La polvere di grillo (o farina) è stata approvata come alimento dall’Unione Europea: dal prossimo 24 gennaio, sugli scaffali dei supermercati, si potranno trovare alimenti che la contengono nell’elenco degli ingredienti.
La polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico entra quindi nel mercato unico come alimento approvato a tutti gli effetti: in Gazzetta Ufficiale si legge che fino al 24 gennaio 2028, cioè per i prossimi cinque anni, solamente la società Cricket One Co. Ltd è autorizzata a immettere sul mercato europeo questo alimento, a meno che non venga ottenuta l’autorizzazione da un richiedente successivo.
Ma di cosa si tratta?
La specie utilizzata per ottenere la polvere è l’Acheta domesticus: i grilli vengono tenuti a digiuno per 24 ore prima di essere congelati, poi vengono lavati ed essiccati; una volta compiuta l’operazione, viene estratto l’olio e infine il grillo viene macinato per ottenere la farina.
L’utilizzo nelle preparazioni è molto ampio: può essere utilizzato per pane e panini, cracker, grissini, barrette ai cereali, miscele pronte per prodotti da forno, biscotti, salse, pizza, pasta, latte in polvere e prodotti a base di legumi e verdure. Ma non solo, anche nelle minestre, nelle bevande, nei dolci,negli snack e nelle preparazioni di carne.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha dato il via libera a questa polvere, ritenendola “sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti”, ma alla diffusione della notizia, le polemiche non sono mancate: su tutti, la Delegazione della Lega al Parlamento Europeo, gruppo Identità e Democrazia, ha considerato un affronto al Made in Italy questo provvedimento e ha espresso in un tweet il suo disappunto, condiviso da molti utenti: “Mangiateveli voi!"
Anche Coldiretti non è convita: “La maggioranza degli italiani non porterebbe mai a tavola degli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale” scrive in un comunicato. “Al momento la Ue ha già autorizzato per la vendita, come cibo da portare in tavola oltre ai grilli domestici (Acheta domesticus), la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e la Locusta migratoria.
Una corretta alimentazione non può però prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati e a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono molto lontani dalla realtà culinaria nazionale italiana ed europea. Al di là della normale contrarietà degli italiani verso prodotti lontanissimi dalla cultura nazionale, l’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”.
In Liguria, anche il presidente della Regione Giovanni Toti ha espresso la sua perplessità, postando una foto mentre sta mangiando un piatto di pasta al pesto: “I grilli, che hanno avuto il via libera per uso alimentare dall’Europa, li lasciamo alle tavole degli altri… direi che noi in Liguria preferiamo un bel piatto di pasta al pesto. Che dite?” è il testo che accompagna l’immagine.
Uno spunto su cui riflettere è dato da quanto è già sulle nostre tavole: il colorante per alimenti E120, utilizzato per anni nei liquori, viene ottenuto dalla polvere di cocciniglia, un insetto dal colore rossastro appunto, utilizzata non solo in campo alimentare ma anche per tingere i tessuti e nei prodotti cosmetici. Da qualche tempo, questo colorante è stato sostituito dalla cocciniglia artificiale, un preparato sintetico indicato con le sigle E122, l'E132 ed E124.
I sostenitori della farina di grillo sottolineano un aspetto importante di questo alimento per combattere il cambiamento climatico: i grilli rappresentano, infatti, un’alternativa sostenibile ed ecologica al consumo di carne. Questi insetti si riproducono in fretta, hanno un ciclo di vita veloce e consumano mangime in quantità decisamente ridotte rispetto agli allevamenti di animali da macello, con una conseguente emissione di CO2 molto minore, riducendo i consumi idrici e di territorio.