Tappa in piazza Rossi ad Albenga, per la rubrica #ILBELLOCISALVERÀ, in un centro storico vivo e fiorito, che brulica di iniziative ed eventi. Qui ho incontrato Guro Haakensen, pittrice norvegese di adozione ingauna, che fino a fine aprile espone alcune sue opere al “Signor G”, nell’ambito del progetto “Arte in piazza Rossi”, che prende vita proprio con questa mostra e che proseguirà con altri artisti.
Ho conosciuto Guro recentemente, a casa di un’amica e, prima di scoprire la sua arte, mi hanno colpito i suoi contrasti caratteriali: da una parte un fare “morbido”, gentile, vellutato, dall’altra forte determinazione e convinzioni granitiche. Ho scoperto sui social che si trattava di un’artista e sono rimasta doppiamente colpita dal suo stile. Nelle sue opere, c’è un concentrato della sua visione, con particolare riferimento all’universo femminile. Sulle tele, l’espressione della sua interiorità, del suo sguardo sul mondo, delle sue radici.
Guro Håkensen nasce a Oslo, Norvegia e fin da giovane comincia a dipingere con uno stile fortemente espressionista, ispirandosi alla natura, con la quale sente un forte legame grazie alle sue radici nell’antico popolo nativo Sami. Vince diversi concorsi per giovani artisti ad Oslo e, successivamente, intraprende una carriera lavorativa internazionale come shipping specialist, non rinunciando alla sua passione per l’arte, tanto che, dopo il trasferimento in Italia nel 2002, decide di approfondire la sua formazione artistica, prima nell’atelier di Lorenzo Rossi, professore d'arte laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, poi facendosi seguire alcuni anni dall’artista Elisabeth Werp.
Dopo diverse mostre giovanili a Oslo, in Italia espone in molte temporanee, a partire da quella dedicata a “La forza della donna” nel 2010 ad Albenga, fino alla mostra “Le città invisibili” in Sicilia nel 2018 e all’esposizione “Leonardo da Vinci” nel 2021 a Genova presso il Museo Galata. Nel 2022 la personale Duodji presso la galleria Artender, Alassio, a cura di Claudia Andreotta.
“Ho deciso di fare della mia passione per l’arte un lavoro quando l’azienda per cui lavoravo si è trasferita a Singapore. Non è stato facile questo passo, ma poi ho capito che era arrivato il momento giusto. Ora mi diverto lavorando – spiega Guro -. Il progetto che espongo qui da Signor G. mi rispecchia molto, perché è molto nordico. Uso la juta, una struttura molto materica che riflette le mie radici nei Sami, che vivono a stretto contatto con la natura. È molto emotiva, spirituale, che non vuol dire pesante, anzi: la spiritualità alleggerisce l’anima, è gioia di vivere e di sorridere. Uso la juta, il carboncino, l’oro, il colore della terra, della natura: questa sono io. Incredibile che mi sono dovuto allontanare dal mio Paese, per ritrovare il contatto con le mie radici”. L’espressione del legame con la terra e la natura è un riflesso della cultura Sami; in particolare le parti di tela simboleggiano la precarietà della vita, il suo costante mutare corso, al quale ci si deve adeguare.
Sono un invito all’introspezione questi volti di donna con gli occhi chiusi, come a distaccarsi dal “rumore” esterno, per mettersi in connessione con la propria essenza, per evolvere, affermare la propria autenticità e vivere meglio con sé stesse e con gli altri. Un’arte che è inno alla donna. Donna che ha sofferto tanto e soffre ancora, soprattutto in alcune parti del mondo. “Io sono molto fortunata – afferma -, vengo da un Paese dove la donna è molto rispettata. Vorrei che fosse così ovunque nel mondo, perché le qualità femminili sono molto importanti”.
L’artista norvegese sta lavorando a un’importante mostra personale che si terrà la prossima estate a Oslo, dove è già presente con sue opere in una rinomata galleria d’arte. “Grazie anche ai social, su cui mi promuovo con un lavoro continuo, vendo molto anche all’estero, a New York, a Londra, ad esempio, ma il mio proposito per il futuro è esporre anche fuori dall’Italia e dalla Norvegia”.
“Il mio lavoro? Parte da un sentimento – spiega -, poi cerco di rappresentare una combo di contrasti, perché la vita è fatta di contrasti. La gente ha bisogno di emozioni. Infatti, tra le opere che riscuotono più interesse, c’è ‘La compassione’ e ‘La guerriera’. Le persone possono connettersi con queste immagini per sentire cosa cerco di trasmettere”.
C’è un fil rouge tra quello che faceva ieri e ciò che è diventata oggi. “È così per tutti. Anche nel lavoro di artista è importante sapersi promuovere, infatti l’esperienza nella mia precedente attività lavorativa è stata fondamentale. Il marketing è il veicolo che ti porta fuori dal laboratorio dove produci, ma l’importante è sempre essere sé stessi, rispettare la propria personalità, senza imitare, senza farsi condizionare e disturbare. La chiave giusta è certamente l’autenticità”.
“Quando rivedo i miei lavori di tanti anni fa, provo tenerezza. Ogni piccolo passo avanti era un grande successo per me, mi sentivo così artista! Ecco – conclude l’artista, rivolgendosi in particolare ai giovani -, importante non permettere alle difficoltà di spegnere quella scintilla, quell’entusiasmo straordinario che anima gli esordi”.
Guro Håkensen lavora anche a progetti diversi, come "Humanitas", dove impera il colore, e attualmente è presente anche a Milano in una expo internazionale con un gruppo di artisti che esporrà anche a Venezia a Roma.
#ILBELLOCISALVERÀ