Attualità - 16 dicembre 2022, 19:07

Savona, riaperta dopo anni la galleria del Garbasso tra il rosso fuoco e la musica (FOTO e VIDEO)

L'opera Milk è stata realizzata dall'artista Silvia Celeste Calcagno. L'installazione sarà fruibile anche sabato 17 e domenica 18 dicembre dalle 10.00 alle 19.30

Savona, riaperta dopo anni la galleria del Garbasso tra il rosso fuoco e la musica (FOTO e VIDEO)

È stata inaugurata questa sera, a cura di Raffaella Perna, l'opera pubblica MILK di Silvia Celeste Calcagno, che ha visto riaprire la galleria del Garbasso, che collega via Paleocapa a via Famagosta, nel pieno centro storico di Savona, chiusa da più di vent'anni.

"L'opera ha ridato vita allo spazio attraverso un intervento artistico basato sulle risonanze emotive del colore e del suono. Dipingendo il tunnel di rosso e animandolo con l’installazione sonora progettata da Luca Fucci, l’artista ha trasformato l’ambiente in un’arteria viva che si apre alla fruizione della comunità" ha detto la curatrice.

L'evento, che prevede il patrocinio del Comune di Savona e dell'assessorato alla Cultura, è stato possibile anche grazie alla collaborazione dell'Ente Scuola Edile e dei Custodi del Bello della città di Savona.

Con MILK abbiamo un esempio di processo in cui l'arte diventa cura dei luoghi pubblici che vengono trasformati attraverso l'arte – ha spiegato l'assessore alla Cultura Nicoletta Negro – Siamo molto soddisfatti, è un concetto che porteremo avanti anche in futuro con ostinazione e ottimismo, perché siamo certi che sia il territorio, con le sue associazioni che si prendono cura dei luoghi storici, sia il mondo dell’arte, sia, infine, le realtà economiche ad essa collegate, siano pronte per accettare la sfida”.

La suggestione sonora dell'opera è a cura del musicista fiorentino Luca Fucci. L'installazione sarà fruibile, oltre ad oggi anche sabato 17 e domenica 18 dicembre dalle 10.00 alle 19.30.

"Il recupero, simbolico e reale, di uno spazio cittadino da tempo trascurato, in funzione di opera d'arte che sia metafora di un ricucire riguardante il luogo ma anche i suoi abitanti, è oggetto dell'ultimo progetto dell'artista, che vuole portare l'attenzione sul concetto di dolore come tunnel da attraversare di cui non si conosca l'uscita, né il tempo necessario per percorrerlo - ha continuato Nicoletta Negro - Per questo Silvia Celeste Calcagno ha individuato la galleria del Garbasso come luogo ideale per l'installazione MILK, che vuole condurre all'origine attraverso l'ignoto, l'attraversamento, la fine. La galleria, già spoglia delle sue funzioni originarie, vuole divenire un luogo in cui ogni abitante possa riconnettere tra loro due realtà, quella fisica e quella mentale, ritrovando al suo interno un'eco delle proprie ferite passate e nel contempo un richiamo verso un Altrove".

"Ho iniziato a riflettere sulla città, sui luoghi e soprattutto sui non luoghi. Mi è apparsa la scenografica immagine di un cancello in ferro violentato da qualche graffito e incorniciato da due scalinate gemelle. Quello poteva essere il mio 'non luogo', dove ora il nulla regna - ha aggiunto l'artista Silvia Celeste Calcagno - Il mio lavoro ha sempre una partenza autobiografica che ha l’intento di farsi universale. Da poco ho perso l'uomo che amavo, una parte della mia vita, del mio corpo, della mia anima. Si sono sovrapposte due immagini, da un lato la morte, che conduce altrove e dall’altro questo ingresso misterioso, chiuso dagli anni ‘80, che con discrezione è fermo a guardare la città passare, la gente ignara e distratta; un ingresso che osserva sapendo di non essere osservato. Ho riflettuto sull’ignoto, sulla morte, sull’abbandono come forma di violenza, sul dolore e sulla ferita che mi sta attraversando, su quella che attraversa l’uomo e su una ferita silente nella via principale della città". 

"Il processo creativo implica un sentire preciso che giunge come un corpo sospeso: se quel luogo fosse stato indagato e successivamente aperto, con certezza avrebbe reso tutta quella vita che aveva visto passare negli anni e ne avrebbe donata altra, per mettersi in pari con il tempo trascorso. Alla violenza dell’abbandono si contrappone l’esistenza - specifica - Un tunnel dalle potenzialità infinite: rifugio, passaggio segreto, possibilità di ricongiungersi e tabù: chiuso per non evidenziare le fragilità umane; lungo molti metri, curvo in parte, aspetto che ne amplifica la bellezza. Ho percorso quei metri che tagliando parte della città si fermano in un punto dove il traffico cittadino è costante ma non troppo rumoroso. Il cerchio si è chiuso: l’ho sentito casa".

"La galleria è avvolgente nonostante l’aria trasandata. Il progetto parte da quello che esattamente è: un organo/utero che da un punto arriva ad un altro; l’ho immaginato rosso, il colore del sangue, della vita, lo scorrere del tempo, l’interno. Attraverso il colore, la luce e un’installazione sonora realizzata site specific dall’artista fiorentino Luca Fucci, i lembi della ferita possono avvicinarsi e rimarginarsi" ha concluso l'artista.

Luciano Parodi

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