Politica - 05 novembre 2023, 13:56

"No al Cpr ad Albenga, pronti a incatenarci davanti alla Piave": sindaco e consiglieri uniti per un’opposizione ferma

Il primo cittadino Riccardo Tomatis, insieme al presidente del Consiglio Comunale Diego Distilo e ai consiglieri Gero Calleri e Giorgio Cangiano, hanno spiegato ai cittadini le ragioni per cui questo centro non deve essere realizzato nella Città delle Torri

"No al Cpr ad Albenga, pronti a incatenarci davanti alla Piave": sindaco e consiglieri uniti per un’opposizione ferma

Sul palco allestito davanti all’ex Caserma Piave, il sindaco Riccardo Tomatis, il presidente del Consiglio comunale Diego Distilo e i consiglieri Gero Calleri e Giorgio Cangiano, davanti a una folla di cittadini per dire “No al Cpr ad Albenga: pronti a incatenarci qui”.

Brevi interventi dal palco, ma forti, intensi e incisivi, che hanno spiegato il “No” espresso in modo coeso, tralasciando le appartenenze politiche, ma per il solo bene della città e dei cittadini e una domanda diretta alla Regione e al Governo: “Ma Albenga e la provincia di Savona cosa vi hanno fatto?”.

“Qualora si realizzasse davvero il Cpr ad Albenga, le ricadute negative sarebbero su tutta la città – spiega il sindaco Tomatis -. Vadino è interessata ovviamente più da vicino. Oggi parlo a nome di buona parte dell’Amministrazione comunale, con cui abbiamo condiviso le idee e che mi ha dato mandato di portare avanti questa battaglia, indipendentemente dai partiti di appartenenza, elemento importante che caratterizza le grandi sfide che Albenga deve affrontare in nome e per conto dei cittadini”.

Non una manifestazione di protesta “ma un modo per condividere ciò che sta succedendo e che abbiamo intenzione di fare per impedire l’apertura del Centro di Permanenza e Rimpatrio – spiega il primo cittadino -, che dal punto di vista umano non rispettano i principi della nostra Costituzione, la difesa della sicurezza e della dignità dell’essere umano. Questi centri non funzionano, perché i soggetti di fatto non vengono rimpatriati, ma trattenuti all’interno di queste strutture che sono praticamente delle carceri, senza averne i requisiti di sicurezza, ‘bombe sociali’, come definite dai sindacati della Polizia di Stato”.

I Cpr vengono normalmente realizzati all’interno di caserme dismesse, questo il motivo dell’interesse alla Piave, che ha visto i tecnici del Governo impegnati in un breve sopralluogo il 26 ottobre scorso. “Un sopralluogo fatto in modo superficiale – aggiunge Tomatis -. La legge dice anche che questi centri devono rimanere lontano dai centri abitati e dotati di recinzione di massima sicurezza, in assoluto contrasto con ciò che è l’ex caserma Piave. I detenuti che rimangono all’interno, non possono uscire, ma non vi è presenza di guardie carcerarie, perché la gestione della sicurezza è in capo alla Polizia di Stato”. 

“La Piave è in pieno centro abitato in un’area a chiara vocazione turistica, dove il Comune ha investito per valorizzare tutta la zona e imprenditori hanno speso milioni per realizzare strutture ricettive proprio a due passi da qui. Pensate a quale danno economico potrebbe arrecare un Cpr qui”. 

Ma ci sono altri punti che l’Amministrazione vuole cavalcare, sia da un punto di vista giuridico che umano. L’ex caserma Piave è situata in ‘zona rossa’, ad alto rischio di esondabilità, un limite forte. Inoltre, la struttura ha un vincolo architettonico e monumentale, istituito dalla Sovraintendenza, che riguarda anche tutta la piazza d’armi. Si aggiunge il vincolo dei 300 metri dalla linea di battigia. “C’è anche il sistema fognario vecchio e abbandonato, sconosciuto anche agli Uffici Comunali. Cercheremo in tutti i modi di impedire che si scelga la Piave per il Cpr. I nostri uffici stanno già preparando una relazione tecnica e abbiamo dato incarico a un ufficio legale di prepararci un parere giuridico-tecnico in modo da anticipare qualsiasi scelta possa essere fatta dal Ministero della Difesa”. 

“Spero che il Ministero si fermi e sono pronto a fare qualsiasi cosa, perché questa è una scelta non dettata dal buon senso, quindi non c’è limite all’opposizione. Sono pronto a incatenarmi qui insieme a voi – conclude il sindaco di Albenga -. Chiunque voglia dare il proprio contributo sarà ben accetto. Albenga e Vadino non meritano questo”.

Gli fa eco il presidente del Consiglio Comunale ed esponente di “Aria nuova per Albenga”. “Oggi non c’è la politica, sono qui a livello personale per la nostra città, a cui voglio veramente bene. Il Consiglio Comunale unito ha deciso di difendere la nostra città. Il sopralluogo dei tecnici del Governo è durato davvero poco e questo mi preoccupa: potrebbe voler dire che abbiano già deciso che sarà questo il posto, oppure no, non lo sappiamo. Ma non sono entrati nel merito della situazione, malgrado tutti i vincoli che ci sono in questo sito – afferma Distilo -. Ma io vorrei chiedere al presidente della Regione e a chi ci governa da Roma: ma Albenga e la provincia di Savona cosa vi hanno fatto? Ci avete già depotenziato l’ospedale. Ma perché Albenga deve pagare sempre per gli altri? Ogni volta che c’è in ballo qualcosa di negativo, Albenga è messa in gioco. Con grande impegno e sforzi Albenga si è trasformata, ma cosa accadrebbe se si realizzasse il Cpr? Uniamoci per difendere la città. Il sindaco ha detto che si incatenerà: anch’io lo farò e credo anche tutto il Consiglio Comunale lo farà se sarà il caso”, conclude Distilo.

Anche il consigliere Gero Calleri si unisce al “No”: “Dal 2012 Albenga non ha più un Pronto Soccorso. Oggi, creare un Cpr qui significa creare un insediamento dove all’interno si possono creare grossi problemi anche a livello sanitario che andrebbero a gravare sul Santa Corona. Solo il pensiero di creare qui un Cpr è una follia. Il nostro territorio merita più rispetto e più attaccamento, per non distruggere ciò che è stato costruito nel tempo. Anch’io sono disposto a incatenarmi con il sindaco per dire no a questo progetto assurdo”.

Parole condivise da tutti, anche dal consigliere Giorgio Cangiano che dopo tutte le motivazioni espresse per far comprendere perchè un Cpr ad Albenga non deve esserci, gira il ragionamento e chiede: “Ma perché dovrebbe esserci un Cpr qui, con tutti i vincoli che ci sono? Non possiamo accettare questa imposizione dall’alto, senza spiegarci neanche il perché. È solo un’ipotesi, ma bene ha fatto il sindaco ad essersi attivato con sollecitudine. Dobbiamo far capire da subito che, se verrà fatta questa scelta, si troverà un’opposizione durissima, perché siamo sicuri di essere dalla parte del giusto. Manderemo alla Regione e al Governo le relazioni per far comprendere che si tratta di una scelta scellerata, ma sono convinto che non si farà il Cpr ad Albenga, perché non c’è un perché per giustificare una decisione del genere. Saremo fermissimi. Grazie a tutti coloro che con determinazione si uniranno, ce la faremo”.

L’assemblea pubblica si chiude con un’immagine che parla dell’impegno per Albenga da parte di chi, all’interno dell’Amministrazione comunale, ha scelto di esserci, schierati uno accanto all’altro di fronte ai cittadini, dalla parte dei cittadini.

Maria Gramaglia

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