Il piano sociosanitario della Regione approderà domani pomeriggio, mercoledì 17 maggio, alla Commissione Sanità, dando inizio all'iter destinato a cambiare la sanità ligure e dell'intera provincia.
Discusso dalla giunta a marzo, il piano ha sollevato polemiche su aspetti criticati, come quello che prevedeva un unico punto nascite a Pietra Ligure e la possibile chiusura di quello del San Paolo. Dopo la commissione, sarà portato in Consiglio regionale, mentre la presentazione alla Conferenza dei sindaci deve ancora essere fissata. Il timore della chiusura del punto nascite al nosocomio savonese (ora l'unico attivo dopo la sospensione temporanea di quello di Pietra Ligure) è rientrato quando la Regione ha spiegato di aver chiesto la deroga al ministero per mantenere i due punti nascite. Alcuni Comuni o associazioni, come quella degli Amici del San Paolo, chiedono tuttavia chiarezza sulle deroghe, non ancora svelate dalla Regione.
Il Piano sociosanitario arriva in Commissione con le osservazioni di alcuni dei 69 Comuni del territorio. Tra questi, c'è la città capoluogo. L'assessore alla Sanità, Riccardo Viaggi, nella sua relazione, parla di una «concertazione territoriale che non si è assolutamente concretizzata», posizione condivisa anche dal Comune di Pietra Ligure. Viaggi mette in evidenza la mancanza di risorse per il distretto sociosanitario, in relazione agli obiettivi di competenza del distretto. Un altro punto sollevato è la necessità di creare collegamenti tra il nuovo impianto della sanità territoriale, dalle Case di Comunità alle cure domiciliari, «la cui definizione e localizzazione non sembra rispondere ad una reale analisi dei bisogni del territorio ma appare più legata all'attuale organizzazione del sistema sanitario territoriale». Per quanto riguarda le strutture per anziani, emerge il fatto che «da alcuni anni non siano più stati attivati accreditamenti di posti di residenzialità extraospedaliera per anziani non autosufficienti, oltre alla concentrazione di posti, sia di tipo residenziale sia diurni, per minori disabili solo in alcuni presidi e zone territoriali».
I Comuni di Albisola Superiore, Albissola Marina, Celle, Mioglia, Pontinvrea, Stella, Urbe e Varazze hanno invece presentato le loro osservazioni in modo unitario. Chiedono l'istituzione di un Dea di secondo livello diffuso che crei una sinergia fra il Santa Corona (Dea di II livello) e il San Paolo, Dea di I livello; la deroga per il mantenimento del punto nascite al San Paolo e il mantenimento della centrale operativa del 118 a Savona, dove è nato. Per servire meglio l'entroterra, ritenuto carente di servizi, suggeriscono che la Casa di Comunità, prevista dal piano a Vado Ligure, venga invece istituita ad Albissola Superiore. I comuni sollevano poi il tema della «disparità di risorse, sia umane che finanziarie, che vi è nel sociale e nella sanità fra i Comuni costieri e quelli dell'entroterra» e la carenza di servizi come Salute mentale, consultorio e Sert. Chiedono, inoltre, posti letto convenzionati di Rsa al Sant'Antonio di Sassello, una maggiore copertura a Mioglia della medicina di base e il potenziamento della telemedicina.
Il Comune di Pietra Ligure evidenzia come nel piano siano assenti «molti aspetti relativi all'impiego e al reperimento di risorse umane necessarie» (uno dei problemi che avrebbe portato alla chiusura del punto nascite del Santa Corona). Critica il piano per il modo in cui si parla della «riorganizzazione dell'offerta territoriale, del rafforzamento del sistema integrato delle cure domiciliari e del potenziamento della figura dell'infermiere di famiglia o comunità, senza definire misure concrete di attuazione». Esprimendo soddisfazione per il mantenimento del Dea di II livello al Santa Corona, il Comune di Pietra evidenzia come criticità la carenza di interventi di manutenzione, di potenziamento e rinnovamento «che consentano al nosocomio pietrese di mantenere la piena operatività» fino all'intervento del «paventato progetto di riqualificazione, di cui non vi è traccia» e di cui si parla per il 2030. Le osservazioni terminano con la richiesta di un investimento concreto sulla prevenzione e medicina territoriale. Per Albenga, è fondamentale che, in attesa dell'approvazione del piano sociosanitario, venga prevista l'apertura del Punto di primo intervento del Santa Maria di Misericordia per 24 ore, che ci sia la richiesta di deroghe per avere ad Albenga un Pronto soccorso e il potenziamento del personale dei servizi territoriali. Il Comune di Loano avanzala richiesta di almeno una Casa di comunità sul proprio territorio, la riapertura del punto nascite al Santa Corona e adeguate risorse per la tutela dei minori. Infine, il Comune di Bergeggi affronta la questione del Dea di II Livello a Pietra Ligure, sottolineando che «per essere classificato Dea di II livello manca di specialità essenziali». «Pertanto - prosegue - viene chiesta la deroga per il Dea di II livello diffuso fra l'ospedale Santa Corona e l'ospedale San Paolo. Ciò permetterebbe una integrazione reciproca tra i due ospedali». Per Albenga, si chiede l'apertura del punto di primo intervento per 24 ore, mentre per Cairo Montenotte le richieste sono due: «mantenere in deroga un pronto soccorso di base oppure il punto di primo intervento ma operativo sulle 24 ore».
Sul piano sociosanitario della giunta Toti interviene il consigliere regionale Roberto Arboscello (Pd). «Il Piano socio-sanitario regionale, che finalmente sarà illustrato in Commissione per poi approdare in Consiglio - dichiara Arboscello - non sembra rispondere in modo efficace all’emergenza della sanità ligure. In particolare, non vengono individuate le priorità e fissati obiettivi e risorse per dare risposte ai problemi principali: le infinite liste d’attesa, l’intasamento dei pronto soccorso, la carenza e la stabilità contrattuale di specialisti, infermieri, oss e operatori. Sembra che in assenza di idee e con progressivo calo di risorse a livello nazionale, il piano della Giunta Toti sia quello di delegare pezzi di sanità ai privati. Credo invece che l’offerta di sanità pubblica in Liguria, se adeguatamente organizzata, con un ripensamento di servizi e investimenti, si possa potenziare. Ma serve un modello differente da quello attuale. Il modello che propone la Giunta Toti sembra debole su tanti aspetti. Ad esempio, non accorpa formalmente le Asl ma le integra sul piano organizzativo – funzionale, mettendo a rischio l’economicità, l’appropriatezza degli interventi e il miglior impiego per il personale, ma soprattutto sarà complicato capire “chi deve fare cosa”. Inoltre, in una Regione nella quale l’invecchiamento della popolazione è una costante, manca completamente la visione di sistema sui servizi per gli anziani, ogni struttura lavora per sé, mancano regole e alloggi e dal piano non si intravede nessuna riorganizzazione in questo senso. È urgente una discussione, per difendere la sanità regionale ed evitare il collasso definitivo del Sistema. I liguri hanno il sacrosanto diritto ad una sanità pubblica, vicina e accessibile».