Attualità - 06 aprile 2024, 15:42

Sanità pubblica, Sartor: "Tenuti all'oscuro del dato reale della privatizzazione, non sono circolate le corrette informazioni"

Nel convengo organizzato da Cub e Medicina Democratica, la già docente dell'Università di Milano ha affrontato il tema di una sanità che va sempre più verso il privato, sul modello lombardo

Sanità pubblica, Sartor: "Tenuti all'oscuro del dato reale della privatizzazione, non sono circolate le corrette informazioni"

Sanità, trasporto pubblico, acqua pubblica e lavoro precario sono alcuni dei temi affrontati nel convegno di oggi (6 aprile, ndr) organizzato da Cub e Medicina Democratica al campus di Legino dal titolo "Privati di tutto. Come difendere  servizi pubblici e reddito dalla speculazione privata". 

Molti gli interventi, per un convengo che si estende per tutta la giornata odierna. Tra i relatori Maria Elisa Sartor, collegata online, già docente di Organizzazione Sanitaria all'Università di Milano che, partendo dall'esempio della Lombardia ha evidenziato come ormai tutte le Regioni stiano seguendo questa strada.

Per descrivere un servizio sanitario nazionale (Ssn) al collasso Sartor usa proprio la metafora della malattia. "Quali sono stati i passaggi istituzionali dallo stato di salute a quello di malattia del nostro servizio sanitario nazionale, questa è la domanda che mi sto facendo - ha iniziato Sartor - Una grande istituzione nata anche per nostra iniziativa, nel 1978 , voluta quindi. Ci siamo battuti per ottenerla, e basata sull'articolo 32 della Costituzione. Un diritto superiore anche a quello della libera iniziativa. Abbiamo lasciato che questa nostra istituzione venisse intaccata,che si ammalasse. Non abbiamo vigilato sulla sua salute, talvolta siamo stati noi stessi gli artefici del suo indebolimento". Sartor identifica la "malattia principale" del Ssn nella privatizzazione "a partire dall'aziendalizzazione nel '92". 

La studiosa spiega che la svolta è stata quella degli anni Novanta con l'apertura alla privatizzazione sia sul fronte della domanda che dell'offerta sociosanitaria; una svolta che "porta con sé il tradimento dei principi del servizio sanitario nazionale - ha proseguito Sartor - Si è aperto al privato seguendo una teoria la cui validità non è mai stata verificata in un dibattito serio e scientifico. Il privato è più efficiente si diceva, ma sappiamo che avrebbe potuto avere un senso se il privato, con la sua supposta efficienza, avesse anche concesso di gravare meno sulle finanze pubbliche, cosa che non ha intenzione di fare. Ma il privato non ha nemmeno lo stesso ”orientamento valoriale del soggetto pubblico". 

Ma come si è arrivati a questo punto? "Siamo anche stati tenuto all'oscuro dal dato reale della privatizzazione, non sono circolate le corrette informazioni - ha attaccato Sartor - La diffusione reale della presenza del privato ci è ancora ampiamente ignota. Sono stati nascosti sintomi della malattia per non diagnosticarne la gravità e perché non si diffondesse la consapevolezza di ciò che si andava perdendo. La privatizzazione 'entro certi limiti' non avrebbe fatto paura a nessuno. Forse si è pensato questo".

Secondo Sartor le statistiche e il sistema di classificazione della natura pubblica delle strutture sociosanitarie del Ministero della Salute non riflettono correttamente i fenomeni rilevati, ne valutano l'aspetto giuridico ma non reale. "Gli Irccs privati, in Lombardia sono 15 contro 5 pubblici - ha proseguito la relatrice - e le strutture di ricovero del privato religioso vengono inseriti nel conteggio delle strutture pubbliche".

Come risultato la presenza del privato risulta inferiore a quella effettiva. Poi c'è il tema delle risorse del Ssn che vanno al privato "per oltre il 50%" e un processo di aziendalizzazione e snaturazione che prosegue.

"Prima era la Lombardia ad allontanarsi dal Ssn - ha concluso Sartor - ma da qualche tempo è il servizio sanitario nazionale ad accogliere le realizzazioni della Lombardia e a distribuirle sull'intero Paese".

Elena Romanato

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