Sono contenute in una memoria, consegnata alla Commissione regionale sanità di ieri, le osservazioni del Comitato Amici del San paolo sul nuovo piano sociosanitario. “Non è noto ad oggi – spiega il Comitato - il contenuto della risposta alla lettera con cui la Giunta Regionale Ligure chiede al Ministero della salute le deroghe alla legge Balduzzi (DM70/2015) per il riposizionamento delle specialità nei nosocomi”.
Sulla riorganizzazione della sanità territoriale e ospedaliera, poi pesano una serie di fattori evidenziati dal Comitato dai finanziamenti incerti del Pnrr alla carenza di personale modifica degli ordinamenti giuridici del personale e ormai esausto, dopo il covid19. Il Comitato affronta poi il modello “hub and spoke” che in una zona con le caratteristiche geomorfologiche come quella ligure, dove “la distanza e la viabilità sono troppo rilevanti” per ragionale in questi termini.
Sui centri nascita, che dovrebbero essere confermati, il Comitato chiede che venga reso noto documento di approvazione del Ministero e pone l'accento su come, in quanto città capoluogo, la centrale unica del 118 dovrebbe rimanere a Savona.
Il Comitato, per ciò che riguarda il Gaslini diffuso, evidenzia come si riscontri “una difficoltà a mantenere le organizzazioni di pronto soccorso pediatrico e gli ambulatori già preesistenti” e segnala i “disagio delle famiglie che debbono dalla periferie seguire i bambini all'Istituto Genovese (talora trasferiti con l'elicottero), dove prima in molti casi le cure venivano fatte nelle pediatrie degli ospedali”.
Altro tema è l'emergenza urgenza. Il Comitato osserva che “il Piano prende atto che il santa Corona per essere classificato come Dea di II livello manca di specialità essenziali, molte presenti nel San paolo, il quale è però classificato Dea di I livello”.
Viene proposta la soluzione di un Dea di II livello diffuso, suggerendo la richiesta di una deroga che metta insieme le Strutture complesse presenti nell'una o nell'altra struttura ospedaliera, che già lavorano in sinergia. Le equipe itineranti di cui si è parlato negli anni , continua il comitato “non si sono mai rese operative, preferendo trasferire i pazienti gravi, con i relativi rischi e disagi, dal San Paolo al Santa Corona”.