Cercavano dei tonni e, invece, ecco uno squalo.
E' successo a tre finalesi che nella giornata di domenica scorsa, 24 luglio, in un'uscita di pesca a drifting (eseguita con ami che non lesionano gli organi delle prede) a bordo di un'imbarcazione al largo di Finale una volta tirato a sé l'amo hanno scorto un'insolita presenza.
Il risultato? Decisamente non quello sperato perché all'amo non aveva abboccato ciò che speravano Mattia, Gabriele e Mattia, bensì un alopias vulpinus lungo circa 3 metri e mezzo e pesante un'ottantina di chilogrammi (secondo una stima approssimativa), liberato poi immediatamente.
Si tratta di un animale chiaramente riconoscibile dalla tipica coda, con la quale è solito stordire e sopraffare le prede, abitante di acque tropicali e frequentatore di profondità che raggiungono fino a 400 metri, ma abituato ad alcune apparizioni in superficie man mano che si avvicina alla costa.
I bagnanti possono però stare tranquilli: l'animale, il più grande tra le specie appartenenti al genere Alopias, non è solito attaccare l'uomo, dal quale tende a rimanere a distanza, a meno che non sia ferito. Nella letteratura sono infatti quasi nulli gli attacchi di questa specie all'umano.
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