Lasciano a bocca aperta le dichiarazioni raccolte dal Tg La7 all'uscita del tribunale di Genova di Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizioni, holding dei Benetton ed ex gestore di Autostrade per l’Italia.
Mion è stato ascoltato ieri come persona informata dei fatti al processo per il crollo che ha causato nel 2018 la morte di 43 persone:
"Avrei dovuto fare casino, non l'ho fatto". Perché? "Non mi è venuto, forse temevo il posto di lavoro. Tante cose non abbiamo fatto da stupidi".
Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti definisce le dichiarazioni di Mion “agghiaccianti” e denuncia l’assenza di controlli ministeriali sull’utilizzo delle concessioni pubbliche:
“Da cittadino e da amministratore le dichiarazioni dell’ex amministratore delegato di Edizione Holding mi hanno lasciato un senso di sconforto e sgomento: se le cose fossero effettivamente andate così, e questo dovrà essere verificato in fase processuale, a colpire non è solo la responsabilità che hanno deciso di prendersi ma è disarmante che un cda, che ha responsabilità sociali ed economiche così importanti nel paese, abbia girato la testa di fronte a un rischio effettivo di quella portata e mi auguro che i giudici lo dimostrino e sanzionino con il dovuto rigore.
Altrettanto agghiaccianti - prosegue il presidente della Regione Liguria - sono state anche le dichiarazioni, ovviamente sempre da verificare, sul fatto che si riteneva che la concessionaria fosse controllante e controllata, evidenziando la totale assenza di un sistema di controlli ministeriali su un utilizzo di concessioni pubbliche anche se affidate ad un privato. Emergerebbe quindi, oltre allo squallore umano, anche un vuoto normativo o un cortocircuito ancora più grave perché non riguarda l’atteggiamento di una singola persona ma il fatto che si riteneva che fosse lo stesso che utilizza quelle concessioni pubbliche a controllare il suo buon operato e darsi i voti. Molto dall’epoca è stato cambiato ma questo modus operandi merita un’ ulteriore riflessione”.
Garibaldi (PD): “Dichiarazioni sconcertanti. Inaccettabile, se sarà confermato, che chi doveva vigilare si sia girato dall’altra parte”
“Sono sconcertanti le dichiarazioni rilasciate sulle condizioni e il rischio crollo del Ponte Morandi. Se quanto affermato dall’Ad di Edizione venisse confermato, risulta davvero inaccettabile e incomprensibile che chi doveva vigilare ed era responsabile della sicurezza del Ponte si sia voltato dall’altra parte, senza pensare ai reali rischi che centinaia di persone correvano giornalmente.
Preoccupa la totale assenza di controllo che c’è stata in questi anni: siamo di fronte a fatti di una gravità inaudita, che se confermati non possono rimanere impuniti. Sono affermazioni che riaprono una ferita ancora aperta per Genova e per i familiari delle vittime, a cui siamo vicini. Impossibile non pensare che quella tragedia si sarebbe potuta evitare se solo si fosse vigilato e se gli allarmi lanciati non fossero stati sottovalutati”, così il capogruppo del Partito Democratico Articolo Uno in Regione Luca Garibaldi sul crollo del Ponte Morandi dopo le parole dell’Ad di Edizione.
Gli avvocati delle difese coinvolte nel processo attaccano Mion definendolo "inattendibile":
“La stampa di oggi riporta con enfasi, travisando, e come se fossero state davvero attendibili le dichiarazioni rese ieri all’udienza dal Signor Mion - commentano gli avvocati Giovanni Paolo Accinni, Guido Carlo Alleva, Roberta Boccadamo, Marcello D’Ascia, Alessandro Di Giovanni, Filippo Dinacci, Roberto Fiore, Carlo Marchiolo, Riccardo Olivo, Giorgio Perroni, Nicola Santi, Luca Sirotti, Francesco Tagliaferri - Attesa la rilevanza che si è così impropriamente riconosciuta a siffatte dichiarazioni, le difese rappresentano che le dichiarazioni di Mion sono risultate del tutto prive di riferimenti oggettivi e riscontrabili e rese da un soggetto che all’esito dell’esame si è dimostrato inattendibile. Per certo vi è che il signor Mion della riunione ‘memorabile’ non ricordava il giorno, il mese, l’anno, la stagione e neppure i partecipanti di quella riunione e, ad espressa domanda della difesa, ha smentito la consapevolezza di qualsiasi rischio di crollo. Anzi ha confermato che gli uffici tecnici preposti avevano garantito la sicurezza della infrastruttura.
Del resto, nell’esame odierno una figura apicale di Aspi quale l’ing. Tozzi ha escluso che nel corso delle cosiddette ‘induction’ e in particolare nella riunione di settembre 2010 siano mai emersi ‘difetti di progettazione’ o rischi di alcun genere riferiti al ponte Morandi. Infine, è ampiamente emerso a dibattimento come nessuno abbia potuto riferire a Mion di una ‘autocertificazione’. Infatti la sorveglianza sul ponte avveniva sia attraverso Spea sia attraverso altre società terze ed esperti qualificati che nel corso degli anni si sono avvicendati.”