Trecento persone hanno assistito ieri sera, 2 dicembre, presso il Salone dei Fiori di Villanova d'Albenga, alla presentazione dell’ultimo lavoro dello scrittore giornalista Daniele La Corte: il libro “Tradito” (editore Fusta) che narra la storia di don Giacomo Bonavia, durante il periodo dell’occupazione nazista. Fu parroco di Villanova d’Albenga e San Fedele.
Don Giacomo era amico/compagno di seminario di don Giuseppe Pelle, altro personaggio della storia pre e post bellica del Comprensorio Ingauno. L’opera di Daniele La Corte racconta, volutamente con un taglio romanzesco, della seconda “vocazione” (dopo quella religiosa) di don Bonavia nell’abbracciare la causa della Resistenza, grazie al convincimento da parte del suo amico don Pelle.
Il sacerdote iniziò con l’aiutare alcuni militari (aviatori dell’aeroporto di Villanova) a disertare il servizio ai nazifascisti per raggiungere sulle montagne i partigiani, unendosi a loro nel combattere l’invasore.
Il libro si intitola “Tradito”, perchè don Bonavia fu fatto catturare da un delatore doppiogiochista, al quale, credendolo un partigiano, aveva fatto delle confidenze importanti. Catturato, torturato, sul punto di essere fucilato dai nazisti, fu risparmiato al plotone di esecuzione nientemeno da un ufficiale tedesco, cattolico, che frequentava la chiesa di San Fedele e con l’aiuto anche del Vescovo mons. Cambiaso. Oltre ad illustrare la figura di don Bonavia, La Corte racconta delle vicissitudini dei partigiani ingauni e delle donne che li aiutavano, alcuni poi rimasti vittime del boia di Albenga, Luciano Luperti. Tra il numerosissimo pubblico presente, in prima fila, c’era un testimone oculare, il partigiano 98enne di Pogli “Leo”, accompagnato dalla ex sindaco di Ortovero Maria Grazia Timo.
L’autore si è avvalso del prezioso aiuto di diversi collaborati nella ricerca di documentazione, tra i quali Michele Todde e Pino Fragalà, nonché dell’attuale parroco di Villanova d’Albenga, don Giancarlo Aprosio. A questi si aggiunge la testimonianza del sindaco di Villanova, Pietro Balestra, che fu chierichetto di don Giacomo Bonavia che lo battezzò, e sposò.
Di Balestra è la Prefazione del libro nella quale afferma: "Leggendo il libro, non nego di essermi commosso ed ho scoperto personaggi e fatti che con la forza creativa della scrittura sono stati strappati all’oblìo. In questo libro, frutto di una ricerca certosina, c’è un pezzo di storia della nostra Italia, raccontato mettendo sotto la lente di ingrandimento un piccolo spazio di territorio che riga dopo riga diventa immenso".