Era il 1872 quando, si potrebbe tranquillamente dire pionieristicamente, la famiglia Cerutti cominciò, da un lembo di spiaggia nel pieno centro di Spotorno, a fare dell'accoglienza balneare un'impresa, una professione. Da allora, nonostante uno spostamento provvisorio per qualche anno nella zona del Merello, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il nome "Bagni Cerutti" è legato alla storia dell'impresa spotornese e addirittura savonese.
Lo ha certificato anche, lo scorso dicembre, la Camera di Commercio “Riviere di Liguria” premiando la famiglia Vaggi, che da cinquant'anni ha raccolto il testimone dell'attività, come Impresa Storica ultracentenaria.
Un testimone portato avanti sempre in maniera familiare nel tempo, nonostante le difficoltà della burocrazia, eventi meteomarini tra i più svariati e soprattutto con la "spada di Damocle" della direttiva Bolkenstein e degli effetti che potrebbe avere su questo tipo di imprese, tra le più numerose in una provincia sempre più votata alla riconversione della propria economia guardando al turismo.
Mirco "Willy", ora presidente dei Bagni Marini Spotornesi, manda avanti lo stabilimento con tutta la famiglia dopo che questo ruolo era toccato al padre, pronto a lasciare a sua volta un domani il testimone alla figlia, che già ora lavora in cucina dopo gli studi alberghieri.
Una storia fatta di passione per il proprio lavoro: "Sono stato introdotto nel settore dai miei parenti, ho il brevetto da quando avevo dieci anni. Mi piace l'accoglienza, essere a contatto con le persone, che l'azienda sia in ordine, decorosa. Sono uno che piuttosto che comprare una macchina nuova preferisco acquistare lettini od ombrelloni. Cos'è cambiato in questi anni? A peggiorare è stato l'aspetto burocratico, la maggior parte del tempo spesso la si 'perde' tra uffici, incartamenti e varie. Siamo più impiegati che dedicati al lato accoglienza alla quale vorremmo tutti, senza dubbio, poter dedicare più tempo anche dal lato umano".
E' il domani a lasciare invece molta incertezza: "Molti purtroppo non conoscono le realtà che stanno dietro le nostre attività, pensano sia solo guadagno e invece c'è il sacrificio di tempo, i mutui contratti, la fatica, la burocrazia che, ad esempio nel caso delle mareggiate, ci ha visto rimborsare i danni a distanza di anni per poi 'riprenderseli' in un certo senso siccome avevano fatto reddito. Ciò che noi balneari chiediamo è avere un futuro da poter traguardare, non è una questione di prezzo da pagare per le concessioni, vogliamo avere la certezza di poter portare avanti le nostre imprese".