"Mi stupisce e mi amareggia il fatto che il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si vanti dei risultati ottenuti sul fronte degli aborti. In un momento dove Toti, che ha la delega alla Sanità, chiude Pronto Soccorso e ospedali della Riviera, riesce a difendere la politica sanitaria regionale che uccide vite. Credo che si debba rivendicare, non solo per amore della verità, ma anche per una adesione al dato naturale e razionale, che il diritto sacro, intangibile ed inviolabile è quello alla vita, a ciascuna vita, che è anzitutto dono, e di cui non siamo padroni, sia che sia quella nostra, sia che sia quella altrui, essendo piuttosto chiamati a custodire e a coltivare la vita, promuovendola e difendendola", cosi commenta Ginetta Perrone, vicepresidente Centro Aiuto Vita ingauno.
"Il sostenere anche solo la possibilità dell’esistenza di un “diritto” che violi i principi più elementari, naturali ed immediati, quale ad esempio, appunto, quello alla vita, significa anzitutto che si ha una visione erronea della nozione di diritto, una visione positivista, tale per cui diritto sarebbe ogni norma che sia stata posta da chi detiene il potere legislativo".
"In tale modo, diritto vigente e quindi cogente e vincolante può essere anche quello su cui si basarono le odiose leggi razziali, che tuttavia nessuno oserebbe ritenere degne di essere chiamate “diritto”. Insegna San Tommaso che una legge che fosse iniqua, ovvero contraria alla natura, come può essere qualsivoglia legge che violi ed attenti al valore di ogni vita, non è un diritto (vero e giusto), quanto invece una “corruptio legis”, una corruzione della legge, una ingiustizia, sì che simili norme, prive di razionalità, non obbligano e non vincolano, appellando invece all’obiezione di coscienza", aggiunge.
"Proclamare, sostenere e dire che il diritto all’aborto sia una conquista, o, peggio ancora, che sia sacro ed inviolabile, significa, più o meno consapevolmente, aprire la porta, e mettersi dalla parte, di una pericolosa ed irrazionale (perché contraria alla natura e alla razionalità anzitutto dell’uomo) visione positivista e normativista, le cui derive l’umanità ha tristemente esperimentato nella storia".
"Lo scadere in posizioni conformistiche o in espressioni e linee di pensiero e di azione che si pieghino al “politicamente corretto” in un simile campo, per soli interessi personali del momento, è sicuramente poco apprezzabile. I valori inalienabili, non negoziabili, infatti, vengono sempre prima di qualsiasi interesse di parte e di qualsivoglia calcolo personale, e l’impegno a favore del bene pubblico e comune richiede, a chi se ne pone al servizio, l’onestà di sostenere continuamente e tenacemente in primis questi valori, naturali e razionali, derivanti dalla realtà stessa delle cose, ovvero comprensibili a qualsiasi persona, per il fatto stesso di essere tale, e a ciascuno connaturati perché corrispondenti alla verità più intima e piena dell’uomo stesso, ben diversamente da quelli che, al contrario, vi si oppongono", conclude la Perrone.