Sino a 17 euro per un chilo di focaccia.
Questa potrebbe essere la conseguenza del continuo aumento delle materie prime che, a cascata, ricade sui prezzi al consumo.
La cara ‘slerfa’ di focaccia è resa sempre più costosa dal rincaro del prezzo dell’olio d’oliva, arrivato a superare i nove euro al litro, a fronte dei poco più di tre euro e cinquanta di alcuni mesi fa.
Un colpo basso per i panificatori, che si trovano a fare i conti con costi sempre maggiori che sembra possano essere fronteggiati solo con un aumento del costo finale.
E se fino a qualche anno fa il costo medio della focaccia si aggirava sui 10 euro al chilo, oggi la media è di 14 euro.
L’aumento, dunque, c’è già stato, ma il prezzo della focaccia potrebbe salire ancora.
Oscar Cattaneo, vicepresidente di Ascom Confcommercio Genova e presidente della Scuola di Panificazione, spiega: “La situazione è veramente molto difficile. I panificatori mi hanno detto che, tre o quattro mesi fa, l’olio extravergine di qualità che utilizzavano si pagava 3,60/3,80 euro al litro. Oggi è 9,20 euro; vuol dire che il costo è triplicato. I produttori danno la colpa allo scarso raccolto ma, secondo noi, dietro ci sono dei fenomeni speculativi”.
Secondo Cattaneo, “questo preoccupa molto i nostri produttori e i nostri panifici perché, per contenere il prezzo, si rischia di utilizzare prodotti di qualità inferiore, l’interesse dell’Associazione dei Panificatori e di Confcommercio, invece, è quello di tenere alta la qualità del prodotto. Se vogliamo mantenere la focaccia qualitativamente all’eccellenza, come è interesse di tutti, bisogna non comprimere il prezzo visto il costo delle materie prime”.
L’aumento della focaccia potrebbe però far abbassare i consumi dell’alimento, e questo Cattaneo lo sa bene: “Purtroppo, se vogliamo mantenere la qualità del prodotto, bisogna che il consumatore si rassegni a pagarlo il giusto prezzo. Serve capire che quello che viene offerto a prezzi ‘bassi’ e poco remunerativi per la produzione probabilmente non impiega le materie qualitativamente idonee. Abbiamo interesse che la focaccia sia invece un prodotto di eccellenza e mantenga sempre la sua qualità”.
Servirà trovare la quadratura del cerchio e l’associazione, in questo senso, sta lavorando per raccogliere opinioni e idee e per capire quali contromisure adottare.
Tra le proposte emerse, ci sarebbe quella di un prezzo unico ma, per il momento, non sembra molto gradita: “Si può parlare di contenimento dei prezzi - prosegue Cattaneo - ma ogni azienda fa la sua scelta. Noi puntiamo più al rispetto del disciplinare di produzione che fa della focaccia la vera eccellenza; per il prezzo, ognuno fa le sue economie”.
A creare ulteriore preoccupazione c’è anche l’accorpamento dei codici Ateco che, secondo il vicepresidente di Confcommercio, va proprio a colpire la qualità e le produzioni delle aziende.
Gino Petrucci, presidente dell’associazione dei produttori genovesi, sottolinea come un prezzo consono per far fronte ai numerosi rincari sia quello dei 17 euro al chilo, un modo per tutelare la produzione della focaccia e garantire ai panificatori il giusto riconoscimento.
‘Cara’ focaccia, ma quanto mi costi.