Era il 3 novembre del 1918 quando in quel di Villa Giusti a Padova veniva firmato l'armistizio che sanciva la fine della Prima Guerra Mondiale in Italia.
104 anni fa sembrano ed effettivamente sono un'eternità, ma purtroppo la guerra con le sue atroci conseguenze non è poi così lontana (sia in termini di tempo che di distanze) dal nostro paese: l'invasione russa dell'Ucraina ha riportato terribilmente d'attualità alle nostre latitudini eventi bellici che sembrava quantomeno difficile pensare di vivere al giorno d'oggi. E invece no, non è così.
Ed è per questo che oggi, 4 novembre, Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, ricordare quanto accaduto nella storia del nostro Paese tra il 1915 e il 1918 dovrebbe aprire ancor di più i nostri occhi e non farci dimenticare ciò che è stato affinché non si ripeta.
Il 24 maggio 1915 l'Italia entrava in guerra uscendone tre anni dopo tra i vincitori (anche se già all'epoca si parlò di "vittoria mutilata"), ma pagando un prezzo altissimo: più di un milione di caduti tra militari e civili. Un numero terribile, testimonianza di una tragedia che ha segnato in maniera indelebile l'esistenza di chi direttamente o indirettamente ne ha preso parte.
Diventa quindi di assoluta importanza, al di là della celebrazione della "vittoria" di quel conflitto in sé , ricordare chi tra le pietre del Carso e nel fango delle trincee ha sacrificato la propria gioventù in nome di una guerra combattuta in condizioni brutali e nella quale il rispetto per la vita umana ha perso ogni tipo di significato.
Oggi non possiamo non dedicare un pensiero a chi è partito per il fronte senza più tornare, ma anche a chi da quei luoghi e da quell'orrore è riuscito a rientrare trascinando con sé strascichi indelebili nel cuore e nella mente.
Le cronache recenti provenienti dall'est Europa riportano notizie analoghe, le uniche che la guerra può offrire: morte, distruzione, angoscia, disperazione. Tutto perfettamente riassunto in alcuni cartelli comparsi all'esterno del cimitero di Pietra Ligure giorni fa e che ancora oggi nessuno ha provveduto a rimuovere probabilmente perché ineccepibili e più forti di qualsiasi autorizzazione: "Qui finisce la guerra" (leggi QUI).
Dovere di un Paese moderno e del suo popolo è quello di mantenere intatta la consapevolezza della sua storia per evitare che gli errori del passato possano nuovamente fare capolino. Il 4 novembre non sia solo una ricorrenza in più sul calendario, ma diventi spunto di riflessione e di motivazione per opporci sempre più agli orrori delle guerre.