Il mondo non è stato costruito in un giorno. L'importanza della formazione deve essere considerata come strumento centrale per lo sviluppo dell’intera società. Per la Cgil Savona la formazione non è una semplice iniezione di nozioni contenute in un cassetto mentale, ma è una scelta strategica mirata a strutturare, solidificare e dar forza.
"Imprese che vorrebbero assumere ma non trovano lavoratori con competenze e profili adeguati. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto annuale Excelsior relativo al 2023 per la provincia di Savona. Questa è la frase più menzionata dalle associazioni datoriali negli ultimi mesi. Però la Regione e le associazioni datoriali poco o niente stanno facendo per invertire questa rotta", spiegano dal sindacato.
"Addirittura la Regione Liguria a cui abbiamo scritto e chiesto un incontro per costruire insieme un percorso formativo per i lavoratori di Funivie con l’obbiettivo di riqualificare parte del personale in nuove attività, sono più di 20 giorni che non riceviamo nessuna risposta dagli assessori Benveduti e Scajola a cui abbiamo scritto. Come nel resto del Paese, anche in provincia di Savona, il problema di reperimento di personale il cosiddetto mismatch, ossia il disallineamento tra la domanda e l’offerta del lavoro sta assumendo numeri importanti. Tra i settori, quelli maggiormente colpiti dal cortocircuito tra domanda e offerta di lavoro – con un grado di difficoltà nel reperimento di risorse umane adeguate sono le industrie metalmeccaniche, le costruzioni e i servizi di alloggio e ristorazione e i servizi turistici".
"Se si guarda invece ai profili professionali, la categoria che registra maggiori difficoltà di reperimento è quella degli operai specializzati. Le motivazioni sono diverse, in primis siamo un territorio dove si continuano a perdere abitanti oltre 15 mila in meno di 10 anni, siamo la Provincia più vecchia d’Italia con una media dell’età di 50 anni e abbiamo un problema grande come una casa sul livello di istruzione e quindi di professionalità e di formazione. Poco o nulla servono gli attuali strumenti messi in campo dall'amministrazione Regionale in tema di formazione ed avviamento al lavoro. Lo dimostrano purtroppo i numeri".
Cosa si dovrebbe invece mettere in campo per la Cgil?: "Tutte le azioni concrete per costruire un’occupazione di qualità, dove qualità vuol dire: lavoro meno precario, oggi in Provincia di Savona oltre il 90% dei nuovi occupati ha un contratto precario; lavoro più retribuito, visto che la media delle retribuzioni orarie nel settore privato in Provincia di savona sono le più basse della regione Liguria e del Nord Ovest del Paese; lavoro più sicuro, perché la Provincia di Savona continua ad essere maglia nera rispetto al numero di denunce di infortuni sul lavoro , di malattie professionali e un numero di morti sul lavoro che fa vergognare – oltre 70 morti negli ultimi 10 anni. Per questo la formazione deve diventare una materia contrattuale sempre più strategica, come il salario o l'orario di lavoro".
"Lo scriveva nel 1978 Primo Levi: 'Il lavoro è formazione, è conoscenza, è sapere". Lo confermava Bruno Trentin, 'i lavoratori sono più creativi e più liberi con la formazione' e lo ripetiamo oggi, ancora più forte in ogni occasione che ci viene data a livello nazionale e a livello locale. Cambiare i sistemi di produzione e i repentini cambiamenti del mercato del lavoro comportano un grande investimento su formazione, cultura, conoscenza".
"E chi è escluso dalla formazione è irrimediabilmente tagliato fuori dai processi produttivi, soprattutto oggi, in un mondo del lavoro in grande cambiamento come quello attuale, attraversato da continue ristrutturazioni e riorganizzazioni. L'accesso al sapere diventa così un antidoto fondamentale allo sfruttamento del lavoro", prosegue il sindacato.
"I processi d'innovazione rendono più che mai indispensabile la formazione per evitare che i lavoratori vengano esclusi dai processi produttivi. Insomma, si deve poter arrivare all'apprendimento permanente. E dalla sempre più stretta connessione tra innovazione e formazione non devono essere esclusi i lavoratori precari, quelli a tempo determinato, gli stagionali- che oggi in Provincia di Savona continuano ad esser troppi (oltre il 90% dei nuovi occupati è precario ) che in molti settori produttivi sono diventati maggioranza – vedi comparto del turismo e della ristorazione e per pochi mesi - Anzichè formarli e renderli così partecipi dei nuovi processi produttivi, molte imprese li escludono con la scusa dei rapporti di lavoro a termine, preferendo un ricambio periodico della forza lavoro. In tal modo, il mercato del lavoro diventa sempre più frammentario senza una qualificazione dei lavoratori".
"Per i lavoratori con contratti precari è più difficile accedere ai processi formativi. Noi lo sappiamo bene ed è per questo che dobbiamo rendere strategica la formazione dentro i contratti nazionali di lavoro allargando il discorso alla contrattazione decentrata sul territorio. La formazione non è più una materia riservata a pochi addetti ai lavori e meno che mai deve essere materia di scambio, ma un caposaldo fondamentale dei contratti, a tutti i livelli. È un processo culturale da fare, e deve essere trasversale a tutti i comparti e contratti nazionali".
"Il problema è che la formazione deve essere fatta bene. Non è tanto e solo un problema di quantità, ma di qualità dei corsi formativi effettuati. Per questo, per la Cgil, il prossimo obiettivo deve essere quello della formazione permanente. Bisogna poi costruire una relazione più forte tra formazione e organizzazione del lavoro, con una partecipazione più attiva e coinvolgente del sindacato, le imprese tendono ad agire da sole nel campo. Ciò vuol dire che dobbiamo saperne di più, anche come sindacato, la formazione diventa fondamentale".
"Infine dobbiamo distinguere formazione da addestramento: le cosiddette pillole, ovvero i micro-interventi, o le finte politiche attive messe in campo troppe volte dall'amministrazione Regionale che ha in capo la responsabilità sulla formazione , sono ben diverse dai processi di formazione. Per esser veramente tale, la formazione ha bisogno di modelli, strumenti, tempi. Altrimenti rischiamo di non leggere i bisogni formativi", continua la Cgil Savona.
"C'è poi un discorso di qualità della formazione, processo assai difficile da definire e da individuare. Oggi ci sono tante risorse a disposizione, necessarie per effettuare un rapido cambiamento. Ma dobbiamo saperle gestire sul piano contrattuale e questo non sempre avviene, come nel caso della nostra Regione, ci sono oltre 2.5 milioni di euro a disposizione per il territorio savonese grazie all'accordo di Programma dopo il riconoscimento dell’area di crisi complessa – poche, pochissime risorse sono quelle che sono state messe in campo, perché mancano idee, progetti e una vera e propria politica formativa regionale. Lo chiediamo da tempo alla regione e alle imprese, è necessario investire di più e meglio, ad iniziare dalle situazioni in cui abbiamo ben chiaro quali saranno le attività più richieste dal territorio – vedi il comparto del turismo- per evitare di sentire sempre la stessa cantilena ad ogni inizio di stagione, oppure come il progetto su Funivie".
"Noi ci siamo, la Cgil c’è, con idee, progetti, e la serietà necessaria, pronti a fare la nostra parte anche per fare ordine sulle scelte che si devono mettere in campo: ad esempio, contrattazione inclusiva e di sito, anche sul piano formativo. Sapendo che i bisogni formativi sono tanti e non possiamo assolverli tutti", conclude la Cgil Savona.