“Alla fine hanno vinto due giovani donne che non avevano bisogno di “smarcarsi” da questo decennio: Giorgia perché è sempre stata all’opposizione, Elly perché nel giro non c’era proprio”. L'ex governatore Claudio Burlando ha commentato così nella chat WhatsApp 'Vasta Liguria' tra domenica notte e lunedì mattina, ore in cui arrivava il verdetto sulle primarie.
Di Claudio Burlando si è tornati a parlare alle scorse comunali, quando creò la chat, e più di recente per il suo sostegno a Stefano Bonaccini alla corsa per la segreteria del Partito Democratico e per una sua possibile ridiscesa in campo alle prossime regionali. Quest'ultima al momento è solo una voce, ma quel che è certo è che l'ex presidente della Regione non ha preso bene la vittoria a sorpresa di Schlein. “E' la prima volta che succede. In tutti gli altri casi, fossero primarie per la segreteria o per la candidatura a premier, il risultato era stato quello largamente previsto”.
E ancora, analizzando la sconfitta: “Un periodo durante il quale la distanza tra cittadini e politica è cresciuta a dismisura ed è crollata l’affluenza alle elezioni (e pure alle primarie). Alla fine è spuntata una underdog, anzi, come titola Repubblica, ne sono spuntate due (in 5 mesi) (Meloni e Schlein, ndr). Occupando in 5 mesi due posti che nessuna donna aveva mai occupato in 78 anni. È difficile pensare che non ci sia un qualche legame tra questi due eventi”.
Come detto Burlando ha sostenuto Bonaccini il quale, secondo l'ex governatore avrebbe avuto chiaro il compito fosse diventato segretario: “Credo che Bonaccini avesse chiaro il problema, sentite: '1) se diventerò segretario non accadrà più che il pd vada al governo senza vincere le elezioni; 2) se vincerò le primarie chiederò alla classe dirigente di questi ultimi anni di stare per un giro in panchina'”.
“Sapete a chi ho affidato – continua - (da anni per la verità) la speranza di rilancio del pd dopo questo decennio: a Stefano Bonaccini. Un orientamento largamente condiviso dagli iscritti (ovunque tranne che in Liguria), ma non dagli elettori, cui le nostre regole - da tutti approvate - hanno affidato la scelta del segretario. Ora non si può discutere delle regole o dell’affluenza: alle primarie partecipa chi vuole e Elly Schlein è del tutto legittimata a dirigere il partito, come Giorgia Meloni è del tutto legittimata a governare il paese”.
Infine la chiosa, sul futuro: “Elly invece di scalini ne deve salire due (gli stessi che avrebbe dovuto salire Stefano). Il primo: dimostrare di saper dirigere il Pd, di saperlo portare fuori da una crisi (almeno) decennale, di farlo tornare a vincere. Il secondo: dimostrare che si può governare l’Italia con le sue idee, il suo progetto. Poi ci sono le scelte di ciascuno di noi. Io, come Stefano, non me ne andrò. Perché non si fa. E perché francamente, guardandomi intorno, non saprei dove andare. Però, analizzato perché siamo arrivati sin qui, rimango convinto che in un grande paese occidentale come l’Italia sia difficile vincere con le posizioni che hanno fatto vincere Elly tra i nostri elettori. Penso agli States, dove hanno vinto Clinton, Obama e Biden, tenendo dentro l’ala radicale, ma offrendo agli elettori il loro programma”.