Nonostante la crisi post pandemia in Liguria le imprese balneari godono di ottima salute. Il primato, sul fronte numerico, spetta ancora una volta all'Emilia Romagna, ma la nostra regione e anche la nostra provincia si difendono bene.
Il dato emerge dall’indagine di Unioncamere-InfoCamere ed è stata effettuata sulla base dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Subito a ridosso dell’Emilia-Romagna, l’ "Olimpo" della balneazione vede sul podio due destinazioni ‘storiche’ per gli amanti del mare italiano: la Toscana, con 914 attività distribuite lungo 397 km di costa (2,3 imprese ogni km) e la Liguria, con 807 imprese a presidiare 330 km di litorale (2,4 ogni km).
In Liguria, negli ultimi dieci anni, le imprese balneari sono aumentate di 64 (+8,6%): la provincia di Savona ne conta 450, quella di Genova 165, quella di Imperia 134 e lo Spezzino 58. L'unico comune ligure a figurare tra i primi venti con più imprese del settore in Italia è Alassio, che ne conta 80, con la media di 8,2 per km di costa. In Piemonte le imprese balneari sono 18 (erano 14 a fine 2011): 10 si trovano in provincia di Torino, tre in quella di Novara, due nel Cuneese e una nell'Astigiano.
Dal 2011 la corsa a gestire la balneazione sulle coste dello 'stivale' (incluse quelle di laghi e fiumi) ha portato a un incremento complessivo di 1.443 unità. Le protagoniste della crescita nell’ultimo decennio sono le regioni del Sud, decisamente lanciate al recupero delle posizioni rispetto al Centro-Nord. Rispetto alla governance, un’impresa balneare su quattro in Italia è guidata da donne (1.809 attività, il 25,2% del totale, un dato superiore alla media sul totale nazionale del 22,1%) mentre solo il 6% (427 realtà) risulta guidata da giovani under 35, una quota inferiore alla media nazionale dell’8,9%.
Quanto alle imprese giovanili, i tassi di presenza più elevati si riscontrano nelle regioni del Mezzogiorno con (ancora una volta) la Calabria in testa (con il 12,7% di imprese giovanili sul totale delle balneari) seguita da Basilicata (9,1%), Sicilia (8,4%) e Campania 8,1%).