Prosegue la mobilitazione dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto per la bonifica degli acquedotti, dalle tubature di amianto e di materiali contenenti amianto tra i quali l’eternit. Queste tubature, pur essendo di cemento amianto (eternit), subiscono delle fessurazioni anche per effetto di assestamenti e di microterremoti. Ne è un caso emblematico quanto segnalato dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente ONA, subito dopo il terremoto della Romagna (2012). Tant’è che nell’acqua potabile sono state rinvenute disciolte fibre di amianto. Perciò, proprio lo stesso Avv. Ezio Bonanni lanciò a suo tempo l’allarme. Si deve rilevare che con l’uso antropico, specialmente dell’acqua potabile, e la conseguente evaporazione, per esempio per cucinare, lavare, etc., per cui si disperdono le fibre che sono facilmente inalabili.
Che dire poi del fatto che l’acqua potabile è comunque cancerogena, anche se ingerita, per cui abbiamo osservato l’aumento dei cancri dell’apparato gastrointestinale e gastroenterico, compreso il colangiocarcinoma.
Lo ha dimostrato il Prof. Brandi dell’Università di Bologna, che ha condotto una serie di studi sulla cancerogenicità dell’amianto nell’acqua potabile, e dell’alta incidenza dei lavoratori esposti ad amianto di cancri dello stomaco, del fegato e del colon. In particolare il colangiocarcinoma del fegato.
Per questi motivi l’ONA ha iniziato le tutele giudiziarie per coloro che sono stati esposti ad amianto, compresi coloro che hanno lavorato negli stessi acquedotti come operai, e che hanno segato e tagliato i tubi di eternit, privi di protezione. Quella della prevenzione primaria e del rispetto del principio di precauzione è una battaglia sempre sostenuta dall’ONA e dall’Avv. Ezio Bonanni.
Sono numerosi i procedimenti giudiziari intentati per la tutela anche risarcitoria per l’amianto negli acquedotti. Oltre alla possibilità di ottenere il riconoscimento dell’indennizzo INAIL per coloro che hanno un rapporto di lavoro, in forza del quale è avvenuta l’esposizione ad amianto, il fatto stesso che l’erogazione dell’acqua potabile rientra in un contratto di fornitura, giustifica il risarcimento del danno, anche di coloro che sono perciò esposti ad amianto per la sua presenza nell’acqua potabile. Quello del risarcimento amianto, per questi danni, è quindi un altro impegno dell’ONA. Naturalmente l’azione principale è quella della prevenzione primaria, e cioè di ottenere la bonifica di questi acquedotti, che trasportano acqua potabile, in modo che siano privi di asbesto.
In Italia, proprio lo stato morfologico delle rocce, e delle falde, è quello della continua sussistenza di assestamenti e microterremoti e comunque di zone sismiche, quindi i fondi del PNRR potrebbero essere impiegati anche per queste emergenze. L’acqua è un bene primario che appartiene a tutti, è un bene naturale che appartiene a tutti gli esseri umani. Deve essere mantenuto integro anche per le nostre future generazioni.
Gli acquedotti per di più perdono molta acqua per la loro vetustà, e quindi la loro manutenzione, ovvero il loro rifacimento per alcuni tratti più vetusti con amianto, sarebbe fondamentale anche per rendere più efficiente il sistema idrico. Una battaglia a tutto campo quella dell’ONA, in chiave di sostenibilità ambientale, sanitaria, sociale ed economica. Infatti, l’amianto nell’acqua per lo stato degli acquedotti ha quindi dei costi che sono molteplici, non solo l’inaccettabile costo umano, ma anche la perdita di almeno il 50% dell’acqua, che è il bene prezioso, e poi i costi sociali e sanitari, e quindi la transizione ecologica non può che riguardare anche il sistema dell’erogazione dell’acqua potabile e della tutela della salute.
L’amianto è dunque anche una metafora dell’impegno dell’ONA a tutto tondo per la tutela dell’ambiente e della salute dell’essere umano. Questo agente cancerogeno, l’amianto, la fibra killer, che ha ucciso e continua ad uccidere, è una emergenza non ancora affrontata in Italia.
La fonte scientifica delle tesi dell’ONA è proprio nel fatto che la dannosità dell’amianto nell’acqua potabile risulta dalla monografia IARC, che dichiara lesivo l’amianto se ingerito con l’acqua potabile.
«Non è tollerabile che le Istituzioni non abbiano ancora affrontato il problema della realizzazione di nuovi e moderni acquedotti per l’acqua potabile, e per le attività antropiche, di fronte alla vetustà delle nostre strutture, che risalgono a decine e decine di anni or sono, che perdono il 50% dell’acqua e sono in amianto. L’ONA ha continuato a registrare un aumento di casi di mesotelioma, tumore del polmone, e anche tumori gastrointestinali a causa anche della contaminazione dell’acqua potabile. E che dire dei lavoratori impiegati nella manutenzione degli acquedotti, che sono giornalmente esposti all’amianto presente nelle tubature dell’eternit, che disperdono le fibre e le polveri, che sono inalate con danno alla salute. Stiamo già tutelando decine e decine di lavoratori delle aziende di distribuzione dell’acqua potabile, compresi i casi di colangiocarcinoma del fegato. Vi è un rischio concreto anche per i cittadini, per cui affrontiamo la tutela giudiziaria, ma riteniamo indispensabile la bonifica» - così dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Purtroppo questo fenomeno non è un problema isolato. Sono circa 2.500.000 i chilometri di tubazioni fatte da cemento amianto che contaminano moltissimi acquedotti in tutto il mondo. Solo negli Stati Uniti si stimano almeno 560mila chilometri di tubi contaminati, mentre in Gran Bretagna sarebbero 257mila.
La situazione non è meno grave in Italia dove, sebbene l’impiego della crocidolite (uno dei minerali di amianto) nelle tubazioni destinate al trasporto di acque potabili sia cessato con l’ordinanza ministeriale del 26 giugno 1986, ancora oggi in molte città e piccoli paesi si trovano condotte in cemento amianto messe in opera. Fino al 1916 si contano ben 125mila chilometri di tubazioni contaminate con l’asbesto nel nostro Paese. Questo dato allarmante sarebbe addirittura sottostimato, secondo i dati dell’ONA, che stima come la presenza di amianto si possa riscontrare in circa 300mila chilometri di tubature, includendo anche gli allacciamenti.
Le aree più a rischio di contaminazione dell’acqua si trovano in Veneto, in particolare nelle province di Venezia, Padova e Rovigo, in Liguria, Piemonte, Lombardia, in Emilia Romagna e in Toscana. Proprio in quest’ultima regione, una ricerca ha riscontrato che il 24% dei campioni di acqua potabile raccolti presentava tracce di fibre di amianto. E nel 79% dei casi questa presenza era attribuibile alle tubazioni in cemento amianto, mentre per il restante 21% l’inquinamento era di origine naturale.
L’attenzione dell’ONA si è concentrata anche in Emilia Romagna, dove, in più di un’occasione, è emerso il problema della contaminazione da amianto nell’acqua. Nella regione sono ben ventotto gli acquedotti con amianto che distribuiscono l’acqua a 134 comuni. E su 453 campioni analizzati, 41 sono risultati positivi per la presenza della fibra killer. Si ribadisce quindi l’importanza di tutelare il diritto alla salute dei cittadini, il quale va difeso e risarcito in caso si sia subito un danno (per chiedere la consulenza si può contattare il numero verde gratuito 800 034 294).