Eventi - 11 dicembre 2022, 18:31

Albenga festeggia Santa Lucia, occasione di scambio culturale e momenti conviviali

Mercatini con prodotti della tradizione siciliana e degustazione di prodotti tipici, come la celebre “cuccìa”

Albenga festeggia Santa Lucia, occasione di scambio culturale e momenti conviviali

Albenga festeggia Santa Lucia: oggi, domenica 11 dicembre, nel centro storico della Città delle Torri, il Mercatino con i prodotti della tradizione siciliana e la degustazione di alcuni piatti tipici, come le lenticchie ei ceci di Villalba, la cuccìa, il formaggio pecorino, il pane siculo, le olive e il vino. Presenti i sindaci di Albenga e di Villalba e alcuni membri dell’Amministrazione locale.

I festeggiamenti sono organizzati dall’Associazione Culturale “Festa di Santa Lucia”, in collaborazione con il Comune di Albenga.

La festa di Santa Lucia è divenuta ormai una tradizione consolidata ad Albenga. Rappresenta un’occasione di scambio culturale e offre l’opportunità di godere di momenti conviviali e di puro intrattenimento.

Lucia di Siracusa, conosciuta come Santa Lucia, è stata una martire cristiana di inizio IV secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. Menzionata nel Canone romano come una delle sette vergini, è la protettrice della vista per l’etimologia del suo nome che deriva dal latino: lux, luce. Il luogo di culto principale è Siracusa, dove le è stata dedicata un edificio religioso, la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. La sua memoria è onorata il 13 dicembre. 

L’usanza vuole che per Santa Lucia si mangi la cuccìa. Secondo la tradizione, a lei si deve la fine della pesante carestia che aveva colpito la città di Palermo a metà del XVII secolo. Il 13 dicembre 1646, nel giorno di commemorazione della santa, una nave carica di frumento e altri cereali sbarcò al porto di Palermo (c’è anche una leggenda analoga che racconta che lo sbarco avvenne a Siracusa nel mese di maggio): così avvenne il miracolo che i cittadini avevano tanto atteso. I palermitani, segnati da diversi mesi in carestia, bollirono il grano per sfamarsi più velocemente, aggiungendo soltanto un filo d’olio, creando così la “cuccìa”. Da quella volta, i palermitani ogni anno, per devozione, ricordano solennemente l’evento astenendosi per l’intera giornata dal consumare farinacei, sia pane che pasta.

La cuccìa è dunque un piatto denso di storia: fatto di semi non macinati, sembra voglia indicare proprio prosperità e abbondanza. In alcune località della Sicilia, la cuccìa viene dolcificata con mosto, vino cotto, cioccolato o altro, ma non viene meno il valore simbolico che le viene attribuito dai fedeli. Infatti, il dolce è espressione massima dell’abbondanza.

Maria Gramaglia

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