"La vicenda del mancato accordo per la creazione del soggetto unico per la gestione del Servizio Idrico Savonese (ATO 1 costiero) è di una gravità senza precedenti. Sono anni che diciamo, inascoltati, che il rischio era proprio questo".
Questo il commento del Comitato Savonese Acqua Bene Comune: "Il sindaco di Alassio Melgrati, cosciente o meno di quello che sta facendo, rimane l’artefice unico di questo disastro. Certo, tutte e tutti i sindaci che si sono succeduti nel corso degli anni, hanno le loro responsabilità, visto che il processo di fusione tra le tre società pubbliche era possibile già qualche anno fa".
"Si è perso del gran tempo per evidenti questioni di campanilismo, di divisioni partitiche, di difesa di interessi “di bottega” tralasciando l’interesse generale, il diritto umano e il rispetto del referendum del giugno 2011", prosegue.
"Si poteva fare perché la perequazione tra i diversi livelli di investimento e di peso delle tre società non compete in modo definitivo ai sindaci ma, nel momento in cui si fa la fusione tra le tre società, sarà il tribunale di Savona a compiere questa operazione attraverso un tecnico incaricato. Tale operazione, per chi non lo sapesse ma un sindaco dovrebbe, ovviamente saperlo (!!), si chiama concambio ed è il meccanismo che rende omogenee, senza vantaggi o svantaggi per alcuno, i valori delle partecipazioni nelle società che sono diverse tra di loro. Il concambio deve essere certificato da un esperto nominato dal Tribunale competente".
"Oggi, dopo anni di battaglie contro le possibili privatizzazioni, siamo giunti ad un punto di svolta: vuole l’attuale sindaco di Alassio (e quello di Albenga che ha aderito alla SCA?) regalare il nostro servizio idrico e la nostra acqua ad un gestore privato? Facciamo presente al sindaco di Alassio che la formula del Consorzio non è ammessa, se non in via temporanea, dalla attuale normativa, così come abbiamo spiegato a suo tempo ai sindaci savonesi, invitandoli a procedere alla fusione e alla creazione di un soggetto unico operativo per la gestione del servizio. La società consortile viola, infatti, il principio del “gestore unico” perché mantiene attive le società consorziate che concretamente svolgono l’attività di gestione del servizio lasciando alla consortile la sola attività di coordinamento".
"E non ci venga a dire che lui è “per l’Acqua pubblica” perché le azioni che sta portando avanti vanno nella direzione opposta", conclude il Comitato.