Resta ancora incerto e lontano da una definizione il futuro delle ex aree Piaggio Aeroindustries e Ghigliazza, due vere e proprie ferite aperte nel territorio di Finale Ligure al suo ingresso di ponente.
Di queste si è tornato a parlare nell'ultimo Consiglio comunale all'analisi del quale vi era l'approvazione del Documento Unico di Programmazione (Dup) per il triennio 2023-2025, il "manifesto" di governo del territorio nei prossimi anni, all'interno del quale un'area importante era quella rappresentata dall'urbanistica con l'aggiornamento del Puc.
Il destino e la riqualificazione necessaria per queste due ampie aree del territorio, argomento da sempre molto sentito dalla cittadinanza finalese, devono però al momento fare ancora i conti con le vicende giudiziarie dei proprietari dei terreni. Per questo al momento anche in quanto previsto dalla maggioranza è esercizio assai complicato quello di delinearne il destino.
Come ha ricordato il sindaco Frascherelli, che detiene la delega all'Urbanistica, nel caso dell'ex cava per la società Arene Candide è in corso una procedura fallimentare: "C'è in linea teorica la possibilità di dare attuazione a uno strumento approvato recentemente, nella scorsa consigliatura - ha spiegato - in concreto non c'è ancora un acquirente: nel momento in cui ci sarà immagino verrà in Comune per cercare una soluzione. Ritengo che quel progetto, con previsioni molto importanti come la messa in sicurezza dell'area per una spesa di circa 45 milioni di euro e la realizzazione con un numero cospicuo di abitazioni a ridosso dell'Aurelia a cui aggiungere circa 20 milioni di opere pubbliche è qualcosa che a mio modesto avviso sia difficilmente riproponibile". Quindi tutto si è arenato, anche forse per la scarsa appetibilità sul mercato di un progetto "figlio di un mondo che non c'è più".
Situazione non dissimile, seppur diversa, per la FinalMare e le aree di sua proprietà: quelle dell'ex stabilimento Piaggio, dal 2014 a Villanova: "La società è al momento in liquidazione - ha sottolineato Frascherelli - in concreto non posso dire nulla di quanto già non si sappia. Il tema grosso è la messa in sicurezza dell'asta fluviale del Pora e la bonifica, opere che cubano in maniera importante".
Le ferite del finalese quindi restano, per rimarginarle lo stesso sindaco ha chiosato come sia "opportuno che i progetti vengano concordati sulla base di un'idea molto chiara". Idea che al momento resta lontana in quanto alla parte pubblica manca un interlocutore: "Suppongo che quando verrà la prossima Amministrazione sia realistico pensare che a quel punto, con le procedure giudiziarie ora in essere che dovrebbero essersi definite, con nuovi acquirenti forti e convinti, si potrebbe avere la trasformazione delle stesse nel giro di poco tempo".
Affrontando il discorso urbanistico più in linea generale, il primo cittadino ha anche ricordato come quello dell'aggiornamento del piano urbanistico sia uno degli obiettivi del suo secondo mandato.
La grande sfida delineata dallo stesso primo cittadino oltre alle due già citate è quella di "trovare il modo di eseguire interventi di manutenzione importante sugli edifici presenti nelle vallate del Pora e dello Sciusa", aree urbanizzate tra gli anni '50 e '60, con un occhio al consumo del territorio quindi senza l'intenzione di "permettere di costruire laddove non si è costruito finora".
Tuttavia il sindaco ha sottolineato come l'aggiornamento del Puc già ora viene in qualche modo scavalcato utilizzando altri tipi di permessi: "La maggior parte degli interventi di edilizia viene eseguita in ossequio a leggi speciali che vanno in deroga allo strumento urbanistico come il 'Piano Casa' e la cosiddetta 'legge sui sottotetti', che sono la stragrande maggioranza".