni comuni.
Nelle ultime settimane ci sono state tre occasioni in cui sono stato invitato ad eventi che hanno visto la partecipazione anche dei rappresentati delle religioni presenti in città: la celebrazione della conclusione del Sinodo della Chiesa cattolica, che ha visto partecipare anche le altre chiese cristiane; la festa di conclusione del Ramadan cui hanno preso parte anche il Vescovo e i rappresentanti di altre religioni presenti in Savona; il Grano della fraternità, anche quest'anno organizzato dalle scuole dove i bambini consegnano le piantine di grano curate da loro ai rappresentanti delle religioni e al Sindaco.
In un contesto di guerra, in cui l’Europa assiste impotente a gravissimi eccidi, privi di ogni ragione, in cui si continua a ricorrere alla guerra per risolvere le controversie, in realtà complicandole; mentre muoiono donne, bambini, uomini, anziani, vogliamo consolidare i fondamenti della pace: Savona, come l’Italia, ripudia la guerra, costruisce ponti, dialogo, per condividere una comunità plurale.
Spesso incontro medici, inferieri, tecnici, personale sanitario, del nostro Ospedale san Paolo o del servizio territoriale, tutte persone di grande competenza, capacità innovativa e qualità umana. Ma soprattutto persone che dimostrano grande attaccamento al Servizio Sanitario Nazionale. Dobbiamo ricordarci di loro non solo per il Covid ma per il servizio che svolgono ogni giorno.
Per questo da questa piazza, a fianco di questo monumento, voglio unire la mia voce, la nostra voce, all'appello degli scienziati a favore del SSN che, come dice l'appello, “funziona non solo a tutela della salute ma contribuisce alla coesione sociale” e applica il principio fissato nella nostra Costituzione. Due mesi fa, per iniziativa di Libera, abbiamo inaugurato il Giardino dei giusti nel nostro Prolungamento, cui hanno concorso 12 scuole, 15 tra enti e associazioni, che hanno scelto un “giusto”: in questo modo ora esiste nella nostra città un luogo ricco, luminoso, prezioso, in cui la nostra comunità ha individuato i propri testimoni di giustizia, di legalità, di democrazia, di uguaglianza. Così interpretiamo i valori della Costituzione .
Questo è il solco delle nuove rotte - culturali, sociali, economiche, generazionali – che vogliamo interpretare. Savona è come una nave, forgiata dalla sua storia, dalla sua cultura democratica, inclusiva, antifascista, solidale, del lavoro; una nave dotata di un equipaggio – tutti voi - variegato per età, cultura, religione, abilità, tradizioni; una nave che ha un obiettivo, intercettare queste nuove rotte, e lo persegue con fiducia e speranza.
Questa nave, che ha nel 25 aprile un riferimento sicuro, è partita per queste nuove rotte che la condurranno nel futuro. Viva il 25 aprile, viva la Costituzione, viva Savona medaglia d'oro alla resistenza.