"Siamo davanti ad un vicolo cieco. Se non cambia qualcosa a livello di Ministero siamo praticamente fermi. Siamo in balia di noi stessi".
C'è grande preoccupazione dei sindacati e rsu della Sanac di Vado Ligure ( e delle altre tre fabbriche italiane, 400 lavoratori di cui una settantina nello stabilimento vadese) dopo che nella giornata di ieri gli amministratori straordinari hanno annunciato alle segreterie territoriali e nazionali la mancata presentazione di offerte al terzo bando di acquisizione con RHI e Dalmia che si sono ritirate dalla corsa.
Ora i commissari hanno passato "la patata bollente" in mano al Ministero delle imprese e del made in Italy.
"Si prospetta una crisi finanziaria, fino al 2021 la Sanac era in attivo, dal 2022 è andata in perdita e la previsione del 2023 è ancora peggio - ha detto Alessandro Bonorino, Filctem Cgil, rsu Sanac - Hanno fatto una lettera spedita l'11 gennaio al Mimt spiegando che non possono andare avanti perché le perdite sono troppe e hanno optato per tre strade: la sospensione temporanea a fine marzo di due fabbriche che potrebbe essere Vado e Grogastu e poi la sospensione delle altre due Massa e Gattinara. Oppure ancora peggio la sospensione di tutte e 4 le fabbriche e lo spacchettamento con la vendita singola di ogni asset".
"La situazione è peggiorata, nonostante lavoro ce ne sia, speriamo di avere ancora un barlume di speranza. Questo è un omicidio industriale perpetuato dai diversi Governi. Un'azienda che potrebbe fare ed è dieci anni che è puramente amministrata non sviluppata. Non siamo preoccupati, di più" ha continuato Bonorino.
La settimana prossima si svolgerà un coordinamento con tutte le rsu e dovrebbero essere organizzate giornate di mobilitazione.
LA CRONISTORIA
Sanac è un'azienda controllata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, attualmente in amministrazione straordinaria, e fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60% del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto.
È stata da sempre legata alle vicissitudini della siderurgia nazionale, anche quando i processi di privatizzazione, a metà anni '90, l'hanno fatta confluire nel Gruppo Riva, che aveva nel contempo acquisito le acciaierie del Paese. Le vicende che hanno travolto lo stesso Gruppo Riva agli inizi degli anni 2010 l’hanno collocata, unitamente agli impianti siderurgici, in amministrazione straordinaria con gestione commissariale.
"Nel 2018, un nuovo accordo con il colosso Franco-Indiano di Arcelor Mittal sulla gestione delle acciaierie ex Ilva, ha aperto uno spiraglio circa il definitivo assetto societario e la conseguente stabilità lavorativa per i circa 300 dipendenti del Gruppo Sanac - avevano spiegato le organizzazioni sindacali in una lettera inviata al neo Ministro delle Imprese e del Made in Italy Alfonso Urso - Nel 2019 ArcelorMittal Italia si aggiudica il primo bando di gara per l'acquisizione di Sanac che tuttavia non perfeziona mai, temporeggiando per anni con fidejussioni bancarie, allo scadere delle quali nel 2022, decadendo il bando stesso, obbliga i commissari a rimettere in vendita la Sanac, attraverso un nuovo ulteriore bando di gara. Questo nuovo bando di gara purtroppo è risultato inutile a causa della mancanza di offerte utili al rilancio del gruppo. Si è proceduto di conseguenza, ad emettere un terzo bando di gara per il quale, come termine per la presentazione delle manifestazioni d'interesse, è indicato il 7 novembre prossimo. Ad oggi non ci sono certezze rispetto alle prospettive produttive del gruppo, mentre si acuiscono le preoccupazioni circa le ricadute occupazionali le cui conseguenze potrebbero avere effetti su diversi territori nazionali (Sanac ha stabilimenti nelle province di Vercelli, Savona, Massa Carrara e Cagliari)".
L’aspetto che desta perplessità e preoccupazione nei sindacati è il comportamento di Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti siderurgici ex-Ilva) che da azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, ha deciso di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac da circa un anno.
Due erano le manifestazioni d'interesse presentate per l'acquisizione dell'azienda: RHI e Dalmia. La prima, multinazionale austriaca, leader mondiale per la produzione di refrattari e la seconda, colosso indiano che si era già presentato al secondo bando per poi ritirarsi. Rhi aveva annunciato sul suo sito di aver acquistato refrattari proprio da Dalmia. Un ulteriore sviluppo che non faceva star tranquilli i sindacati e i dipendenti.
Lo scorso 12 dicembre poi un ulteriore goccia che aveva traboccare il vaso. Era infatti arrivato il divieto dell'azienda di svolgere l'assemblea sindacale all'interno dello stabilimento per motivi di sicurezza con lo stop all'ingresso principalmente per i lavoratori in cassa integrazione. Questa la decisione che aveva portato con amarezza e sconcerto i rappresentanti sindacali e dipendenti della Sanac di Vado Ligure a riunirsi nel parcheggio di fronte all'azienda. L'assemblea era stata disposta per illustrare ai lavoratori gli argomenti trattati durante l'incontro al Ministero a Roma.