“Sanità, se non la curi non ti cura”. È questo lo slogan con cui i sindacati scenderanno in piazza sabato 29 ottobre per manifestare contro i nuovi tagli alla sanità, come illustrato nell’ultimo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria.
"Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, dopo anni di disinvestimenti (37 miliardi di euro in un decennio) e lo scoppio di una pandemia, ha mostrato tutte le sue fragilità. 'L’unico argine a contenere il disastro è stato il lavoro e il sacrificio degli operatori sanitari'. Oggi, di fatto, non tutti hanno l’opportunità di accedere alle cure, al contrario di quanto sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione: 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti'. Sono sempre di più, peraltro, i cittadini che ricorrono al privato", commentano dalla Cgil Savona.
"Le famiglie spendono oltre 40 miliardi all’anno per curarsi. Chi non può, rinuncia. Dall’altra parte ci sono gli operatori sanitari che sono sempre più stremati, disillusi. Turni massacranti, salari bassi e condizioni di lavoro critiche stanno portando ad una fuga dei professionisti sanitari. Si stima che dal 2009 il SSN abbia perso circa 35 mila unità. E anche l’offerta di cura è stata ridotta, passando da circa 5 posti letto ogni 1000 abitanti ad appena 3. Una percentuale che ci colloca dopo Paesi come la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia, la Bulgaria e la Grecia. “È forte il rischio di una profonda mutazione della natura del Servizio Sanitario Nazionale verso la privatizzazione".
"Quella del Pnrr è un’occasione straordinaria che non può e non deve essere sprecata. Scendiamo in piazza per chiedere maggiori risorse per il Fondo Sanitario Nazionale, di cancellare il limite di spesa per nuove assunzioni, a partire dai tanti precari inseriti nel sistema prima e durante la pandemia, l’annullamento del numero chiuso nelle università per almeno cinque anni, un blocco all’esternalizzazione dei servizi e, infine, un processo di integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali, con l’obiettivo di prevenire forme di disagio e fragilità. Rafforzare i servizi sociali vuol dire ridurre il numero di persone che avrà bisogno di ricorrere alle cure sanitarie, vuol dire decongestionare gli ospedali e garantire un servizio di qualità che permetta ad ogni cittadino di rivendicare il proprio sacrosanto, e costituzionalmente garantito, diritto alla salute".
"Diritto quello alla salute che rischia fortemente di essere messo in discussione anche nella nostra regione, e soprattutto nella nostra provincia, dove il modello socio sanitario dell’amministrazione Regionale Ligure si fonda sulla riduzione dei servizi e delle attività socio sanitarie a tutti i livelli, anche in attività fondamentali – basti pensare alla drammatica situazione in cui si trova il ponente Savonese e l’entroterra valbormidese dove da diverso tempo non si garantisce la presenza h24 dei Punti di Primo Intervento, oppure la chiusura del Punto nascite di Pietra Ligure e le continue promesse mai mantenute del Centro ictus dell’Ospedale S. Paolo di Savona".
"Ma c’è di più, in provincia di Savona questo scellerato modello socio sanitario rischia di fare naufragare anche la straordinaria opportunità del Pnrr, visto che la decisione profondamente sbagliata è quella di utilizzare parte di quelle risorse per trasformare, quindi depotenziare i due ospedali di Cairo Montenotte e Albenga in Ospedali di Comunità, oppure quella di continuare a demolire la sanità territoriale proprio in un territorio dove sarebbe necessario l’esatto contrario visto l’età media molto avanzata e il numero di patologie croniche in continuo aumento . L’unica risposta politica a questo scempio, causato da scelte politiche degli ultimi decenni, non può e non deve essere la privatizzazione della sanità, oppure l’utilizzo delle cooperative all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche".
"Lo ribadiamo per l’ennesima volta è necessario un nuovo modello socio sanitario profondamente diverso dall’attuale messo in campo dalla Regione Liguria, non è sufficiente nominare un assessore alla Sanità se poi le scelte politiche continuano ad essere quelle che ci hanno fatto precipitare in questa situazione. Servirebbe altro, come ascoltare il territorio, i cittadini, le organizzazioni sindacali, i comitati, ma soprattutto amministratori locali, sindaci, più coraggiosi e vicini alle necessità di chi rappresentano".
"Anche la Cgil di Savona sarà presente in piazza a Roma così come sarà presente il prossimo 2 novembre all’iniziativa promossa dal Comitato Sanitario della Val Bormida a Cairo Montenotte dal titolo 'Fiaccolata per una sanità Pubblica Perduta' dalle ore 18.30 presso L’ospedale San Giuseppe", concludono dal sindacato.